ITALO CALVINO – vita, opere
2 Agosto 2016L’inadeguatezza culturale del ministro Giannini – di Enrico Maranzana
9 Agosto 2016Si tratta di un’opera molto originale in cui, con toni ironici, ma anche persuasivi, l’autore affronta l’insolito tema della Follia. Egli sostiene che essa sarebbe la vera dominatrice dell’intera civiltà, ma anche dell’esistenza di ciascun uomo. La Follia viene allegoricamente rappresentata come una dea in vesti di donna. Essa è molto scettica e critica nei confronti di tutte le classi sociali, ma anche nei confronti delle divinità stesse. L’opera si apre con l’apparizione della Follia che rivolge la parola ad un pubblico, che viene inteso come simbolo dell’intera umanità. La Follia spiega il proprio nome, la propria stirpe(è figlia di Pluto, dio della ricchezza e di Neotete, ninfa della giovinezza. E’ stata allattata da altre due ninfe, l’Ebrezza e L’Ignoranza e oltre tutto è figlia illegittima, nata non da un legittimo matrimonio, ma da un semplice abbraccio amoroso) e il luogo di nascita. Inizia poi ad esporre i propri benefici verso l’umanità: ad esempio la vita, ottenuta attraverso la follia della sensualità; il matrimonio, che tutti eviterebbero a mente fredda; il parto: le donne hanno bisogno di pazzia per dimenticarsi dei dolori che hanno provato. Descrive poi i benefici in riferimento alle età della vita: è lei che rende la giovinezza piacevole e gradita a tutti; parla anche delle divinità dell’Olimpo omerico, dimostrando che gli dèi più amati e apprezzati sono i più superficiali e meno seriosi. Ritorna di nuovo a parlare degli uomini, ricordando l’incapacità della ragione di tener testa alle passioni, per esaltare poi la follia della donna, che è ciò che la rende gradita e indispensabile all’uomo. La Follia descrive altri piaceri presenti nella vita umana, come il vino, i banchetti, l’amicizia, per dimostrare che essi sono piacevoli perché presuppongono la presenza della pazzia. Anche la saggezza rientra tra i valori che dipendono dalla follia, se la si vuole intendere come esperienza, perché solo i folli hanno abbastanzaza spirito d’iniziativa per farsela. La Follia continua il suo discorso e ora vuole dimostrare i propri meriti partendo dalla durezza della condizione umana: gli uomini possono sopravvivere soltanto mettendo da parte i propri mali, ma solo la follia consente loro di farlo. La Follia sostiene anche che, tra gli uomini stessi, i più felici sono i pazzi, perché liberi da ogni timore e paura della morte. La pazzia piacevole non va però confusa con quella violenta e il furore. L’intera vita umana appare un gioco, uno spettacolo comico e divertente per gli dèi che la osservano dall’Olimpo. Dopo aver trattato dell’Amor Proprio individuale, la Follia ricorda che la felicità non consiste nelle cose, bensì nelle opinioni ed esalta i propri meriti. Incomincia poi la satira degli uomini di cultura e subito dopo è la volta dei monaci. Nell’ultima parte il testo si concentra sulla realizzazione di un esame critico degli abusi della dottrina cattolica e di alcune pratiche corrotte della Chiesa Cattolica Romana. La posizione critica si estende però solo ai religiosi, senza tuttavia risparmiare nessuno, dagli ordini mendicanti ai pontefici e mai a Dio, che è l’unico essere perfetto e che, nella sua perfezione, ha in sé anche un pizzico di follia. La Follia conclusa la dimostrazione “razionale” dei proprio meriti, inizia quella “per autorità”, facendo riferimento a testi prestigiosi dell’antichità e alla stessa Bibbia per trovarvi conferme del proprio valore. Viene cosi ripercorsa tutta la tradizione ebraica e cristiana di condanna dell’orgogliosa sapienza, disubbidiente al volere di Dio ed alla folle promessa di salvezza attraverso la croce, in un difficile equilibrio fra ironia ed autentico misticismo. Erasmo offre esempi del proprio metodo filosofico-retorico di interpretazione della Scrittura, contrapponendolo a quello scolastico. Nel finale Erasmo riprende la dottrina platonica dell’opposizione tra mondo dell’apparenza sensibile e vero essere sovrasensibile, conciliandola con la tradizione mistica cristiana. La Follia conclude quindi il suo elogio dicendosi “dimenticata di quello che ha appena detto” ed invitando gli ascoltatori stessi a scordare l’orazione, spronandoli piuttosto ad applaudire, vivere e bere.
COMMENTO :
L’ “Elogio della follia” è un’opera moderna, scritta nel 1509 e pubblicata per la prima volta nel 1511; è un saggio di grande valore ancora oggi, considerato quale uno degli scritti più influenti della civiltà occidentale e uno fra i catalizzatori della Riforma protestante. Erasmo lo ha dedicato all’amico Tommaso Moro, tanto che nella dedica a questo sottolinea il carattere satireggiante di quell’opera nata in un periodo di malattia ed ozio forzato. Il fine ultimo del componimento non era la diffusione, tanto che infatti una prima versione fu pubblicata, piena di errori e mancante di una parte, in Francia dagli amici ai quali lo stesso autore aveva fatto leggere l’inizio affinché – come da questo affermato: ” maggiore allegria ne venisse dal ridere in compagnia” . In quest’opera si esprime la ricerca di un’autenticità umana, unica possibile fonte di tolleranza e di pacifica convivenza fra gli uomini.
Non posso negare di aver trovato un pò di difficoltà nel leggere il testo, ma leggere l’introduzione, le premesse, le varie note, la dedica a Tommaso Moro mi ha aiutato molto a capire l’opera di cui ho appena parlato. L’ho trovata interessante e consiglio la lettura.