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27 Maggio 2025ITALIANO Traccia ufficiale della prima prova scritta dell’Esame di Stato 2018 (Tipologia B ambito artistico-letterario)
tracce elaborate dal ministero UGUALI PER OGNI TIPO DI INDIRIZZO SCOLASTICO!!!
Testo integrale della traccia ufficiale per la Tipologia B – “Saggio breve” o “Articolo di giornale” , con riferimento all’ambito artistico-letterario , relativo alla prima prova scritta dell’Esame di Stato 2018 :
📝TIPOLOGIA B – REDAZIONE DI UN “SAGGIO BREVE” O DI UN “ARTICOLO DI GIORNALE”
Scegli uno dei quattro ambiti proposti e sviluppa il relativo argomento in forma di «saggio breve» o di «articolo di giornale» , utilizzando, in tutto o in parte, e nei modi che ritieni opportuni, i documenti e i dati forniti.
Se scegli la forma del «saggio breve» , argomenta la tua trattazione, anche con opportuni riferimenti alle tue conoscenze ed esperienze di studio. Premetti al saggio un titolo coerente e, se vuoi, suddividilo in paragrafi.
Se scegli la forma dell’«articolo di giornale» , indica il titolo dell’articolo e il tipo di giornale sul quale pensi che l’articolo debba essere pubblicato.
Per entrambe le forme di scrittura non superare cinque colonne di metà di foglio protocollo .
1. AMBITO ARTISTICO – LETTERARIO
ARGOMENTO: I diversi volti della solitudine nell’arte e nella letteratura.
DOCUMENTI
Edward Hopper , Automat (Tavola calda), olio su tela, 1927, Des Moines, Des Moines Art Center
Giovanni Fattori , Tramonto sul mare , olio su tavola, 1894-1900, Firenze, Galleria d’Arte Moderna
Edvard Munch , Sera sul viale Karl Johan , olio su tela, 1892, Bergen, Collezione Rasmus Meyer / Museo d’arte di Bergen
«Mi sembra che potrò facilmente dimostrare la felicità dell’esser solo, se insieme additerò gli svantaggi e gl’inconvenienti del trovarsi in molti, passando in rassegna le azioni degli uomini che questa vita (la solitaria) rende amanti della pace e tranquilli, quella violenti, preoccupati, affannosi. Uno è infatti il fondamento di tutto ciò: questa vita si basa su di un ozio sereno, quella su di una triste attività. […] dimmi, o padre, quanto valuti tu questi beni che sono alla portata di tutti: vivere come vuoi, andare dove vuoi, stare dove vuoi, […] in ogni stagione essere padrone di te, e, dovunque ti trovi, vivere con te stesso, lontano dai mali, lontano dall’esempio dei cattivi, senza essere spinto, urtato, influenzato, incalzato; senza essere trascinato a un banchetto mentre preferiresti aver fame, costretto a parlare mentre brameresti star zitto, o salutato in un momento inopportuno, o afferrato e trattenuto agli angoli delle strade […]. Frattanto, stare come in un posto di vedetta, osservando ai tuoi piedi le vicende e gli affanni degli uomini, e vedere ogni cosa – e particolarmente te stesso – passare con tutto l’universo; […] dimenticare così gli autori di tutti i mali che ci sono accanto, talvolta anche noi stessi, e spinger l’animo tra le cose celesti innalzandolo al di sopra di sé […]. È questo un frutto – e non è l’ultimo – della vita solitaria: chi non l’ha gustato non l’intende.»
Francesco PETRARCA , La vita solitaria , in Opere latine di Francesco Petrarca ,
a cura di A. Bufano, UTET, Torino 1975 (traduzione italiana dell’opera
De vita solitaria , composta fra il 1346 e il 1366 ca.)
«La solitudine non è mai con voi; è sempre senza di voi, e soltanto possibile con un estraneo attorno: luogo o persona che sia, che del tutto vi ignorino, che del tutto voi ignoriate, così che la vostra volontà e il vostro sentimento restino sospesi e smarriti in un’incertezza angosciosa e, cessando ogni affermazione di voi, cessi l’intimità stessa della vostra coscienza. La vera solitudine è in un luogo che vive per sé e che per voi non ha traccia né voce, e dove dunque l’estraneo siete voi.»
Luigi PIRANDELLO , Uno, nessuno e centomila , Mondadori, Milano 1987 (prima ed. 1926)
Salvatore QUASIMODO
Ed è subito sera
Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.
Salvatore QUASIMODO , Poesie e discorsi sulla poesia , Mondadori, Milano 1971 (prima ed. 1930)
Emily DICKINSON
Piccoli canti 1695
Ha una sua solitudine lo spazio,
solitudine il mare
e solitudine la morte – eppure
tutte queste son folla
in confronto a quel punto più profondo,
segretezza polare
che è un’anima al cospetto di se stessa –
infinità finita.
Emily DICKINSON , Tutte le poesie , a cura di M. Bulgheroni, Mondadori, Milano 1997 (prima ed. originale 1914)
Alda MERINI
S’anche ti lascerò per breve tempo,
solitudine mia, se mi trascina
l’amore, tornerò, stanne pur certa;
i sentimenti cedono, tu resti. […]
Alda MERINI , La presenza di Orfeo , libri Scheiwiller, Milano 1999 (prima ed. 1953)
📝SVOLGIMENTO
saggio breve conforme alla traccia ufficiale della prima prova dell’Esame di Stato 2018 , relativo all’ambito artistico-letterario con il tema: “I diversi volti della solitudine nell’arte e nella letteratura” .
Il silenzio che parla: la solitudine tra arte e poesia
Introduzione
La solitudine è una condizione umana universale, talvolta temuta, altre volte ricercata. Essa si presenta in forme diverse: può essere scelta o subita, liberatoria o opprimente, fisica o spirituale. L’arte e la letteratura hanno spesso dato voce a questa dimensione esistenziale, rappresentandola attraverso immagini suggestive e parole profonde. In questo saggio analizzerò alcuni esempi tratti da opere pittoriche e poetiche, per riflettere su come la solitudine abbia assunto significati molteplici e complessi nel corso del tempo.
La solitudine come rifugio spirituale
Francesco Petrarca, nel De vita solitaria , celebra la solitudine come condizione ideale per chi cerca pace interiore e libertà dal caos del mondo. Egli descrive la vita solitaria come un’esistenza dominata dall’ozio sereno, lontano dagli affanni e dalle pressioni sociali. Vivere “con se stessi”, liberi da vincoli esterni, permette di elevarsi spiritualmente e di osservare la realtà con distacco critico. Questa visione idealizzata della solitudine è affine al concetto di otium romano, ovvero un riposo costruttivo dedicato alla riflessione e alla crescita intellettuale.
In ambito artistico, opere come Automat di Edward Hopper sembrano catturare questa forma di solitudine contemplativa. Il dipinto mostra una donna sola in un bar deserto: nonostante l’apparente isolamento, si percepisce una sorta di intimità, come se quel momento fosse scelto e non subìto.
Edward Hopper , Automat (Tavola calda), olio su tela, 1927, Des Moines, Des Moines Art Center
La solitudine come estraneità
Al contrario, Luigi Pirandello coglie nella solitudine una dimensione alienante. Nella sua opera Uno, nessuno e centomila , la solitudine nasce quando ci si sente estranei al mondo circostante e, paradossalmente, anche a sé stessi. È una solitudine dolorosa, fatta di smarrimento e di incertezza identitaria. In questi casi, il luogo o le persone intorno ignorano l’individuo, che si sente sospeso in uno stato di vuoto esistenziale.
Questa idea si ritrova anche nell’opera di Edvard Munch, Sera sul viale Karl Johan , dove una figura umana cammina solitaria per strada, circondata da una folla indifferente. La solitudine qui non è solo fisica, ma emotiva e psicologica.
Edvard Munch , Sera sul viale Karl Johan , olio su tela, 1892, Bergen, Collezione Rasmus Meyer / Museo d’arte di Bergen
La solitudine come incontro con sé stessi
Salvatore Quasimodo, nella poesia Ed è subito sera , trasforma la solitudine in un momento di incontro con l’anima. Il tramonto diventa simbolo di una fine imminente, ma anche di un’intima rivelazione. La solitudine appare così come un passaggio necessario per comprendere sé stessi e il senso dell’esistenza.
Emily Dickinson, poetessa americana, esplora invece la solitudine come luogo interiore. La sua poesia Piccoli canti 1695 confronta la solitudine con lo spazio, il mare e la morte, ma conclude che essa è qualcosa di ancora più profondo: è l’anima che si trova davanti a sé stessa, in un rapporto infinito e finito insieme.
Conclusione
Dai versi di Petrarca alle tele di Hopper, dalla prosa di Pirandello alle poesie di Quasimodo e Dickinson, emerge un quadro variegato della solitudine. Essa non è mai uguale a sé stessa: può essere rifugio, estraniamento, introspezione. Ma, soprattutto, è sempre un riflesso della complessità dell’animo umano. Riconoscere e accettare la solitudine, nelle sue molteplici forme, è forse uno dei modi più autentici per comprendere la propria identità e il proprio posto nel mondo.