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27 Gennaio 2019Confronto Filosofico tra la concezione della Condizione Umana in Leopardi e Schopenhauer
Introduzione
Giacomo Leopardi e Arthur Schopenhauer sono due figure centrali della filosofia e della letteratura del XIX secolo. Entrambi hanno esplorato profondamente la condizione umana, offrendo visioni che, pur diverse nei dettagli, condividono una profonda sfiducia nelle capacità dell’uomo di trovare felicità e significato nella vita. Questo articolo esamina le loro visioni della condizione umana, mettendo in luce le somiglianze e le differenze tra i due pensatori.
Leopardi: Il Pessimismo Cosmico
Giacomo Leopardi è noto per il suo pessimismo cosmico, una visione del mondo che vede la natura come indifferente, se non ostile, alla felicità umana. Leopardi ritiene che la natura, pur avendo creato l’uomo con il desiderio di felicità, non fornisce i mezzi per realizzarla. Questo paradosso è al centro della sua filosofia.
La Natura e l’Infelicità Umana
Leopardi vede la natura come una forza cieca e indifferente che non ha alcun interesse per il benessere umano. In opere come “Dialogo della Natura e di un Islandese”, Leopardi descrive la natura come una madre che, pur avendo creato l’uomo, non si preoccupa della sua felicità. Questa visione è ulteriormente sviluppata nel “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia”, dove Leopardi riflette sulla solitudine e sull’infelicità dell’uomo nell’universo.
La Noia e il Desiderio di Infinito
Uno dei temi centrali della filosofia di Leopardi è la noia, intesa come l’incapacità dell’uomo di trovare soddisfazione nelle attività quotidiane. Leopardi vede la noia come una conseguenza del desiderio umano di infinito, un desiderio che non può essere soddisfatto in un mondo finito. Questo desiderio insoddisfatto porta inevitabilmente all’infelicità.
Schopenhauer: Il Pessimismo Metafisico
Arthur Schopenhauer, come Leopardi, è un pessimista, ma il suo pessimismo è di natura metafisica. Schopenhauer vede la realtà come governata da una Volontà cieca e irrazionale che spinge tutti gli esseri viventi a lottare per l’esistenza. Questa lotta è la fonte di tutta la sofferenza umana.
La Volontà e la Sofferenza
In “Il mondo come volontà e rappresentazione”, Schopenhauer descrive la Volontà come una forza fondamentale che guida tutti gli esseri viventi. Questa Volontà è cieca e irrazionale, e la sua manifestazione nel mondo fenomenico porta inevitabilmente alla sofferenza. Schopenhauer vede la vita come una serie di desideri insoddisfatti, dove ogni desiderio soddisfatto è subito sostituito da un nuovo desiderio, creando un ciclo infinito di sofferenza.
La Negazione della Volontà
Schopenhauer propone una via d’uscita dalla sofferenza attraverso la negazione della Volontà. Questo può essere raggiunto attraverso l’ascesi, l’arte e la contemplazione estetica, che permettono all’individuo di trascendere la Volontà e trovare una sorta di pace interiore. Tuttavia, questa soluzione è accessibile solo a pochi e richiede un grande sforzo di autodisciplina.
Confronto tra Leopardi e Schopenhauer
Somiglianze
- Pessimismo: Entrambi i pensatori condividono una visione pessimistica della condizione umana, vedendo la vita come intrinsecamente infelice.
- Natura e Volontà: Leopardi vede la natura come indifferente alla felicità umana, mentre Schopenhauer vede la Volontà come una forza cieca che causa sofferenza. Entrambi vedono le forze che governano il mondo come ostili alla felicità umana.
- Desiderio Insoddisfatto: Entrambi riconoscono che il desiderio umano è insoddisfatto e che questa insoddisfazione è una fonte di infelicità.
Differenze
- Origine della Sofferenza: Leopardi attribuisce la sofferenza umana alla natura indifferente, mentre Schopenhauer la attribuisce alla Volontà cieca.
- Soluzioni Proposte: Leopardi non offre una soluzione concreta alla sofferenza umana, mentre Schopenhauer propone la negazione della Volontà come via d’uscita.
- Ruolo dell’Arte: Leopardi vede l’arte come una fonte di consolazione temporanea, mentre Schopenhauer vede l’arte come una via per trascendere la Volontà e trovare una pace duratura.
Conclusione
Leopardi e Schopenhauer offrono visioni profondamente pessimistiche della condizione umana, ma le loro analisi differiscono nelle origini della sofferenza e nelle soluzioni proposte. Entrambi, tuttavia, ci invitano a riflettere sulla natura della felicità e sul significato della vita in un mondo che sembra indifferente alle nostre aspirazioni. La loro filosofia rimane rilevante oggi, offrendo spunti di riflessione su temi universali come la sofferenza, il desiderio e la ricerca di significato.
Esercizi per gli Studenti
- Analisi Comparativa: Confronta la visione della natura in Leopardi con quella della Volontà in Schopenhauer. Quali sono le principali differenze e somiglianze?
- Riflessione Personale: Scrivi un breve saggio su come la visione pessimistica di Leopardi o Schopenhauer influenza la tua comprensione della condizione umana.
- Discussione di Gruppo: Organizza una discussione di gruppo sul tema del pessimismo in filosofia. Quali sono le implicazioni etiche e filosofiche di una visione pessimistica della vita?
- Studio delle Opere: Leggi e analizza un’opera di Leopardi (ad esempio, “Dialogo della Natura e di un Islandese”) e una di Schopenhauer (ad esempio, “Il mondo come volontà e rappresentazione”). Come queste opere riflettono le loro visioni filosofiche?
Riferimenti
- Leopardi, G. (1827). Operette morali.
- Schopenhauer, A. (1819). Il mondo come volontà e rappresentazione.
torna all’introduzione e indice della tesina La condizione umana in Leopardi di Alberto Bairati
Indice della Tesina – Esame di Stato II ciclo 2002
Alberto Bairati
- Giacomo Leopardi: la santificazione di un’esistenza
- Arthur Schopenhauer: tra dolore e noia
- Schopenhauer e Leopardi: confronto diretto
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