Mastrocola utilizza uno stratagemma narrativo tanto curioso quanto efficace: racconta alla sua cagnolina la situazione del sistema scolastico italiano, in particolare la crisi dell’insegnamento. La cagnolina diventa un ascoltatore innocente, rappresentante di chi non ha alcun pregiudizio riguardo all’argomento. Questo espediente permette all’autrice di essere critica, ma in modo semplice e accessibile, senza cadere nel didascalico.
Il libro tratta della progressiva perdita di autorevolezza della scuola come istituzione formativa e della deriva verso un’educazione che sembra più finalizzata al soddisfacimento degli studenti che al loro arricchimento culturale. L’autrice denuncia un sistema che ha abbandonato il valore del sapere in favore di una pedagogia che premia il minimo sforzo e l’immediata gratificazione.
La chiave di lettura ironica e spesso amara della Mastrocola evidenzia un dibattito più ampio: la lotta tra una visione tradizionale della scuola, basata sull’impegno, e una visione moderna, più permissiva e “leggera”, che rischia di depotenziare il vero ruolo dell’istruzione.
Se posso aggiungere una riflessione personale, questo testo è una chiara critica alla banalizzazione culturale della società.