Viaggio notturno nella letteratura italiana ep.26 (08/07/2020)
8 Luglio 2020Viaggio notturno nella letteratura italiano ep.27 (09/07/2020)
9 Luglio 2020L’immaginario collettivo identifica ancora il medioevo come un’epoca buia, dove superstizione e ignoranza facevano da padrone, un periodo senza regole e violento, con commerci inesistenti e vessazioni da parte dei potenti, abbruttito da fame e pestilenze.
Si tende a classificare “da medioevo” qualsiasi idea o comportamento che appare oggi retrogrado, accettando così l’idea che nacque nel ?700 ad opera degli illuministi che condannavano in blocco il medioevo come età di fanatismo e oscurantismo religioso, mettendo da parte gli aspetti positivamente culturali di quel periodo che durò ben mille anni.
Tra l’altro, noi siamo portati – quando si parla di medioevo – a visualizzare solo l’epoca dei castelli, dei cavalieri cortesi, delle dame e dei conventi, cioè solo un periodo limitato nel quale inseriamo idealmente personaggi come Robin Hood, Ivanhoe, re Artù e Lancillotto e così via.
In realtà il medioevo non fu affatto un periodo dove tutto fu fermo, una landa desolata tra l’epoca antica della cultura romana e quella successiva al periodo rinascimentale, in quell’epoca ritenuta erroneamente buia vi furono – oltre che le basi della evoluzione della giurisprudenza sia civile sia canonica – invenzioni straordinarie che usiamo quotidianamente oggi senza rendercene conto, tecnologie che hanno cambiato radicalmente la nostra vita in meglio.
Inizia con questa scheda una breve rassegna dove presenterò di volta in volta, tramite riproduzioni di opere d’arte le invenzioni medievali che hanno segnato la nostra esistenza, migliorando decisamente la qualità della vita.
Una tra le invenzioni più straordinarie, della quale chi sta scrivendo non potrebbe farne a meno, è quella degli occhiali che per lungo periodo furono privi di stanghette e quindi venivano appoggiati/incastrati direttamente sul naso, come si vedono indossati da Guglielmo da Baskerville nel film “Il nome della rosa” mentre si trova nello scriptorium per esaminare le miniature dei monaci.
La loro paternità è alquanto controversa, si conosce il nome di un frate domenicano, Alessandro delle Spina, vissuto in Toscana e morto nel 1313, che appreso per sentito dire da un non meglio precisato artigiano della particolarità di alcuni vetri, probabilmente prodotti a Murano (Venezia), ne studiò le caratteristiche ottiche e in breve tempo divenne un abile fabbricante di occhiali ad uso dei monaci copisti e miniatori la cui vista si era indebolita con il trascorrere del tempo.
Il merito di questo frate domenicano, a differenza di quanto capitava tra gli artigiani che ci tenevano per motivi economici a preservare le loro abilità, fu quello di divulgare i “segreti” della loro fabbricazione, permettendo a molte persone di riacquistare – seppure non perfetta – una vista che altrimenti sarebbe stata appannata e quindi invalidante.
Come rappresentazione degli occhiali medievali inserisco alcune riproduzioni da affreschi e tavole d’epoca, oltre che naturalmente un fotogramma dal film “Il nome della rosa” tratto dal romanzo di Umberto Eco.