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28 Dicembre 2019I versi 127-145 del Terzo Canto del Purgatorio di Dante Alighieri sono molto significativi, poiché descrivono l’incontro del poeta con l’anima di Manfredi, re di Sicilia e figlio dell’imperatore Federico II.
Dante e Virgilio camminano lungo il bordo del monte del Purgatorio, con Virgilio che spesso avverte Dante di prestare attenzione ai segni lungo il percorso. Un raggio di luce colpisce Dante, facendogli capire la presenza di un’anima.
Lì, non parlano, come ombre silenziose, perché la mente fatica a esprimere ciò che sentono tra le onde dei loro pensieri.
Dopo che Dante è stato ripreso da Virgilio per essersi distratto, ricomincia a concentrarsi sul suo desiderio di conoscere e comprende che le acque di fronte a lui sono come vetro. Non passa molto tempo prima che incontrino l’anima di Manfredi, che appare come un giovane dall’aspetto leggero e sereno.
Significato
Questi versi riflettono l’atmosfera sospesa e meditativa del Purgatorio, in contrasto con l’Inferno, che è pieno di movimento e rumore. La descrizione della luce che colpisce Dante e il suo dialogo silenzioso con Virgilio evocano il tema della ricerca della verità e della purificazione dell’anima, centrale nel Purgatorio.
Manfredi, che si rivela a Dante subito dopo questi versi, rappresenta un esempio di misericordia divina, poiché, nonostante la sua scomunica, riesce a trovare la via per la salvezza attraverso il pentimento e la grazia di Dio.
Questo incontro sottolinea il potere del perdono divino e la possibilità di redenzione per coloro che, anche in punto di morte, si rivolgono a Dio con sincero pentimento. La figura di Manfredi diventa così un simbolo di speranza per tutte le anime penitenti che aspirano alla salvezza.n
Se ’l pastor di Cosenza, che a la caccia di me fu messo per Clemente, allora avesse in Dio ben letta questa faccia, 126 |
Se il vescovo di Cosenza, che fu incaricato da papa Clemente IV di darmi la caccia (cioè di perseguitarmi anche dopo la morte), avesse interpretato correttamente la volontà di Dio, |
l’ossa del corpo mio saríeno ancora in co del ponte presso a Benevento, sotto la guardia de la grave mora. 129 |
allora le ossa del mio corpo sarebbero ancora vicino al ponte presso Benevento, sotto la protezione di un cumulo di pietre. |
Or le bagna la pioggia e move il vento di fuor dal regno, quasi lungo il Verde, dov’ei le trasmutò a lume spento. 132 |
Ora, invece, le mie ossa sono esposte alla pioggia e al vento, al di fuori del regno (del Regno di Napoli), quasi lungo il fiume Verde (probabilmente il Liri), dove egli (il vescovo) le fece trasferire furtivamente, senza luce (cioè di nascosto). |
Per lor maladizion sí non si perde, |
Ma la loro maledizione (quella papale) non è così potente da impedire che io possa tornare all’amore eterno di Dio, fintanto che ho ancora la speranza, rappresentata dal colore verde. |
Vero è che quale in contumacia more di Santa Chiesa, ancor ch’al fin si penta, star li convien da questa ripa in fuore, 138 |
È vero che chi muore in contumacia (cioè scomunicato) dalla Santa Chiesa, anche se alla fine si pente, deve restare fuori da questo luogo (il Purgatorio), |
per ogni tempo ch’elli è stato, trenta, in sua presunzion, se tal decreto piú corto per buon prieghi non diventa. 141 |
per un tempo pari a trenta volte il periodo in cui ha vissuto nella sua presunzione (cioè in stato di scomunica), a meno che il decreto non venga abbreviato da buone preghiere. |
Vedi oggimai se tu mi puoi far lieto, revelando a la mia buona Costanza come m’hai visto, e anche esto divieto; 144 ché qui per quei di lá molto s’avanza». |
Ora vedi se puoi rendermi felice, rivelando alla mia buona figlia Costanza (cioè sua figlia, la regina Costanza di Sicilia) come mi hai visto qui, e anche questo impedimento (la scomunica); poiché qui (nel Purgatorio) si avanza molto grazie alle preghiere di coloro che sono ancora vivi sulla Terra. |
Conclusione
Questi versi sono pronunciati da Manfredi, re di Sicilia, che Dante incontra nel Purgatorio. Manfredi racconta a Dante del suo destino dopo la morte, spiegando come il suo corpo sia stato profanato e gettato fuori dal territorio del regno, ma nonostante la scomunica, il suo pentimento gli ha permesso di accedere alla misericordia divina. Manfredi chiede infine a Dante di informare sua figlia Costanza della sua situazione, affinché lei possa pregare per lui e abbreviare così il suo tempo di permanenza nel Purgatorio.