Amelia Vavalli
27 Gennaio 2019Giovanni Boldini
27 Gennaio 2019Recentemente si è sostituta la facoltà di pedagogia con le scienze dell’educazione, causando però un frazionamento (a causa dei diversi approcci epistemologici, dei medici, psicologi, sociologi, pedagogisti, ecc….), per cui non c’è una visione condivisa dell’educazione, di che cos’è l’educazione.
Recuperando quello che hanno scritto alcuni studiosi all’inizio del novecento, si arriva alla conclusione che ha senso ancora oggi, perché la pedagogia ha proprio questa valenza: capire cos’è l’educazione.
Giovanni Gentile nel 1915 pubblica il Sommario di pedagogia si oppone alla prospettiva positivista, per recuperare una prospettiva filosofica, segnalando la insufficienza delle scienze umane (psicologia, sociologia, ecc..) per spiegare chi è l’uomo.
Nel 1930 sulla rivista francese Esprit gli intellettuali si ripropongono di recuperare la complementarietà di scienza a filosofia per spiegare la realtà dell’uomo attraverso la Filosofia della Persona.
Questi sono i presupposti che rendono ancora utile e importante, insostituibile, la funzione della pedagogia, all’interno delle scienze dell’educazione, che corrono il rischio di essere altrimenti troppo settoriali.
Del resto, la pedagogia è una scienza pratica. Si parte dalla programmazione per obiettivi, le varie metodologie (lezione frontale, cooperative-learning, ecc…), controllando criticamente quello che si fa. Da qui poi si arriva a chiedersi il perché di un metodo invece di un altro. Da qui riusciamo a capire che quello che noi facciamo si basa su una teoria dell’apprendimento, e la teoria dell’apprendimento si basa su una antropologia di riferimento.