Suo padre, da bambino gli insegna la libertà del cuore, con le parole di Goethe: “sempre resistere alle forze contrarie, mai piegarsi, mostrarsi saldi, evoca l’aiuto della divinità”. Profondamente legato alla sua terra, si iscrive alla Gioventù Hitleriana. Il padre, convinto antinazista, lo lascia fare, sicuro che la retorica del regime si svelerà alla mente libera di Hans in tutta la sua assurdità. Infatti Hans cambia idea quando vede un vecchio professore selvaggiamente picchiato per le sue idee. Diventerà poi il trascinatore della “libertà di spirito”, l’ideatore di movimenti giovanili ostili al regime, di cui la Rosa Bianca fu l’ultimo, ma non l’unico. Davanti al boia ripeté i versi di Goethe imparati sin da bambino e urlò: “Viva la libertà, viva la Germania”
Sophie Scholl
Sorella di Hans, vissuta nell’ambiente stimolante di una famiglia in cui respira l’amore gratuito e il rispetto reciproco. Quando suo padre viene condannato alla prigione per quattro mesi per aver definito Hitler “flagello di Dio”, lei intona con il suo flauto, all’esterno della prigione, una canzone che suona “I pensieri sono liberi”. Sophie è giovane, ma determinata. Lo dimostrano le ultime parole prima di morire: “Che importa che io muoia, se migliaia e migliaia di persone vengono scosse e destate dal nostro agire?”
Cristoph Probst
agnostico, vissuto in una famiglia in cui, stranamente per l’epoca, c’era stata una separazione: la madre, una volta separata dal marito e padre di Cristoph, cambiava spesso convivente. Christoph, sposatosi presto, con tre figli a 23 anni, poche ore prima della morte chiese di essere battezzato. Tuttavia questo gesto non fu estemporaneo o frutto di una scelta consolatoria. Prima di essere catturato disse: “Di che cosa si occupa maggior parte della gente oggi? A loro tutto sembra importante, tranne l’unica cosa veramente importante: la domanda sul “senso della vita”!” La sua lunga ricerca religiosa, animata dalla frequentazione con i suoi amici, tutti credenti, giunse a compimento poco prima di essere ghigliottinato, donandogli una libertà altrimenti impensabile prima. Egli disse ad Hans e Sophie Scholl poco prima dell’esecuzione: “Tra pochi minuti ci ritroveremo nell’eternità”
Alexander Schmorell
Potremmo definirlo un ragazzo molto vivace intellettualmente, innamorato della Germania, patria del padre, e della Russia, patria della madre, da cui prese anche la profonda fede religiosa tradizionale russa: l’ortodossa. Poco prima di morire, in prigione, scrisse alla sua balia Natascha: “Ti stupirai forse se ti scrivo che dentro di me ogni giorno sono sempre più tranquillo, addirittura lieto e sereno e che il mio umore molte volte è migliore di quando ero libero. Come mai? Te lo voglio raccontare subito: tutta questa grave sventura era necessaria perché raggiungessi la retta via |…|. Infatti, cosa sapevo fino ad oggi della fede, della vera , profonda fede, della verità, di quell’ultima e unica verità, di Dio? Molto poco!”
Kurt Huber
è un professore di filosofia, studioso di Leibniz, incuriosito dall’acume intellettuale dei giovani studenti della Rosa Bianca, si comporta come forse si dovrebbe comportare ogni professore, attento ad imparare dai giovani, perché questo è il vero modo per insegnare. Si coinvolge fino in fondo nelle iniziative della Rosa Bianca, fino a contribuire alla stesura dei volantini, anche se sa che questo per lui, che è padre di famiglia, è troppo pericoloso. Egli, in carcere, scriverà questo testo: “Cosa sarebbe l’uomo se il male non lo sfiorasse duramente, se egli, sconvolto dalla sofferenza, comunque non maturasse nel bene? Non sarebbe uomo, sarebbe in balia della natura. Imparando dal male percepisce piano piano la traccia di Dio”
Willi Graf
cattolico, partecipa con i suoi amici a molti gruppi cattolici dissidenti. Ad un certo punto qualcuno lo invita ad usare un altro metodo di lotta, quello appunto di questi gruppi, meno diretto, puntato sulle discussioni clandestine, aspettando che le cose si sistemino un po’, perché effettivamente scrivere volantini di dissenso, come facevano i ragazzi della Rosa Bianca, lo mette a rischio della vita. Ma Willi non cede, e riesce, grazie alle sue conoscenze, a far conoscere il testo dei volantini della Rosa bianca anche fuori da Monaco. Ma poi, quando Hans e Sophie saranno scoperti nell’atrio dell’università, a Willi toccherà la sorte peggiore. egli infatti non fu giustiziato dopo pochi giorni, come i suoi amici della Rosa Bianca, ma rimase nel carcere per mesi (dal febbraio al settembre 1943) poiché i nazisti speravano che smascherasse la rete di amicizie che aveva permesso la diffusione dei volantini. Ma Willi non parlò, e visse quei mesi tremendi con una serenità interiore eccezionale, come testimoniano i suoi scritti dal carcere: “Non dovremmo forse quasi essere lieti di portare a questo mondo una croce che a volte sembra superare qualsiasi misura umana? Questa è, in un certo senso, letteralmente, sequela di Cristo”
Prima di leggerli integralmente, citiamo una frase significativa dal quarto volantino della Rosa Bianca, per concludere questa breve introduzione alla conoscenza di questo gruppo di amici:
“l’uomo è bensì libero, ma senza il vero Dio è indifeso contro il male, come un neonato senza madre, come una nube che si dissolve”