La presa del potere
27 Gennaio 2019Il sistema periodico
27 Gennaio 2019
Questo scrittore e intellettuale nato a Siracusa nel 1908, ma vissuto poi a Firenze e Milano, scrisse tra l’altro, lantologia Americana nel 1941, Uomini e no nel 1945, diresse le riviste Politecnico” (che inizia le pubblicazioni nel 1945) e Menabò” con Calvino (1959-1967), morì a Milano nel 1966.
Conversazione in Sicilia – incipit
Io ero, quell’inverno , in preda ad astratti furori. Non dirò quali, non di questo mi son messo a raccontare. Ma bisogna dica ch’erano astratti, non eroici, non vivi; furori, in qualche modo, per il genere umano perduto. Da molto tempo questo, ed ero col capo chino. Vedevo manifesti di giornali squillanti e chinavo il capo; vedevo amici, per un’ora, due ore, e stavo con loro senza dire una parola, chinavo il capo;
e avevo una ragazza o moglie che mi aspettava ma neanche con lei dicevo una parola, anche con lei chinavo il capo. Pioveva intanto e passavano i giorni, i mesi, e io avevo le scarpe rotte, l’acqua che mi entrava nelle scarpe, e non vi era più altro che questo: pioggia, massacri sui manifesti dei giornali, e acqua nelle mie scarpe rotte, muti amici, la vita in me come un sordo sogno, e non speranza, quiete.
Questo era il terribile: la quiete nella non speranza. Credere il genere umano perduto e non aver febbre di fare qualcosa in contrario, voglia di perdermi, ad esempio, con lui.” Ero agitato da astratti furori, non nel sangue, ed ero quieto, non avevo voglia di nulla. Non mi importava che la mia ragazza mi aspettasse; raggiungerla o no, o sfogliare un dizionario era per me lo stesso; e uscire a vedere gli amici, gli altri, o restare in casa era per me lo stesso.
Ero quieto; ero come se non avessi mai avuto un giorno di vita, né mai saputo cosa significa esser felici, come se non avessi nulla da dire, da affermare, negare, nulla di mio da mettere in gioco, e nulla da ascoltare, da dare e nessuna disposizione a ricevere, e come se mai in tutti i miei anni di esistenza avessi mangiato pane, bevuto vino, o bevuto caffé, mai stato a letto con una ragazza, mai avuto dei figli, mai preso a pugni qualcuno, o non credessi tutto questo possibile, come se mai avessi avuto un’infanzia in Sicilia tra i fichidindia e lo zolfo, nelle montagne;
ma mi agitavo entro di me per astratti furori, e pensavo il genere umano perduto, chinavo il capo, e pioveva, non dicevo una parola agli amici, e l’acqua mi entrava nelle scarpe.”
da Conversazione in Sicilia
Nei capitoli successivi inizia il viaggio in treno di Silvestro, il quale incontra un personaggio, chiamato Gran Lombardo, in realtà un siciliano, chiamato così per antiche origini normanne, che condensa in poche parole le tensioni dell’epoca:
Credo che l’uomo sia maturo per altro, – disse – Non soltanto per non rubare, non uccidere, eccetera, e per essere buon cittadino… Credo che sia maturo per altro, per nuovi, per altri doveri. E’ questo che si sente, io credo, la mancanza di altri doveri, altre cose, da compiere… Cose da fare per la nostra coscienza in un senso nuovo.
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