The origins of the Church
27 Gennaio 2019Presentazioni in power point di scienze
27 Gennaio 2019Fredric Brown
BIOGRAFIA
Fredric Brown (Cincinnati, 29 ottobre 1906 – Tucson, 11 marzo 1972) è stato uno scrittore statunitense di fantascienza e di gialli, noto soprattutto per la sua capacità di scrivere racconti brevi con una vena umoristica ed evocativa.
Il suo primo racconto di fantascienza, Not Yet the End (Non è ancora finita) venne pubblicata in Captain Future del 1941. Molti dei racconti che seguirono erano brevi, praticamente scherzi estesi piuttosto che racconti veri e propri, ma scritti con uno stile che affascinava e con una rara capacità di sintesi. Spesso il tono leggero era un pretesto per mettere in ridicolo i pregiudizi su temi drammatici come la guerra e la corsa agli armamenti. Uno dei suoi racconti più famosi in assoluto è probabilmente Sentinella.
Portò questo umorismo anche nei suoi romanzi. Il suo romanzo di fantascienza Assurdo universo (1949) gioca con gli stereotipi convenzionali del genere, gettando l’editore di una rivista pulp in un mondo parallelo basato non sulle storie che pubblica, ma piuttosto su quello che il redattore pensa che immagini il tipico appassionato di queste storie. Similmente Marziani andate a casa! (1955) osserva un’invasione marziana attraverso gli occhi di un autore di fantascienza.
Uno dei suoi racconti più famosi, Arena, venne usato come base per l’episodio omonimo di Star Trek.
PERSONAGGI
William Sweeney
Protagonista principale. Ubriaco irlandese, alto un metro e settanta e pesa circa ottanta chili. Capelli chiari, tendenti al biondo, che si diradano, ma ancora abbastanza folti, viso lungo e magro, vagamente somigliante al muso di un cavallo. Dimostra circa quarantatre anni. Per lavorare e per leggere inforca occhiali dalla montatura chiara, senza i quali ci vede benissimo a qualunque distanza oltre un metro e mezzo. Lavora al Blade come cronista. Sotto il suo aspetto banale, nasconde un cervello diabolicamente acuto.
Diomede: vecchio vagabondo secco e dinoccolato, con una barba corta e arruffata, macchiata di nicotina. Definitivo da Sweeney pazzo ma non del tutto. Questo personaggio appare solo all’inizio e alla fine del racconto.
Doc Greene: agente di Iolanda. Dal momento in cui si incontrano, Sweeney è convinto che sia lo Squartatore.
Ispettore Bline: all’inizio sospetta di Sweeney ma poi collabora con lui per trovare l’assassino.
Stella Gaylord, Dorothy Lee e Lola Brent: sono le tre vittime dello Squartatore, tutte belle e bionde.
Iolanda Lang: ultima donna aggredita ma non uccisa dallo Squartatore. E sempre accompagnata dal suo cane Demonio.
Charlie Wilson: scultore della Statua che Urla. Fratello di Iolanda (Bessie Wilson).
Nick: uomo vivace e tarchiato, gerente del locale El Madhouse.
SPAZIO E AMBIENTE
Il racconto si svolge nella città di Chicago utilizzando vari scenari prevalentemente chiusi come il locale El Madhouse dove lavora Iolanda. Le scene principali si svolgono quasi tutte nelle ore serali, forse per creare un po di suspense.
TECNICHE PRESENTAZIONE
La tecnica connessa alla suspense è soprattutto narrativa utilizzando principalmente il discorso diretto.
NARRATORE
Il narratore è onnisciente. Nel romanzo il narratore spesso entra nella mente del protagonista e cerca di trasmetterci il suo pensiero, le sue preoccupazioni, le sue ansie, le sue paure. Ho notato che l’autore descrive molto dettagliatamente lo stato di animo e le condizioni fisiche e psichiche di Sweeney soprattutto quando è ubriaco. Ci fa entrare nel personaggio, come se fossimo noi a soffrire questa condizione.
STILE
Il linguaggio è semplice e la lettura scorrevole.
COMMENTO
La suspense di questo libro mi ha portato a leggerlo senza quasi fermarmi: ero curioso di sapere se le mie idee erano giuste o sbagliate. Gli indizi vengono messi in evidenza poco per volta, man mano che ci si inoltra nel romanzo. Pagina dopo pagina lo scrittore ci presenta dei personaggi nuovi che hanno un ruolo ben definito nello svolgimento della vicenda.
Si puo avere la sensazione che una determinata situazione sia una mera accumulazione di coincidenze, ma, in realtà, niente è stato concesso al caso. Ogni sequenza è stata programmata in anticipo per dare al momento giusto quell’effetto particolare in cui tutto sembra casuale e naturale, per niente artefatto o calcolato.
La soluzione della Statua che Urla presenta un tipico finale a sorpresa” con risvolto: la scoperta che Iolanda è in realtà Bessie Wilson e che Doc Greene non è lagente teatrale che tutti pensano che sia ma bensì il dottore che aveva curato Bessie, conclude l’azione e allo stesso tempo rimanda il lettore all’inizio del dramma, costringendolo a ricostruirsi da capo la trama.
RIASSUNTO
Erano le due di una notte destate. Sweeney e Dio sedevano su una panchina del parco. Entrambi erano ubriachi. Sweeney aveva voglia di bere e così decise di fare quattro passi. Mentre camminava lungo la Huron Street, quasi all’improvviso, gli apparve una folla raccolta all’ingresso di un edificio. Si udiva un curioso rumore che Sweeney non riusciva a identificare con precisione: era una specie di brontolio selvaggio e animalesco. Sweeney proseguì per la sua strada senza nemmeno gettare unocchiata all’oggetto del loro interesse. Le aveva ormai superate quando qualcosa di strano colpì la sua attenzione costringendolo a fermarsi: sul pavimento giaceva una figura” di donna, col viso contro terra. Il volto non era visibile perché la figura gli mostrava soltanto la nuca bionda dai capelli corti. Dietro alla donna cera un cane che sembrava un lupo talmente il suo sguardo era selvaggio. Dopo qualche minuto arrivò la polizia intenzionata a portare via il cane. Improvvisamente la donna alzò la testa. La donna cercava di alzarsi e il cane le si avvicinò rapidamente. Cera una macchia di sangue sull’abito bianco ed era chiarissimo lo squarcio lungo cinque pollici al centro della macchia. Mentre i due poliziotti cercavano di prendere il cane, avvenne l’incredibile. La donna era in posizione eretta, afferrò una nappina di seta bianca e l’abito della donna scivolò a terra. Sotto il vestito la donna non indossava nulla. Sweeney si ritrasse, si allontanò e tornò al parco.
All’alba Sweeney ritornò nel luogo dove la notte precedente venne ritrovata la donna. Incontrò un ragazzino che affermava di conoscere la donna in quanto le portava sempre il giornale. Sweeney colse l’occasione per entrare nell’atrio dove la donna era caduta. Cerano delle piccole macchie scure sul pavimento e sulla porta delle profonde graffiature verticali che avevano tutta l’apparenza di zampate di un cane. Sweeney se ne andò portandosi via un giornale. Cera un articolo che diceva che una ballerina era stata aggredita dallo squartatore e salvata dal proprio cane. Lo sconosciuto era fuggito. Cera anche la foto del cane definito come Demonio”. La donna si chiamava Iolanda Lang. Sweeney rientrò a casa. La padrona di casa, la Sig.ra Randall, gli disse che un certo Walter Krieg, del giornale dove lavorava lo aveva cercato. Voleva la sua testimonianza sul fatto accaduto la sera precedente.
Sweeney lavorava al Blade insieme a Krieg e a Joe Carey. Sweeney andò a fare colazione insieme a Joe perché voleva sapere chi lo aveva visto la notte scorsa in State Street. Era stata un omaccione chiamato Pete Fleming. Sweeney si ricordava di averlo incontrato in Clark Steet prima della scoperta ma non sul luogo del tentato omicidio. Joe disse a Sweeney che la facenda dello Squartatore andava avanti da circa dieci giorni e che fino a quel momento oltre alla Lang cerano stati altri due assassini e un terzo, due mesi prima, una certa Lola Brant il cui caso presentava delle somiglianze che facevano supporre alla polizia un possibile collegamento fra tutti. L’unica ragazza che l’aveva scampata era la Lang. Sweeney voleva occuparsi del caso e così chiese a Joe di aiutarlo con Krieg per farsi affidare il lavoro.
I nomi delle altre due vittime erano Stella Gaylord e Dorothy Lee. Lola Brent era una ex corista che viveva con un furfante, Sammy Cole. Stella Gaylord era una extraineuse di West Madison Street. Dorothy Lee era una segretaria privata.
Sweeney riuscì a contattare lagente della Lang e a fissare un appuntamento con Doc Greene.
Doc Greene era un uomo con la faccia di l’una piena, dove appariva un sorriso privo di significato. I suoi occhi apparivano nello stesso tempo vuoti e malvagi. Sweeney lo odiò a prima vista. Greene si offrì per lavorare insieme a Sweeney per trovare lo Squartatore e così fissò a Sweeney un incontro con Iolanda per lindomani. Quando Sweeney tornò a casa, si mise a leggere gli articoli che parlavano dei vari assassini. Trovò l’articolo sul primo assassinio, quello di Lola Brant. Era stata uccisa con un rasoio o una lama sottile. Nessun testimone. I sospetti ricadevano sul convivente della donna, Sammy Cole. Diede anche una rapida lettura ai resoconti dell’assassinio di Stella Gaylord, la ragazza di Madison Street. Anche la seconda donna era stata uccisa con un colpo vibrato orizzontalmente sulladdome.
Quella stessa sera, Sweeney decise di andare a trovare Cole in carcere per interrogarlo. Scoprì che Lola aveva lavorato in un piccolo negozio (Raoul) solo per un giorno. Cole doveva andare a prenderla al lavoro alle 6 ma lei non cera. Venne a sapere della sua morte dai giornali il giorno dopo.
Non avendo ricavato alcuna notizia utile da Cole, Sweeney decise di andare al negozio Da Raoul”. Si presentò al padrone e gli chiese di Lola Brent. Raoul confermò che Lola aveva ottenuto quel lavoro attraverso un annuncio sul giornale il giorno prima del suo assassinio. Lola aveva iniziato quindi a lavorare in negozio ma Raoul aveva notato che Lola aveva rubato i soldi dalla cassa. Raoul era stato costretto a buttarla fuori perché si era accorto che Lola aveva venduto una statuetta, una figurina femminile ma i soldi di quell’oggetto non erano registrati alla cassa. Raoul laccusò di aver venduto la statuetta e di essersi tenuta i soldi. Lola negò di averla venduta ma quando Raoul minacciò di chiamare la polizia Lola ammesse il furto di 24 dollari.
La statua era conosciuta con il nome La Statua che Urla”. Raoul invitò Sweeney a casa sua per vedere una copia di quella statuetta. La figuretta nuda e nera aveva un’aura verginale. La paura, l’orrore, l’urlo era viventi non solo nel volto ma nella contorta rigidità del corpo. La bocca era spalancata in un urlo silenzioso mentre le braccia si tendevano in avanti, con i palmi aperti, a cercar riparo da un incombente orrore. Sweeney la comprò. Sweeney non sapeva perché aveva voluto quella statua. Unora o due prima di venire uccisa, Lola aveva venduto la statua e la sua morte non era collegata al furto sullincasso ma allaver venduto lei la statua. Lacquirente era stato un pazzo sadico che l’aveva aspettata fuori dal negozio e l’aveva seguita fino a casa.
Sweeney telefonò al fabbricante delle statuette. Venne a sapere che a Chicago erano state vendute soltanto due esemplari. Ora doveva trovare chi aveva l’altra. Sweeney doveva incontrare Iolanda così andò a farsi la barba ma non riuscì a trovare il rasoio. Controllò se mancasse qualcos’altro ma dal cassetto era stato sottratto anche il temperino.
Sweeney si recò allEl Madhouse per incontrare Doc Greene. Greene era all’oscuro dell’esistenza della statua. Sweeney chiese a Doc dov’era stato la sera dei due omicidi, voleva provare che era lo Squartatore ma cerano i due alibi.
Al suo ritorno a casa, l’ispettore Bline stava aspettando Sweeney. Bline chiese a Sweeney dove si incontrava i giorni degli omicidi. Purtroppo Sweeney non ricordava nulla, sicuramente quei giorni era ubriaco. Dopo averlo interrogato, Bline gli restituì il rasoio e il temperino che avevano sequestrato per controllare se erano le armi del delitto. Sweeney insistette sugli alibi di Greene. Bline confermò che essi non corrispondevano al millesimo, non erano a prova di bomba ma nemmeno Sweeney li aveva.
Sweeney e Bline si recarono allEl Madhouse. Iolanda riprendeva a lavorare quella sera. Incontrarono Doc, il quale minacciò di uccidere Sweeney a voce alta e davanti all’ispettore Bline e ad altri due poliziotti, Ross e Swann. Sweeney lo aveva provocato a posta per farlo scattare. Riteneva che Doc fosse uno psicopatico.
Sweeney lesse la storia del terzo caso. Dorothy Lee era bionda come Lola, Stella e Iolanda. Era segretaria del Sig. Andrews. Il corpo della Lee era stato rinvenuto dalla signora Rae Haley che abitava nell’appartamento accanto a quello della Lee. Dorothy Lee era stata trovata a terra, a un metro di distanza dalla soglia. Secondo la polizia, l’assassino l’aveva seguita fino a casa e aveva suonato il campanello appena lei era rientrata. Quando lei aveva aperto, l’assassino aveva fatto un passo all’interno e aveva usato il suo coltello. Dopo aver compiuto l’impresa, l’assassino era uscito, chiudendo la porta.
Sweeney andò a trovare Ehlers, il poliziotto che aveva entrato nel suo appartamento per chiedergli di aprirli la porta dell’ufficio di Doc Greene. Inizialmente Ehlers si rifiutò di farlo ma Sweeney minacciò di denunciare il fatto di avere subito una perquisizione senza mandato da parte della polizia. Entrarono nell’ufficio di Doc, perquisirono i cassetti della scrivania e larmadio ma non trovarono alcun indizio che potesse incriminarlo.
Sweeney non aveva trovato un maledetto indizio che provasse che Doc fosse lo Squartatore e ne era deluso. L’unica prova era che faceva veramente lagente teatrale.
Sweeney decise quindi di prendere il treno e di andare a Brampton e parlare con Champman Wilson, lo scultore della Statua che Urla. Chiese al barista della stazione. Il nome corretto era Charlie Wilson, conosciuto come lo svanito. Henderson, il barista, era stato sceriffo e si era occupato di un caso simile a quello avvenuto a Chicago.
Charlie Wilson era un pittore e scultore, un po eccentrico, alto circa un metro e mezzo e quasi sempre ubriaco. Viveva in una catapecchia alla periferia e i suoi guadagni non erano molto alti. Sweeney chiese come mai andava in giro libero per la città. Henderson rispose che era innocuo e che aveva sparato allo Squartatore uccidendolo.
Lo Squartatore si chiamava Howard Pell, un pazzo omicida fuggito dal manicomio della Contea. Il fatto era avvenuto da circa quattro anni. Aveva amazzato due guardie e un automobilista chiamato Rogers al quale aveva chiesto un passaggio. Rogers aveva con sé una serie di coltelli e Howard Pell lo aveva ucciso con uno di essi. Riuscì a scappare e si nascose vicino alla casa di Charlie. Vide che la sorella di Charlie, Bessie, e la aggredì sotto la doccia. Bessie si trovò davanti a un uomo alto quasi due metri, con l’uniforme di un manicomio, insanguinato in faccia e sui capelli che le arrivava addosso con un coltello lungo trenta centimetri. Bessie urlò senza smettere e quando lo sceriffo arrivò tutto era finito. Charlie aveva sparato a Pell uccidendolo. Bessie diventò matta e dopo sette mesi morì.
Lo Squartatore era morto quindi da quattro anni. Charlie aveva un alibi e tutti gli altri implicati erano morti. Sweeney decise di andare a conoscere personalmente Charlie. Charlie raccontò che la statua rappresentava sua sorella Bessie. Ritornato a Chicago, Sweeney decise di tentare di scoprire qualcosa in più su Dorothy Lee. Sweeney telefonò al Signor Burke della Ganslen Arf Company. Gli disse che lindomani il Blade avrebbe pubblicato una fotografia della Statua che Urla insieme con la storia. Probabilmente in questo modo si poteva riuscire a prendere lo Squartatore. Una statua era in possesso di Sweeney e l’altra dello Squartatore. Sicuramente qualcuno avrebbe telefonato alla polizia dicendo di aver visto quella statuetta. Ad ogni modo anche se lo Squartatore non fosse arrestato, tutto il paese avrebbe parlato di questa facenda e avrebbe ricevuto tante ordinazioni. In questo modo Charlie Wilson avrebbe guadagnato un po di soldi. Sweeney chiese solo una cosa: sulle nuove statuette, che doveva fabbricare doveva mettere un marchio speciale così da distinguerle da quella dello Squartatore. Sperava che quell’articolo provocasse qualche reazione
L’articolo venne pubblicato. Sweeney ricevette una telefonata da parte di Wally: avevano preso lo Squartatore. Iolanda era stata aggredita di nuovo. Laggressore si trovava all’ospedale, era caduto dalla finestra, era moribondo e aveva con sé la statuetta. L’uomo era Doc Greene.
Iolanda era fuggita sicuramente in preda a un attacco isterico. Lispettore Bline cercò di ricostruire la storia. Iolanda era sola in casa. Lappartamento era sorvegliato dalla polizia. Lagente aveva visto arrivare Greene con una scatola sotto il braccio e aveva bussato alla porta: Iolanda lo aveva fatto entrare. Dopo 5 minuti Iolanda si era messa a urlare, il cane ringhiava e Greene gridava. Il poliziotto era riuscito a spalancare la porta. Iolanda non era ferita, aveva cercato di afferrarla ma il cane gli aveva preso il braccio. Iolanda era riuscita a scappare mentre lagente affacciandosi alla finestra aveva visto Greene a terra. Greene aveva con sé l’articolo di Sweeney, la statuetta e un coltello.
Sweeney doveva trovare Iolanda. Si recò allEl Madhouse. Avevano visto Iolanda uscire dal locale e incamminarsi a piedi verso Nord. Era vestita di verde e il cane la accompagnava. Trovò alcune persone che l’avevano notata. E infine arrivò alla sua meta: un tabaccaio non solo aveva visto la ragazza e il cane, ma li aveva scorti entrare nella casa di fronte. Sweeney entrò nella casa di fronte. Sweeney entrò in quella casa. Chiese alla portinaia. Iolanda aveva preso una stanza per tutta la settimana poi era uscita e tornata carica di pacchi. E si era travestita: aveva una parrucca nera, un altro vestito e degli occhiali di tartaruga. Era irriconoscibile.
Sweeney bussò alla porta di Iolanda, entrò e la salutò: Salve, Bessie Wilson. Sweeney iniziò a parlare e a raccontare la sua storia.
Il medico della clinica di Beloit, quello che si era interessato al suo caso dopo l’affare di Brampton, doveva essere stato Doc Greene sia pure con un altro nome. E si era innamorato di lei. Doc scrisse a suo fratello che era morta. Ma Greene doveva aver firmato dei documenti per portarla fuori dalla clinica. Doveva aver creduto di averla guarita ma presumeva di riuscire a controllarla come psichiatra. Era stata bene fino a quel giorno quando era entrata per caso nel negozio di Raoul e aveva comprato da Lola Brent la statuetta. Rivedere quella statuetta distrusse tutto quello che Doc aveva fatto per lei. Nel vedere lei stessa, nella statuetta, come una vittima, nel vedersi dall’esterno in quella condizione, si era trasformata dentro di lei nell’aggressore, l’essere amato del coltello. La donna che le aveva venduto la statuetta era una bella creatura bionda e la sua mente si era fissata su di lei. l’aveva seguita fino a casa e l’aveva uccisa così come lo Squartatore avrebbe potuto uccidere lei se suo fratello Charlie non avesse sparato.
Iolanda lo fissava senza rispondere. Sweeney continuò a parlare. Iolanda aveva ucciso altre due volte. Quelle donne avevano risposto alle esigenze della sua follia: erano bionde e belle. Solo dopo il terzo assassinio Doc aveva scoperto che lei era il colpevole. Ancora non sapeva della statuetta, ma in un modo o nell’altro riuscì a ricostruire la vera personalità dello Squartatore e ne fu allarmato: se la verità fosse stata risaputa, si sarebbe trovato in un mare di guai. Quanto a lei, l’avrebbero semplicemente rinchiusa in manicomio ma Doc.. chissà quali accuse gli avrebbero mosso, ma ce n’erano a dozzine. Lo avrebbero schiacciato. Perciò fece un tentativo disperato. Era stato lui ad aggredire Iolanda quella notte. Doc aveva tentato una cura estrema: lo choc. Pensò che il venir di nuovo aggredita potesse capovolgere la sua fissazione, o per lo meno farla rientrare nel tipo di pazzia precedente. E tutto sarebbe stato meglio che vederla omicida. Perciò quella notte laggredì nell’atrio. Non fece uso di un normale rasoio o coltello per non farle del male. Utilizzò sicuramente un pezzo di legno così da produrre una ferita superficiale. Doc non sospettava quello che potesse significare la statuetta per Iolanda finché Sweeney non aveva pubblicato quell’articolo sul giornale. Aveva paura che Sweeney potesse scoprire la verità e quindi si era tenuto in contatto con lui fin dall’inizio per sapere che Iolanda non fosse in pericolo.
Ma appena letto il giornale Doc aveva capito l’importanza della statuetta e aveva capito che era stato il motivo della pazzia omicida di Iolanda pertanto aveva deciso di portarla via subito. Nel pomeriggio era andato a casa di Iolanda, con una scatola vuota per sottrarre la statuetta e il coltello ma il cane lo aveva aggredito e lo aveva ucciso.
Bessie Wilson (Iolanda) non sapeva se Doc fosse vivo o morto, laggiù nel cortile ed era scappata. Ma Doc sapendo che stava per morire, prese la colpa e disse di essere lui lo Squartatore. Doveva aver pensato che una volta spezzata la statuetta, Bessie sarebbe stata a posto anche senza di lui.
Bessie non parlò, all’ungò la mano dietro di sé, aprì un cassetto e prese un coltello. Cominciò ad alzare le mani, il cane ringhiò. Sweeney le chiese di non farlo, sorvegliò gli occhi di lei e comprese che lei non ascoltava e non afferrava una sola parola del suo discorso, che le facoltà della sua mente si erano spezzate, chissà quando. Lei avanzava, il coltello brandito. Sweeney continuava a parlare, sudava freddo. Si rese conto di poter spostarsi un millimetro alla volta per arrivare al muro, non poteva alzare le mani, i suoi muscoli erano doloranti. Lentamente si faceva giorno quando alle due del mattino risuonò un colpo alla porta. Sweeney alzò la voce. Bline era dall’altra parte, pronto ad entrare con una rivoltella. Bline entrò all’improvviso, il cane gli balzò contro, sulla soglia. Bline gli diede un colpo con la pistola sul cranio. Nel frattempo Bessie non si rendeva conto di nulla. Bline le tolse il coltello.
Sweeney ritornò al parco e si sedette accanto al suo amico Diomede.
Jacopo Rava