Paolo Gulisano
27 Gennaio 2019Il compagno di Cesare Pavese scheda libro
27 Gennaio 2019
Titolo: Il ritratto di Dorian Gray
Autore: O. Wilde
Editore: Garzanti (1980)
Anno di pubblicazione: 1890
Genere letterario: romanzo
Dorian Gray è il protagonista di questo celeberrimo capolavoro del decadentismo opera di Oscar Wilde. Dorian è un giovane bellissimo, rispettato esponente dell’alta società inglese della seconda metà del XIX secolo. Reso vanitoso da Basil Hallward, l’autore del suo ritratto, e convinto dal cinico e maligno amico Lord Henry Wotton che la bellezza esteriore è l’unica cosa che conta davvero nella vita di un uomo, si trova a pregare affinché sia il suo meraviglioso ritratto ad invecchiare, imbruttire e portare i segni della corruzione, della malvagità e dei peccati dell’anima, al posto suo. Tale perversa preghiera viene magicamente esaudita (forse dal diavolo) e ad ogni cattiveria di Dorian sul bel volto dipinto compare una ruga, oppure una smorfia di perfidia arriccia la bocca scarlatta, o ancora una luce d’odio vela gli occhi splendidamente azzurri.
Il ritratto diventa lo specchio dell’anima di Dorian, un oggetto da nascondere.
Così mentre il bellissimo e reale Dorian vive una vita malvagia e amorale, alla continua ricerca di nuove sensazioni, di nuovi piaceri, la tela nascosta porta il peso dei suoi peccati.
Il romanzo culmina con il delitto più grave, l’assassinio di Basil, l’autore del ritratto, che aveva visto la tela così terribilmente mutata dagli orrori della vita di Dorian.
Quest’ultimo spaventato dal suo stesso reato e terrorizzato dal ritratto (cioè dal vero se stesso), accoltella la tela nella speranza di cancellare il suo passato; ma invece di distruggere il quadro è lui in persona a morire. E proprio in questo attimo i due Dorian si scambiano: quello reale assume l’aspetto invecchiato e imbruttito che si era guadagnato vivendo, mentre quello ritratto torna giovane e bello come era stato dipinto originariamente.
Il tema più importante di questo romanzo, da cui dipendono tutti gli altri, è quello del doppio.
Anche qui, come nel romanzo di Stevenson, è fondamentale il conflitto tra bene e male, e il concetto che l’anima lascia sul corpo la sua indelebile impronta; in questo caso però, il discorso è più complicato e agisce su piani diversi. Mentre il dottor Jekyll e il signor Hyde impersonando il bene e il male costituiscono due entità anche fisicamente differenti e ben identificabili, Dorian maschera la sua malvagità, che si mostra con evidenza solo a lui nei momenti in cui osserva il ritratto, magico specchio della sua anima.
Dorian è dunque in un certo senso diviso tra bene e male; ma la sua dualità si manifesta anche sotto altri aspetti, di cui i due che mi sembrano più significativi hanno in comune l’essenziale tema della contrapposizione tra arte e vita reale (tema frequentissimo nel decadentismo). E’ evidente che tra Dorian uomo e Dorian ritratto quello dei due legato all’arte sia quello dipinto sulla tela; è anche vero, però, che è il quadro a vivere realmente, in quanto cambia, si trasforma, cresce e invecchia, mentre il Dorian in carne ed ossa è congelato nel suo magnifico aspetto proprio come se fosse un’opera d’arte. A questo punto prendo in considerazione due agenti esterni, due personaggi che simboleggiano e alimentano i due poli del conflitto interiore che come abbiamo visto divide Dorian, l’arte e la vita: sono i due migliori amici di Dorian, Basil Hallward, il pittore, che in quanto tale rappresenta l’arte, e il cinico e amorale Lord Henry Wotton, il cattivo consigliere, che seduce e convince il protagonista con le sue teorie sulla vita (e per questo si può dire che rappresenti la vita vera); la questione non è però così semplice, infatti i ruoli si scambiano anche in questo caso: il cattivo consigliere agisce sul Dorian uomo per renderlo un’opera d’arte (è infatti lui a convincerlo che la giovinezza e la bellezza sono le uniche cose importanti); il pittore, l’artista, invece trasfonde nella sua opera, nel ritratto di Dorian, parte della sua visione della vita e della sua moralità; ed è infatti il ritratto ad essere in un certo senso vivo (come ho già spiegato in precedenza).
Per concludere il tema del contrasto tra arte e vita, riporto ora un esempio. Quando Sybil si suicida perché rifiutata malamente da Dorian, quest’ultimo è mosso da due spinte: all’inizio si dispera (ripensando anche alla smorfia di perfidia assunta dal ritratto la notte appena scorsa), ma poi Henry lo convince a vivere quest’esperienza come una magnifica tragedia, come la conclusione di un’opera d’arte.
Alcuni degli altri temi trattati in questo romanzo sono propri del decadentismo: il superominismo, l’amoralità, la ricerca della felicità attraverso la sperimentazione di sensazioni nuove, lo snobismo elitario e la contrapposizione tra grossolanità ed eleganza, l’estetismo.
Mi è piaciuto moltissimo leggere questo libro e cercare di individuare come il tema del doppio sia intrecciato col romanzo, e in che modo si rifletta sui personaggi. Inoltre gli aforismi di Lord Henry mi hanno divertito molto per la loro acutezza, intelligenza e persino per il loro cinismo. Essi risultano davvero efficaci e seducenti, tanto che in certi momenti le sue teorie amorali mi avrebbero forse convinto, come il povero Dorian, se non avessi già in qualche modo conosciuto la storia del romanzo e la sua morale. Leggendo l’introduzione, ho scoperto che questo libro, quando fu pubblicato, fece molto scalpore e scandalo perché sembrò che volesse teorizzare la supremazia o la giustificazione dell’amoralità. Mi domando però come i lettori del tempo poterono non accorgersi che il personaggio di lord Henry – con il suo cinismo e il suo modo provocatorio di pensare- rappresenta la seduzione del male, dal momento che conduce il protagonista a una terribile esperienza e morte. Mi sembra dunque che Oscar Wilde, piuttosto che esaltare il sistema di valori di questo personaggio amorale, voglia condannarlo in quanto immorale” e che, attraverso la rappresentazione dell’ amoralità, l’autore impregni tutto il suo scritto di morale, di una morale terribile”, come disse lui stesso all’epoca.