I cristiani e la cultura classica. Le componenti della cultura medievale
28 Dicembre 2019Primo canto Purgatorio vv 1-33
28 Dicembre 2019Questi versi costituiscono l’inizio del primo canto dell’Inferno, la prima cantica della Divina Commedia di Dante Alighieri.
In questa sezione, Dante introduce il lettore al suo viaggio allegorico, descrivendo la sua condizione iniziale di smarrimento spirituale e i primi ostacoli che incontra.
Analisi e commento:
- La selva oscura (vv. 1-12): Dante si trova in una selva oscura a metà della sua vita, simbolo dello smarrimento spirituale. La difficoltà nel descrivere questa condizione enfatizza la gravità della situazione. Il poeta ammette di non ricordare come vi sia entrato, suggerendo che il peccato può avvolgere una persona gradualmente e inconsapevolmente.
- L’incontro con il colle illuminato (vv. 13-18): Il colle illuminato dai raggi del sole (simbolo di Dio) rappresenta la speranza di salvezza. Questo contrasto tra l’oscurità della selva e la luce del colle illustra il conflitto tra peccato e redenzione.
- La paura e il sollievo (vv. 19-27): Dante descrive il sollievo provato alla vista del colle, paragonando la sua esperienza a quella di un naufrago che si volge a guardare il mare pericoloso da cui è scampato. Questo passaggio sottolinea la gravità del pericolo spirituale appena superato.
- Il tentativo di salita e le tre fiere (vv. 28-54): Dante inizia la salita del colle ma incontra tre ostacoli allegorici: la lonza (lussuria), il leone (superbia) e la lupa (avarizia, non menzionata in questi versi). Queste fiere rappresentano i peccati che impediscono all’uomo di raggiungere la salvezza.
- Simbologia temporale (vv. 37-43): Il riferimento all’ora del giorno e alla stagione (primavera) richiama la creazione del mondo e suggerisce un nuovo inizio spirituale per Dante.
Commento finale: Questi versi iniziali della Divina Commedia stabiliscono il tono e i temi principali dell’opera. Dante si presenta come un uomo smarrito spiritualmente, che cerca la redenzione. Il passaggio dalla selva oscura alla vista del colle illuminato simboleggia il percorso dall’ignoranza alla conoscenza, dal peccato alla virtù. Le tre fiere rappresentano gli ostacoli morali che l’umanità deve superare per raggiungere la salvezza. La ricca simbologia e il linguaggio allegorico di Dante creano un’opera che è sia profondamente personale che universalmente rilevante.
Testo dei versi 49-142 del Canto ventiseiesimo dell’Inferno di Dante e parafrasi
Testo di Dante
Nel mezzo del cammin di nostra vita Ahi quanto a dir qual era è cosa dura Tant’è amara che poco è più morte; Io non so ben ridir com’i’ v’intrai, Ma poi ch’i’ fui al piè d’un colle giunto, guardai in alto e vidi le sue spalle Allor fu la paura un poco queta, E come quei che con lena affannata, così l’animo mio, ch’ancor fuggiva, Poi ch’èi posato un poco il corpo lasso, Ed ecco, quasi al cominciar de l’erta, e non mi si partia dinanzi al volto, Temp’era dal principio del mattino, mosse di prima quelle cose belle; l’ora del tempo e la dolce stagione; |
Parafrasi
Parafrasi: A metà della mia vita mi ritrovai in una foresta oscura, avendo perso la retta via. È difficile descrivere quanto fosse selvaggia, aspra e impenetrabile questa foresta, che al solo pensiero rinnova in me la paura! È così amara che la morte lo è poco di più; ma per raccontare del bene che vi trovai, parlerò delle altre cose che vi ho visto. Non so bene spiegare come vi entrai, tanto ero assonnato nel momento in cui abbandonai la via della verità. Ma quando giunsi ai piedi di un colle, dove terminava quella valle che mi aveva riempito il cuore di paura, guardai in alto e vidi le sue pendici già illuminate dai raggi del sole, che guida gli uomini per ogni strada. Allora la paura si calmò un po’, quella paura che mi aveva oppresso il cuore durante la notte che avevo trascorso con tanta angoscia. E come chi, con respiro affannoso, uscito dal mare alla riva, si volta a guardare l’acqua pericolosa, così il mio animo, che ancora fuggiva, si volse indietro a osservare quel passaggio che non lasciò mai viva alcuna persona. Dopo aver riposato un po’ il corpo stanco, ripresi il cammino per la salita deserta, in modo che il piede fermo fosse sempre quello più in basso. Ed ecco, quasi all’inizio della salita, una lonza agile e molto veloce, che era coperta di pelo maculato; e non si allontanava dal mio viso, anzi ostacolava tanto il mio cammino che fui più volte sul punto di tornare indietro. Era l’inizio del mattino, e il sole saliva nel cielo con quelle stelle che erano con lui quando l’amore divino mise in moto per la prima volta quelle belle cose celesti; così che l’ora del giorno e la dolce stagione mi davano motivo di sperare bene riguardo a quella bestia dalla pelliccia variegata; ma non tanto da non farmi impaurire alla vista di un leone che mi apparve.
|