Storia romana
27 Gennaio 2019La metamorfosi
27 Gennaio 2019Relazione di narrativa sul romanzo Le ali della Sfinge, un’inchiesta del commissario Montalbano di Andrea Camilleri
Titolo:
Le ali della sfinge
Autore:
Andrea Camilleri
Biografia:
Camilleri nasce a Porto Empedocle, la futura Vigàta dei suoi romanzi, nel 1925, figlio unico di Carmelina Fragapane e di Giuseppe Camilleri, ispettore delle compagnie portuali. Attualmente vive a Roma.
Dal 1939 al 1943, dopo una breve esperienza in collegio (si fece espellere lanciando delle uova contro un crocifisso), studia al liceo classico Empedocle di Agrigento dove otterrà, nella seconda metà del 1943, la maturità senza fare esami, poiché il preside decise che sarebbe valso il solo scrutinio a causa dell’imminente sbarco in Sicilia delle forze alleate. A giugno infatti inizia, come ricorda lo scrittore, “una sorta di mezzo periplo della Sicilia a piedi o su camion tedeschi e italiani sotto un continuo mitragliamento per cui bisognava gettarsi a terra, sporcarsi di polvere di sangue, di paure”.
Nel 1944 si iscrive alla facoltà di Lettere, non continua gli studi ma comincia a pubblicare racconti e poesie. Intanto aderisce al Partito comunista.
Dal 1948 al 1950 studia regia all’Accademia di Arte drammatica Silvio d’Amico e inizia a lavorare come regista e sceneggiatore. In questi anni, e fin dal 1945 ha pubblicato racconti e poesie, vincendo anche il “Premio St Vincent”. Nel 1954 partecipa con successo a un concorso per funzionari RAI, ma non viene assunto perché comunista. Entrerà alla RAI qualche anno più tardi. Nel 1957 sposa Rosetta Dello Siesto dalla quale avrà tre figlie e quattro nipoti.
Nel 1958 è il primo a portare in Italia il teatro dell’assurdo di Beckett con “Finale di partita” al teatro dei Satiri di Roma e poi in televisione con Adolfo Celi e Renato Rascel. Comincia a insegnare al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.
Nel 1959 tra le molte produzioni RAI di cui si occupa ha molto successo una serie sul tenente Sheridan con Ubaldo Lay, più tardi poi con “Il commissario Maigret” con Gino Cervi, e con diverse messe in scena di opere teatrali, sempre con un occhio di riguardo a Pirandello.
Nel 1977 ottiene la cattedra di regia all’Accademia di Arte Drammatica. La manterrà per vent’anni.
Nel 1978 esordisce nella narrativa con “Il corso delle cose”, scritto 10 anni prima e pubblicato da un editore a pagamento con l’impegno di citare l’editore stesso nei titoli dello sceneggiato TV tratto dal libro, “La mano sugli occhi”: è un insuccesso, il libro non viene notato praticamente da nessuno. Due anni dopo, nel 1980, pubblica con Garzanti “Un filo di fumo”, primo di una serie di romanzi ambientati nell’immaginaria cittadina siciliana di Vigàta a cavallo fra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900.
Nel 1992 riprende a scrivere dopo 12 anni di pausa e pubblica “La stagione della caccia” con Sellerio Editore: Camilleri diventa un autore di grande successo e i suoi libri, ristampati più volte, vendono mediamente intorno alle 60 mila copie.
Nel 1994 esce con “La forma dell’acqua”, primo romanzo poliziesco con il Commissario Montalbano, e arriva il grande successo: Camilleri ha 69 anni.
Dal 1995 al 2003 si amplia il fenomeno Camilleri. Titoli come “Il birraio di Preston” (1995) (il libro ai suoi tempi più venduto con quasi 70 mila copie), “La concessione del telefono” e “La mossa del cavallo” (1999) vanno a ruba, mentre la serie televisiva su Montalbano, interpretato da Luca Zingaretti, ne fa ormai un autore “cult”.
Nel 2004 esce “La pazienza del ragno”, a marzo 2005 esce “Privo di titolo”, il 23 giugno 2005 esce “La luna di carta” che vede protagonista il Commissario Montalbano. Anche questi volumi sono pubblicati da Sellerio.
Da non dimenticare anche il romanzo “Il re di Girgenti”, ambientato nel ‘600, interamente scritto in siciliano inframezzato con lo spagnolo.
Nell’aprile 2006 esce, sempre per Sellerio, il decimo romanzo che ha per protagonista il Commissario Montalbano: “La vampa d’agosto”.
Nel novembre 2006 esce l’undicesimo romanzo del Commissario Montalbano: “Le ali della sfinge”, sempre edito da Sellerio, per la collana La Memoria.
Fino ad oggi Camilleri ha venduto 10 milioni di copie.
Dall’aprile 2003 il comune di Porto Empedocle ha assunto la denominazione ufficiale di Porto Empedocle Vigata, dal nome immaginario attribuito al paese dallo scrittore che in quei luoghi ha ambientato i romanzi e i racconti aventi come protagonista il Commissario Montalbano. Il giornalista Mariano Sabatini ha inserito nel suo Trucchi d’autore (edito da Nutrimenti nel 2005) un capitolo sulle tecniche di lavoro dello scrittore siciliano.
Come spesso accade per molti scrittori, anche per Camilleri il successo è arrivato per opere scritte e pensate come divertissment piuttosto che come vere e proprie opere letterarie. Il confronto fra i romanzi ed i racconti della serie del Commissario Montalbano e la restante opera dell’Autore può dare l’idea di una dicotomia che in realtà è inesistente, potendosi considerare il poliziesco alla Camilleri un nuovo genere a sé stante con dignità letteraria propria. In effetti, se analizzata attentamente l’opera di Camilleri ed i caratteri dei personaggi possono apparire come sfaccettature di un personaggio unico, assai poliedrico, di cui nei romanzi abbiamo istantanee nella infanzia, nella vita adulta e nella vecchiaia. Fra i romanzi ci sono tuttavia delle vere e proprie prove letterarie di spessore. Fra tutte il Birraio di Preston, romanzo che può essere letto iniziando da qualsiasi capitolo e proseguendo a piacimento. Eppure la critica non è stata sempre benevola con lo scrittore siciliano soprattutto per quel che attiene allo stile: il linguaggio dei suoi libri è parso a qualche recensore un ammiccamento etnico al lettore “continentale”.
Personaggi:
Il Commissario Salvo Montalbano, della Polizia di Stato, è il protagonista di una fortunata serie di romanzi e racconti pubblicati dallo scrittore siciliano Andrea Camilleri per le case editrici Sellerio e Mondadori, caratterizzati dall’uso di un italiano fortemente contaminato da elementi del dialetto siciliano e da una ambientazione siciliana particolarmente curata.
Montalbano svolge il suo lavoro presso il commissariato di Vigata, cittadina sul mare in provincia di Montelusa (due nomi di fantasia che corrispondono in realtà rispettivamente a Porto Empedocle e Agrigento). I suoi più stretti collaboratori sono il suo vice Domenico Augello, amico “fimminaro” che chiama affettuosamente con il diminutivo di Mimì, l’ispettore Fazio, solerte, efficientissimo e di grande aiuto nella ricerca di indizi, l’agente Catarella, il centralinista tonto e simpatico.
Montalbano ha una fidanzata, Livia, che vive a Boccadasse, una frazione del comune di Genova, e che appare nei romanzi come filo rosso sempre presente nella sua vita.
Montalbano è un commissario sui generis, di grande ingegno e con innata abilità nel dipanare intrighi complicati e difficoltosi. Tuttavia non è indenne da difetti macroscopici e caricaturali, come la sua debolezza per la buona cucina e l’attaccamento quasi morboso alla sua terra. Con grande abilità riesce a districarsi nella burocratica macchina dell’apparato statale, servendo lo Stato con grande lealtà e non lesinando critiche feroci ai suoi colleghi per comportamenti poco onorevoli. Si delinea una personalità bivalente: da un lato l’irreprensibile funzionario di Pubblica Sicurezza e dall’altro l’uomo con i suoi vizi e le sue virtù.
Riassunto:
Era una mattina tranquilla quando il commissario Montalbano ricevette una telefonata dal suo assistente Fazio che lo informava a riguardo ad un omicidio avvenuto la notte precedente. La morta era una ragazza coi capelli biondi ed era stata colpita da uno sparo che le aveva trapassato la mascella e le aveva asportato i denti. Il cadavere era stato ritrovato in una discarica ma si supponeva che fosse stata trascinata lì dopo la sua morte. Montalbano accorse subito sulla scena del crimine e potè constatare coi suoi occhi che il viso della ragazza era irriconoscibile e l’unico segno distintivo era una farfalla tatuata sulla schiena; non sapendo come cominciare l’indagine chiese ad una rete televisiva locale chiamata Retelibera” di mandare in onda le immagini della ragazza con la speranza che qualcuno potesse riconoscerla. Purtroppo poche persone contattarono Montalbano a riguardo dell’omicidio e tutte le telefonate furono pressoché inutili fino a quando il signor Graceffa dopo aver visto il filmato su Retelibera” contattò Montalbano dicendo che lui aveva una domestica che portava un tatuaggio identico a quello della ragazza uccisa e il suo nome era Katia ma a differenza del cadavere Katia aveva i capelli mori quindi non poteva essere Katia.
L’aiuto definitivo arrivò da un’amica di Montalbano, Hingrid che disse che anche lei aveva una domestica con una farfalla tatuata sulla schiena ma portava le lenti a contatto quindi neanche lei poteva essere la ragazza morta. Ma il tatuaggio sulla schiena di queste tre ragazze tutte e tre russe e tutte provenienti da Shelpovo non poteva essere una coincidenza quindi decise di indagare più a fondo e scoprì che le ragazze erano state aiutate da una fondazione benefica chiamata La buona volontà” che le aveva salvate da una vita pessima e le aveva dato un lavoro come domestiche in varie case. Montalbano andò a parlare con le persone che facevano parte di questa associazione e capì con sua grande sorpresa che in realtà la organizzazione non era così buona come pensava ma sembrava avere un’origine di stampo mafioso dove tutto funzionava per arricchire le persone che ne facevano parte. Questo non fermò Montalbano che riuscì a scoprire che esisteva una terza ragazza la cui descrizione corrispondeva a quella della vittima, il suo nome era Sonia. Il commissario venne a sapere da un detenuto l’esistenza di una quarta ragazza con la farfalla tatuata sulla schiena, il suo nome era Zin ma ormai non faceva differenza, la vittima era già stata riconosciuta.
Dopo avere saputo dove si trovava Katia decise di andare a trovarla per sapere qualche notizia su Sonia e sulla Buona volontà” ma non riuscì a trovarla in nessun modo e pensò che qualcuno la stesse nascondendo. Nel frattempo gli assistenti del commissario stavano indagando su un particolare ritrovato sul cadavere, cioè sulla presenza di porporina sotto le unghie della vittima, quindi stavano ispezionando ogni luogo dove si poteva trovare della porporina supponendo che uno di questi luoghi sarebbe il posto dove si sarebbe svolto l’omicidio queste indagini non stavano avendo grande successo quando un incendio ad un colorificio dove si vendeva porporina attirò l’attenzione del commissario che interrogò il proprietario del negozio il quale ammise di avere avuto una domestica anch’essa russa la quale aveva una farfalla tatuata sulla schiena della quale non ricordava il nome; questo dettaglio insospettì molto il commissario il quale trasse la seguente conclusione: il signor Morabito, proprietario del negozio, aveva scoperto la ragazza mentre stava rubando dal negozio e le sparò, spaventato da quello che aveva fatto cercò di nascondere le prove ma non riuscendo a trovare tutti i pezzi della ragazza che erano sparsi per il suo negozio decise di dare fuoco alla sua stessa proprietà per essere sicuro che non ci sarebbero state prove dopodiché lavò la vittima e la abbandonò in una discarica. Il caso era risolto e Montalbano si stava concedendo una meritata vacanza quando il suo assistente Fazio lo chiamò dicendo che un tale signor Lapis era stato ucciso da un colpo molto simile a quello che aveva ucciso Sonia, Montalbano dovette tornare controvoglia ad indagare e scoprì che il signor Lapis faceva parte della Buona volontà” .
Fu allora che Katia decise di farsi viva e andò dal commissario raccontandogli la verità: loro erano quattro ragazze russe che erano state mandate in Italia a lavorare nei Pub e per poter guadagnare qualcosa erano costrette a prostituirsi, il signor Lapis le tolse da questa vita e diede loro un lavoro come domestiche ma erano costrette dalla Buona volontà” a rubare dalle case dove andavano a lavorare. Lei e Zin riuscirono a liberarsi e Zin si fidanzò con un ex detenuto ma quando esso finì in prigione Zin fu costretta da Lapis a tornare a lavorare per lui e fu mandata al negozio del signor Morabito, fu solo allora che Montalbano capì che la ragazza uccisa non era Sonia bensì Zin e che l’assassino del signor Lapis era il ragazzo di Zin il quale appena uscito dal carcere e venuto a conoscenza della brutta fine che aveva fatto la sua ragazza decise di farla pagare al vero colpevole della sua morte.
Stile:
Lo stile utilizzato in questo ma in generale in tutti i libri di Camilleri risulta molto particolare; infatti tutto il testo è caratterizzato dall’abbondante uso di termini dialettali ed espressioni tipiche del siciliano parlato.
Tutto il testo è basato su un coinvolgente intreccio di vicende dove l’indagine principale è affiancata da una secondaria che molto spesso si intreccia con quella primaria.
Dalle descrizioni dell’ambiente ci si può quasi immedesimare nel Commissario che vive in un paesino siciliano infatti il punto di vista del lettore corrisponde con quello del protagonista.
Tutta la descrizione è ambientata in un paese siciliano dei nostri tempi dove il mestiere del poliziotto è ancora ostacolato dalla mafia e da politici corrotti ma non in maniera così evidente come nel passato, l’immagine della Sicilia che emerge del racconto è quella di una regione povera ma in ripresa dove molte persone riescono ad avere una vita dignitosa mentre molto spesso le persone più facoltose hanno spesso legami con la mafia quindi il grande clima di illegalità risulta ostile al commissario che comunque mostra di non avere paura della mafia con la quale si scontra molto spesso durante le sue indagini.
Tematiche:
Il libro presenta come tematica principale la situazione della polizia in Sicilia e più in generale nel sud Italia infatti in queste zone la grande diffusione di organizzazioni criminali insieme agli scarsi mezzi economici a disposizione delle forze dell’ordine contribuiscono a creare un clima molto pericoloso per i poliziotti che rischiano la loro vita. Un altra tematica presente nel libro è il commercio di donne che vengono fatte venire in Italia da paesi lontani e poveri, nel libro dalla Russia, e sono costrette a svolgere i lavori più pericolosi o addirittura a prostituirsi dato che i loro capi le ricattano minacciando di uccidere loro o dei membri della loro famiglia.
Conclusioni:
Il libro risulta molto coinvolgente ed interessante nonostante alcune scene si rivelano complicate e richiedono una lettura più attenta. L’uso di parole di origine dialettali nel complesso risulta azzeccato poiché creano l’atmosfera adatta e aiutano ad immedesimarsi nel ruolo del protagonista ma risulta anche avere dei contro infatti soprattutto nelle prime pagine è indispensabile fermarsi molto spesso per capire il significato della parola appena letta e attribuirgli un significato adeguato al testo mentre man mano che si procede nel libro si riesce a farci l’abitudine a capire le parole non risulta più un problema.
Anche se nel libro non si parla direttamente della mafia e della società presente in Sicilia il testo dà un’idea chiara della società e dei problemi inerenti alla criminalità organizzata e il dislivello sociale.
Nel complesso il libro risulta molto interessante e lo consiglio alle persone che amano i gialli classici senza scene dazione ma provano interesse per i casi molto complicati e coinvolgenti.
ARIOLI ROBERTO IIF