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19 Giugno 2013Daniele Sammartino racconta il finale del romanzo “Il mastino dei Baskerville” di Arthur Conan Doyle al punto di vista di Stapleton, immaginando che egli sia riuscito a fuggire dalla palude
Racconto il finale del romanzo “Il mastino dei Baskerville” dal punto di vista di Stapleton, immaginando che egli sia riuscito a fuggire dalla palude.
Svolgimento
Il mastino fallì. Il mio ingegnoso piano venne rovinato da un’insulsa coppia di investigatori londinesi.
Progettai tutto nei minimi particolari, ma nessun dettaglio venne tralasciato da Holmes, e neanche da quel ficcanaso del suo amico Watson.
Mi costrinsero ad una fuga imprescindibile. Corsi nella buia brughiera in cerca di salvezza e con la convinzione di raggiungere la vicina palude di Grimpen. La paura stava prendendo il sopravvento su di me. Corsi all’impazzata, e ogni volta che la stanchezza mi attanagliava, pensavo alla forca, alla dolcezza della morte e alla corda ruvida che avrebbe potuto avvolgermi il collo. Ma la speranza è l’ultima a morire, ed è un grande alleato nelle situazioni complesse e apparentemente irrisolvibili. In circostanze come questa bisogna pensare, ma non troppo; infatti il pensiero può tradire e l’irrazionalità aiutare e viceversa. Ecco perché il Creatore ce li ha forniti entrambi, ma non amo parlar di Dio, dopotutto sono un peccatore, no?
Tutto era tenebroso e ostile e, passo dopo passo, il velo nebbioso mi avvolse. Era la serata perfetta per dileguarsi e almeno madre natura si schierò dalla mia parte, mostrandomi la sua immensa magnanimità. Stavo morendo di freddo, non ce la facevo più. Mi persi, ma non mi scoraggiai, anzi continuai a correre ininterrottamente verso la meta predisposta. Dovevo andare dritto, sempre dritto, sempre dritto.
Ero angosciato. Ero terribilmente solo in una brughiera surreale, tutta uguale. Capii come può sentirsi un disgraziato nel deserto del Sahara, in cerca di un’oasi che non sia un miraggio.
Tutto a un tratto, la palude era a un passo da me, ma mi assalì un dubbio. Forse quegli acquitrini mi avrebbero ucciso, mi avrebbero fatto assaporare una fine lenta e agonica. Non sapevo cosa fare, ma sicuramente quel vecchio segugio di Holmes mi era alle costole. Mi addentrai nella palude di Grimpen, spinto dallo spirito di sopravvivenza, che guida tutti gli uomini nei momenti difficili della loro vita. Conoscevo bene quegli acquitrini, ma quella sera, tutto sembrava diverso. Camminai alla cieca, fino a che uno dei miei piedi sprofondò in quella fottuta melma assassina. Persi una scarpa, ma riuscii a salvarmi, aggrappandomi a un arbusto sporgente. Alzai la testa, e vidi la Luna spuntare dietro le nubi. La nebbia si stava dissolvendo.
Continuai a camminare imperterrito. Riconobbi il percorso da me tracciato con dei paletti di legno. Lo utilizzavo spesso per entrare nella palude al fine di dar da mangiare al mastino.
Dopo ore di cammino, ero in salvo. Dovetti, però, abbandonar l’Inghilterra dato che era troppo pericoloso rimanerci. Così, m’imbarcai su una nave commerciale diretta in Sud America, precisamente in Brasile.
L’eredità della famiglia Baskerville mi sfuggì dalle mani, ma ormai è inutile piangere sul latte versato.
Tu, caro lettore, conosci la mia sciagurata storia. Non mi rimangono che una bottiglia di Whisky, una sedia e una corda, poiché la giustizia fa sempre il suo corso.
Stapleton
Daniele Sammartino