ORDINANZA MINISTERIALE N.42 del 6 maggio 2011
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19 Gennaio 2019
Saggio breve o articolo di giornale
Ambito artistico-letterario
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REDAZIONE DI UN SAGGIO BREVE O ARTICOLO DI GIORNALE SUL TEMA “INTELLETTUALI E PUBBLICO NELL’ETÀ COMUNALE”
CONSEGNE
Sviluppa l’argomento scelto o in forma di saggio breve” o di articolo di giornale”, utilizzando i documenti e i dati che lo corredano e facendo riferimento alle tue conoscenze ed esperienze di studio.
Da’ un titolo alla tua trattazione.
Se scegli la forma del saggio breve”, indica la destinazione editoriale (rivista specialistica, relazione scolastica, rassegna di argomento culturale, altro).
Se scegli la forma dell’articolo di giornale, indica il tipo di giornale sul quale ipotizzi la pubblicazione (quotidiano, rivista divulgativa, giornale scolastico, altro).
Per analizzare l’argomento, puoi riferirti a circostanze immaginarle o reali (mostre, anniversari,
convegni o eventi di rilievo).
Non superare le quattro o cinque colonne di metà di foglio protocollo.
Intellettuali e pubblico nell’età comunale
da E. Savona, Intellettuali e pubblico nell’età comunale, D’Anna, Messina-Firenze 1979.
In effetti, il pubblico reale della letteratura dell’età comunale è costituito non da un generico «popolo», bensì da quel ceto borghese che si è affermato ai vertici dei Comune; e come la partecipazione alla pienezza della vita economico-sociale è decisamente limitata dalla partecipazione alla struttura corporativa dei modi di produzione1, così anche la vita culturale non è mai aperta a tutti, ma presenta delle limitazioni equivalenti altrettanto nettamente marcate.
Agli strati più bassi della popolazione, quelli che sono rimasti fuori sia dal processo di emancipazione sia da quello di acculturazione, non rimane che ripiegare sugli usuali canali di informazione: la pittura e la tradizione orale.
Nei rappresentanti più risentiti e attenti degli Intellettuali dell’età comunale permangono quegli spiriti aristocratici che, pur passati attraverso l’esperienza di decisa rottura con il passato operata almeno in alcuni settori dalla borghesia, limitano ulteriormente l’approccio alla cultura a una scelta rappresentanza di possibili lettori. In effetti, anche la nobiltà dell’animo, teoricamente raggiungibile da tutti, rimane in pratica patrimonio di pochi, anzi di pochissimi.
La civiltà comunale ha certamente formato un pubblico diverso, laico, di non specialisti della cultura, ma non »a saputo abbattere completamente certe distinzioni di classe, e conseguentemente di livelli culturali; così come il Comune non è stato «democratico».
Nota 1: La rivoluzione politica e sociale dei Comune fu settoriale e incompleta: il Comune rimase corporativo, non diventò mai democratico nel senso moderno della parola. La Partecipazione alla vita politica avveniva attraverso le Corporazioni, potenti associazioni delle arti e dei mestieri, da cui erano esclusi i lavoratori meno qualificati e i salariati.
Il volgare per i nobili: un’opinione di Dante
da Dante, Convivio, 1, 9;
Tornando dunque al principale proposito,1 dico che manifestamente si può vedere come lo latino averebbe a pochi dato lo suo beneficio2, ma3 lo volgare servirà veramente a molti. Ché4 la bontà5 de l’animo, la quale questo servigio attende,6 è7 in coloro che per malvagia disusanza8 del mondo hanno lasciata la litteratura a coloro9 che l’hanno fatta di donna meretrice;10 e questi nobil’11 sono principi, baroni, cavalieri, e molt’altra nobile gente, non solamente maschi ma femmine,12 che sono molti e molte in questa lingua,13 volgari14 e non litterati.
Note: 1 principale proposito: principale proposito è quello di esporre le ragioni per cui Dante ha scelto, anche nel commento delle canzoni, di usare il volgare.
2 lo latino … beneficio: il latino avrebbe trasmesso a pochi la sua utilità: I pochi sono i letterati europei di professione, che conoscevano il latino; si veda qual è il duro giudizio pronunciato da Dante al loro riguardo.
3 ma: mentre.
4 Ché: Perché: vale qui: infatti.
5 bontà: gentilezza, nobiltà.
6 la quale … attendo: la quale aspetta questo servizio (cioè di trarre vantaggio dalle spiegazioni dell’autore)
7 è: si trova
8 per disusanza: per un cattivo vizio
9 a coloro: i letterati
10 che meretrice: cha la hanno trasformata da signora in prostituta.
11 nobili: perché sensibili al fascino della letteratura; ma anche perché “principi, baroni. cavalieri”: segnati cioè da distinzione nobiliare di nascita. Si tratta di unambivalenza della posizione di Dante, favorevole al rinnovamento sociale determinato dalla recente borghesia ma sospettoso verso gli interessi materiali di questa. In ogni modo, l’aggiunta e moltaltra gente” intende includere tra i nobili, con generico riferimento, anche lettori di nascita borghese (e cfr. sotto “volgari”).
12 non solamente … ma femmine: si noti l’allargamento del pubblico anche da un punto di vista sessuale
13 in questa lingua: il volgare toscano
14 volgari: cioè appartenenti al volgo”, il popolo; insomma:borghesi
Un nuovo rapporto fra scrittore e pubblico
da E. Auerbach, Lingua letteraria e pubblico nella tarda antichità latina e nel Medioevo, Feltrinelli, Milano
Chi è il pubblico per la poesia di questo gruppo, dei gruppo del Dolce Stil Nuovo, come lo chiamò Dante, il più giovane di quei poeti? Non si può rispondere con precisione a questa domanda; con precisione molto maggiore si può mostrare come i poeti si immaginassero il pubblico at quale sì rivolgevano. Fin dal principio essi si rivolgono a una élite, alla élite del “cor gentile”, e fin dal principio cercano, facendo appello ai pochi e respingendo i molti, di creare questa élite e di darle coscienza di se stessa. Questo atteggiamento è rintracciabile già in Guido Guinizelli ed è molto forte nel Cavalcanti; molto accentuato è nella Vita nuova e nelle canzoni di Dante; si manifesta anche nel Convivio. […]
L’elaborazione completa del rapporto coi pubblico, così come nasceva dallo Stil Nuovo, appare per la prima volta nell’altra grande opera dantesca in lingua popolare, nella Commedia; per noi essa è soprattutto afferrabile nelle numerose apostrofi al lettore, che sono sparse per tutto il poema. Queste apostrofi al lettore si trovavano anche nella letteratura antica, per esempio in Ovidio e in Marziale; la tradizione continuò nella letteratura latina medievale, mentre nella letteratura in lingua popolare, come volevano le condizioni, l’appello al lettore era sostituito con l’appello all’ascoltatore. in tutti questi casi il rapporto coi pubblico che legge o ascolta contenuto nell’apostrofe serve a ricercarne la simpatia: l’autore vuole stimolare l’attenzione, guadagnarsi favore, plauso e fama; chiede anche indulgenza o ringrazia per la benevolenza accordatagli. […]
Ma intanto in età cristiana fra il parlante o lo scrivente e il suo destinatario si era formato un nuovo rapporto, nel quale non si chiedeva più favore, ma si esortava, si predicava e si insegnava. Questa urgenza dialettica ed agostiniana del rapporto fra l’autore e il suo destinatario (che appartiene a quello che abbiamo descritto come sermo humilis) [stile basso, quotidiano, realistico] si trova soltanto di rado e non molto fortemente elaborata negli scritti volgari anteriori a Dante a noi conservati.
Con una sorta di fraternità didattica e insieme drammatica Dante prende quasi per mano il lettore, mostrandogli i fenomeni; come un amico e un fratello, ma anche come un maestro e una guida verso uno scolaro: guarda con me, proprio in quel punto – là comincia a osservare, – vedi come sono le cose, e come andrebbe se esse fossero diverse. E poi, interrompendosi con autorità, rimanda l’allievo che ancora guarda con lui alla sua posizione di lettore: ora resta sul tuo banco, io devo continuare; vedi da te come puoi,trarre altro frutto dal mio insegnamento: ti ho indicato
la strada. Qui appare innanzi tutto l’occasione quasi drammatica in cui l’ammaestramento, un pezzo di scienza determinata, diventa un fatto. E poi la mescolanza, a suo modo unica, di fraternità e di autorità nel rapporto col lettore; il lettore è chiamato, impegnato e alla fine esortato a continuare da solo il cammino nella direzione indicata. E’ un passo relativamente pacato, come si è detto, benché anch’esso contenga un’immediatezza, un modo di legare il lettore al poema, che non si ritroverebbe nella letteratura precedente.