La strage di oltre 15.000 ufficiali polacchi, organizzata da Stalin nel 1940 e per decenni attribuita ai nazisti
Settembre 1939: la Polonia subisce una doppia invasione (dai nazisti a ovest, dai sovietici ad est) e lo sterminio della sua classe dirigente. Se i nazisti deportano nei campi di concentramento i professori universitari, Stalin e i suoi affidano allArmata Rossa il compito di imprigionare militari e poliziotti (quasi tutti gli ufficiali dell’esercito, provenienti dalla società civile, ma anche oltre 200.000 soldati di leva). Oltre 15.000 ufficiali, più qualche migliaio di soldati semplici, furono uccisi uno ad uno con un colpo alla nuca nel marzo 1940, attorno alla foresta di Katy?, (nell’attuale Bielorussia). Un massacro realizzato freddamente, in modo da poter controllare il Paese in futuro con facilità, che fu per decenni scaricato” sull’altrettanto sanguinario esercito del Terzo Reich. La verità si scoprì solo nel 1989, dopo la caduta dellUrss.
Con Katy?, il grande regista polacco Andrzej Wajda, che nella strage perse il padre ufficiale, rievoca non solo la dignità e il coraggio delle vittime, ma anche la tenacia nel cercare la verità e la speranza incrollabile delle donne che li aspettano a casa. Invano. Dopo la fine della guerra, quando la verità inizia ad emergere – e la tesi della strage nazista si dimostra falsa – superstiti e parenti devono decidere se proclamare la verità, pagando con la vita, o preferire il doloroso silenzio, per cercare di ricostruire dalle macerie un popolo.
Ma Katy?,, un film bellissimo (un anno fa candidato allOscar per il miglior film straniero) e da non perdere, è anche la testimonianza di un popolo orgoglioso delle proprie radici e saldo nella propria fede, con i militari polacchi che vanno incontro alla morte a testa alta e recitando il Padre Nostro mentre uomini stravolti da odio e ideologia li ammazzano come bestie.