Il tema della pazzia in letteratura italiana
27 Gennaio 2019PENA DI MORTE
27 Gennaio 2019Vasco Pratolini
Relazione di narrativa di Tomasoni Eros e Galli Federico
VITA DELL’AUTORE
Nato nel 1913, Vasco Pratolini si formò nella Firenze ermetica dei primi anni del ‘900. Prima di dedicarsi alla letteratura (grazie all’amicizia con E. Vittorini e R. Bilenchi) fece numerosi altri mestieri: fu collaboratore di letteratura e direttore di Capo di Marte”, con A. Gatto; esordì come narratore con opere di un lirismo molto raffinato (Il tappeto verde”, 1941; Via de Magazzini”, 1941).
Negli anni Quaranta, dopo circa un ventennio trascorso nella sua città natale, si trasferì a Roma, dove lavorò come impiegato, poi nei giornali e nel cinema. Ma il suo mondo ideale narrativo” restava sempre Firenze: egli, infatti, quando si trovava nella sua città, era in grado di cogliere numerosi spunti dalle più svariate situazioni. Il suo soggiorno a Roma non fu tuttavia privo di importanza: Vasco Pratolini infatti, nella Capitale, compose alcune opere, caratterizzate da uno sfondo particolare, e pressoché costante: il fascismo.
Egli nei suoi scritti fu in grado di mescolare le usanze locali e ragioni sociologiche (Il quartiere”, 1944; Cronache di poveri amanti”, 1947; Un eroe del nostro tempo”, 1949; Le ragazze di Sanfrediano”, 1952).
Poi, agli inizi degli anni Cinquanta, nella mente di Pratolini maturò un progetto più impegnativo: una trilogia sulla storia d’Italia: Lo scialo”, 1961; Metello”, 1955; Allegoria e derisione”, 1966. Nonostante molti lo ignorino, l’opera Lo scialo” precedette Metello”: infatti la stesura della prima parte de Lo scialo” è databile nel 1949.
Era intenzione dell’autore descrivere un ampio arco della storia Italiana: dagli ultimi anni del 1800 fino alla Resistenza, nella prima metà del 1900. Pratolini scrisse questa trilogia attribuendo ai personaggi un senso che spesso oltrepassa il privato.
Poco dopo fece pubblicare una raccolta di poesie La città ha i miei trent’anni”, 1967; in seguito ci fu un lungo silenzio, fino al 1985, quando Pratolini vinse il premio Viareggio con un’altra raccolta poetica (Il mantello di Natascia”, 1984), di stampo autobiografico, e fondata su un gruppo di poesie d’amore scritte negli anni Trenta.
L’autore si spense a Roma, all’età di 78 anni, nel 1991.
CONTESTO STORICO-CULTURALE, GENESI DELLOPERA
Vasco Pratolini, a causa dell’infelice situazione economica e familiare (la morte della madre ed il secondo matrimonio del padre), dovette curare da se la propria formazione culturale; aderì al fascismo di sinistra” per cercare una giustizia maggiore: quella offerta dal futuro dittatore Mussolini. L’Italia, reduce dalla Prima Guerra Mondiale, si trovò a dover affrontare un pesante deficit, che passò dai due miliardi e cinquecentouno milioni del 1913/1914, ai trenta miliardi e ottocentocinquantasette milioni del 1918/1919; le immediate conseguenze furono la forte diminuzione dei salari dei lavoratori e la forte lievitazione dei prezzi. La classe dirigente non fu in grado di arginare questi problemi, e nacquero numerose rivolte accompagnate da frequenti ed interminabili scioperi. Mussolini elaborò il suo programma, che ai lavoratori dell’epoca sembrò una speranza di salvezza: furono istituite le prime Camere del lavoro che avevano il compito di appoggiare i ribelli e gli scioperanti. Fu così che agli inizi degli anni Cinquanta nella mente di Vasco Pratolini, si delineò un progetto che riguardava la composizione di una trilogia sulla Storia d’Italia.
Nel 1949 l’autore cominciò a comporre la prima delle tre opere (Lo Scialo”), che narrava soprattutto le vicende dei lavoratori dell’epoca; dei loro scioperi e delle loro lotte per conquistare sempre più libertà. Egli però ritenne necessario, dopo aver composto gran parte de Lo Scialo”, inserire un prologo, un antefatto operaio del panorama.
Nacque così Metello”, scritto nel 1952 e pubblicato nel 1955. La storia italiana fu poi completata da Allegoria e derisione”, del 1966.
Furono due i principali critici del Metello”: Muscetta e Salinari. Il primo sostenne che l’opera di Pratolini, si identifica maggiormente in un romanzo sentimentale e personale, rispetto al romanzo storico. Per Muscetta infatti, la prima parte biografica di Metello Salani, soffoca il contesto storico, e le vicende degli scioperi affrontate, sono narrate in modo da mascherare la loro reale durezza ed importanza.
Salinari, al contrario delle affermazioni di Muscetta, sostenne che il Metello”, grazie alla parte biografica e sentimentale, intrecciata magistralmente con quella storica, è un’opera positiva e realistica (Neorealismo).
Negli anni seguenti la scrittura, il romanzo incontrò soprattutto critiche.
Il testo incontrò una fortuna sempre maggiore grazie al passare degli anni: non tutti erano in grado di leggere all’epoca, e la priorità era data al lavoro; nonostante ciò l’opera si distinse tra le contemporanee per il suo stile e per gli argomenti trattati.
Ai giorni nostri Metello” forse è sottovalutato proprio per gli argomenti che lo avevano reso forte all’epoca: infatti la tendenza è quella di leggere libri che narrano vicende più contemporanee, evitando i classici, grazie ai quali la letteratura italiana si è sviluppata.
RIASSUNTO
Metello nacque negli ultimi anni del 1800 a San Niccolò; senza vivere mai nel proprio paese natale si trasferì, a causa della morte di entrambi i genitori, presso Rincine, adottato da una famiglia del luogo.
A quindici anni, stanco della vita nel paesino, e desideroso di crescere e di conquistarsi la libertà, fuggì da casa dirigendosi verso Firenze.
Dopo aver corso due notti lungo la foresta, arrivò in città: egli non sapeva leggere né scrivere. Cominciò subito a cercare lavoro al mercato: nei primi tempi si accontentò di qualche centesimo allora, per trasportare delle casse.
Cominciò poi a lavorare come manovale, in un’impresa di muratori: durante uno sciopero venne arrestato e conobbe Betto in carcere: egli fu per Metello il padre che non aveva mai conosciuto”, infatti gli insegnò a leggere, a scrivere, e lo aiutò a maturare.
Betto morì, presumibilmente nell’Arno: dall’indomani della scomparsa di Betto, Metello diventò vero italiano e vero uomo”.
In effetti la figura di Betto era stata fondamentale per Metello, permettendogli di crescere.
Durante questi anni, che precedettero il servizio militare, Metello conobbe una vedova trentenne, Viola, con la quale instaurò un rapporto che, pur non basandosi sull’amore, si fondava su una forte attrazione fisica tra i due: dopo poco Metello partì per Napoli, a causa del servizio militare, dove conobbe altre ragazze.
Ritornato al lavoro, fu di nuovo in carcere: questa volta la sua incarcerazione fu importantissima, perché fu in questo momento che egli conobbe il vero amore: quello di Ersilia, figlia di Quinto Pallesi (compagno di lavoro di Metello, morto cadendo da un’impalcatura. sono incidenti che capitano, questi.”).
Ella inaspettatamente, poiché non lo conosceva bene, lo andò a trovare in carcere: i due, dopo un lungo periodo durante il quale si scrissero lettere quotidiane, si sposarono ed ebbero un figlio: Libero.
Fu il momento di un nuovo sciopero, che questa volta sarebbe stato l’unica salvezza: i salari dei lavoratori erano bassissimi, ed il costo del cibo, così come tutti i prezzi, era sempre più alto.
Metello ed i suoi soci, Lippi, il Tedesco, Aminta, il piccolo Renzoni, si accordarono, grazie anche alla presenza della Camera del Lavoro, con i lavoratori delle altre imprese, sullo sciopero. Questa non fu come le altre volte: i dipendenti si astennero dal lavoro per ben quarantasei giorni; alcuni patirono la fame, altri persero addirittura la vita durante gli scontri con l’esercito. L’ingegner Badolati, il datore di lavoro di Metello, era tra i più propensi a concedere l’aumento ai lavoratori, ma la maggioranza non glielo permise. Così lo sciopero si prolungò, e nessuno sapeva per quanto si sarebbe resistito in queste condizioni (nemmeno Del Buono, direttore della Camera del Lavoro, aveva più notizie).
Un giorno si diffuse la notizia, mentre Metello si trovava lontano da casa con la bella Idina (la donna per con la quale aveva tradito per l’unica volta la moglie Ersilia, a causa di una pura attrazione fisica, e niente più), che da Roma sarebbero arrivati presto gli aumenti: bastava resistere altri pochi giorni, ma era dura. Era così dura che i primi crumiri saltarono fuori, ricominciando a lavorare: nacquero degli scontri, e morì il Tedesco, ucciso da una fucilata di una guardia che tentava di sedare la piccola zuffa.
Lo sciopero finì, ed arrivarono, in parte, gli aumenti richiesti.
Dopo varie discussioni, minacce di licenziamento, Metello tornò al lavoro, e la vita si fece sempre più dolce; un giorno, però, un incidente ruppe di nuovo la calma che si era creata: morirono Lippi ed il piccolo Renzoni, precipitando com’era successo al padre di Ersilia Quinto Pallesi, da un’impalcatura.
Metello fu addolorato, ma era consapevole della frequenza con cui accadevano questi avvenimenti, quindi non si crucciò esageratamente per il dramma.
Seguì un breve periodo di lavoro tranquillo, durante il quale Metello ed Ersilia condussero una vita normale: venne una sera, in cui Metello confessò il tradimento alla moglie, che già sapeva tutto; il giorno dopo arrivarono le guardie sotto casa, per arrestare di nuovo l’uomo, a causa delle aggressioni che erano avvenute poco prima della fine dello sciopero. In prigione Metello venne a sapere che Ersilia era di nuovo incinta; ella le scrisse inoltre che aveva ricevuto una busta, intestata a Metello”, con dentro cento lire. Metello capì subito che poteva essere solamente opera di Viola, e nei suoi pensieri la ringraziò.
All’uscita di prigione i due si incamminarono, in compagnia di Libero, e si promisero di diventare una famiglia modello.
TECNICHE NARRATIVE
L’inizio dell’opera è quello di una biografia ricca di particolari: descrizione del personaggio principale, Metello; dei genitori; del paesino; della famiglia adottiva.
Il romanzo vero e proprio ha inizio dal momento in cui Metello, all’età di quindici anni, decide di trasferirsi a Firenze: Pratolini non descrive solamente Metello e ciò che lo circonda, ma mette in relazione i vari personaggi tra di loro, attraverso frequenti e lunghi discorsi diretti.
Egli si pone come narratore esterno ed onnisciente, assumendo spesso il punto di vista del muratore, partecipando alle vittorie ed alle sconfitte, ai sentimenti, alle paure ed alle certezze.
Nonostante la terza persona”, Pratolini si pone sempre da un punto di vista simile a quello dei personaggi che vivono le vicende direttamente. Spesso utilizza il noi”, esprimendosi con lo stesso linguaggio utilizzato dai personaggi stessi, per coinvolgere maggiormente il lettore.
Raramente egli interviene con commenti personali, a differenza delle opere precedenti.
PERSONAGGI PRINCIPALI
Metello: è il protagonista; nato a S. Niccolò (un quartiere di Firenze) da un padre renaiolo, rimane orfano prima della madre, poi del padre che muore sul lavoro, viene cresciuto dalla famiglia della balia a Rincine, ma a 15 anni fugge a Firenze dove incontra Betto che gli trova lavoro come muratore. Dora in poi dovrà badare a se stesso e lavorare per mangiare. Fisicamente è un ragazzo e poi un uomo dalle mani grandi, forte, dai capelli neri, la pelle abbronzata dal sole; non riceve istruzione, ma le persone che gli stanno attorno gli fanno da maestri, gli insegnano dapprima le teorie anarchiche, poi quelle socialiste; psicologicamente è caparbio, furbo, equilibrato, ama il suo lavoro e le donne, è solidale, rispettoso, è un abile oratore; sul piano ideologico subisce una maturazione: dapprima è convinto che non bisogna mai essere né il primo né l’ultimo, secondo ciò che gli aveva insegnato Chellini, in seguito si convince che bisogna stare o da una parte o dall’altra, non ci sono vie di mezzo, bisogna essere decisi nella vita, e lui decide di appoggiare le idee socialiste senza mai però mettersi in mostra, ed anche se lui vuol “valere per uno” alla fine sarà costretto a prendere su di sé anche la responsabilità degli altri decidendo per tutti, giungendo alla conclusione che siamo tutti sulla “stessa barricata”. Metello si può dire che sia simbolo della stessa classe operaia di quel periodo e della sua maturazione; inoltre Metello non è un eroe, ma come tutti si confonde nella folla, nella classe operaia che è passata alla storia.
Ersilia: è un’aiutante, moglie di Metello; nata a San Frediano, una bella ragazza forse cresciuta troppo in fretta, figlia dell’anarchico Pallesi, ha frequentato la scuola fino alla terza primaria, ha lavorato prima come seggiolaia, poi in un laboratorio che produceva fiori di carta, poi all’ospedale, è una ragazza forte con “l’argento vivo addosso”, non si fà intimorire, è calma ed equilibrata, chiara, onesta, aperta e semplice, ma da quando scopre il tradimento di Metello diventa più diffidente e meno spontanea; tuttavia è comprensiva nei confronti del marito e fa di tutto per rendere felice lui e la sua famiglia.
Viola: è un’aiutante, la prima vera amante di Metello; quando si frequentavano lui aveva vent’anni e lei trenta o quaranta, ma nonostante fosse già vedova, era bella e molto desiderabile. Aveva abbandonato la scuola dove lavorava per lavorare negli orti e in casa quando si era sposata; ora viveva con i suoceri in attesa di ereditare le loro terre e si concedeva tutti gli amanti che voleva. -70- In realtà Metello non si innamorò di lei, ma dei suoi modi, della sua pulizia, dei regali che gli faceva, ma poi la lasciò. Dopo qualche mese lei partorì un figlio che era di Metello, ma che lei tenne tutto per sé, poiché amava i bambini, sposando uno dei suoi amanti: cambiò totalmente vita in seguito a una confessione con Monsignore e divenne una madre premurosa e una donna perbene.-96-97-98
Ingegner Badolati: oppositore, era l’impresario presso cui Metello lavorava, un uomo anziano, stempiato, magro e alto, controllava sempre i suoi lavoratori e sapeva riconoscere quelli che lavoravano, era molto ricco ma si era guadagnato tutto da solo, pagava il massimo dei salari ed era sempre aperto verso i suoi lavoratori, è il meno “boia” dei lavoratori, ma per questo anche il più pericoloso -110.
Olindo: aiutante, fratello di latte di Metello e suo grande amico, dovette seguire i suoi genitori in Olanda, salvo poi tornare a Firenze a chiedere l’aiuto di Metello poiché non poteva più lavorare in miniera per essersi rovinato i polmoni e doveva comunque mantenere sua moglie e due figli; era molto debilitato, magro, dallo sguardo sfuggente, rassegnato ed inquieto, sempre lamentoso e pronto al risentimento, non esponeva le proprie idee ed aveva paura con lo sciopero di perdere il lavoro, quindi fu il primo ad arrendersi e tornare a lavorare, salvo poi essere linciato dai suoi compagni.
Cesare: marito di Ida Lombardi, lavora nel proprio laboratorio con due artigiani e si dedica interamente alla casa ed al lavoro, ma stare continuamente curvo sul telaio gli ha deformato la cassa toracica; non beve, va a messa la domenica e afferma di rispettare tutte le idee; si fa sottomettere ai voleri della moglie.
Ida Lombardi: oppositrice, è la vicina di Metello quando lui vive a S. Croce; è amica di Ersilia finché non tradisce suo marito per Metello; era molto giovane e bella, bruna, raffinata e cortese, aveva sposato un uomo ricco e molto più vecchio di lei, che riusciva a comandare a bacchetta; le piaceva rimanere a parlare con le amiche e Metello inizialmente provava una certa avversione per i suoi modi troppo ostentati, tutta fronzoli, una “esosa”, abituata ad ottenere quello che vuole.
Betto: aiutante, amico di Caco padre di Metello, detto il “Maestro”, lo aiutò quando era appena arrivato a Firenze, viveva a San Niccolò, si ubriacava ogni sera, era istruito, forse era diseredato, lavora come scaricatore; era molto gentile, tanto che fu come un padre per Metello, gli insegnò a leggere sul libro di Francesco Pezzi del 1878; scomparve una notte di settembre del 1890.
Pallesi: aiutante, padre di Ersilia, era un muratore, schietto nel parlare ed intelligente , dallo sguardo deciso e insieme bonario, morì scivolando dalle impalcature.
Chellini: aiutante, mutatore, convinto socialista, aveva una madre da sostenere, ma spesso si trovava in galera per essere una persona impulsiva
Sebastiano del Buono: aiutante, è segretario e fondatore della Camera di Lavoro, è una persona disinteressata, vive del suo lavoro di impiegato alle Ferrovie e passa tutto il suo tempo in riunioni con i lavoratori, a organizzare proteste, a scrivere manifesti e ad incoraggiare; si vestiva in modo elegante ma trasandato, aveva una voce esile ed un linguaggio comune-67.
Pescetti: aiutante, è un abile oratore, avvocato e buon cristiano; capace però di persuadere la gente, parlando come la gente comune -68.
TEMPO
Il tempo è direttamente deducibile dal testo e copre gli anni che vanno dal 1875 al 1902, periodo storico in cui le lotte della classe operaia si fanno molto aspre. Le date vengono scandite dalle tappe della vita del protagonista, ma anche dagli avvenimenti storici: le rivolte del proletariato del 98, la nascita della Seconda Internazionale, la nascita delle Leghe socialiste, il comizio dei muratori del 1901 al quale seguono scioperi che si protraggono per oltre un anno, lo sciopero dei muratori durato 46 giorni, terminato il 27 aprile 1902. In questo periodo di crisi economica gli operai, aderendo alle idee socialiste, prendono coscienza dei propri diritti, si riuniscono in Leghe di resistenza e di miglioramento e coalizzandosi usano gli scioperi come arma per difendersi.
SPAZIO
Ha una funzione talvolta narrativa gli spazi in cui è ambientata la vicenda sono assolutamente reali e sono tutti collocati presso Firenze, a parte la caserma a Napoli dove Metello svolge il suo servizio di leva, che per altro non è nemmeno descritto come luogo fisico. A Firenze invece ci sono:
- Rincine, un paese del Mugello, dove Metello vive fino a 15 anni una vita spensierata -43
- San Frediano, “il secolare squallore della città” (tanto che le forze dell’ordine non ci mettono piede) -138-139-140
- Santa Croce, quartiere dove Metello vive dopo essersi sposato
- Monterivecchi, le colline che circondano Firenze, dove si incontrano anarchici, socialisti e le leghe di lavoratori -171
- Le Murate, le prigioni di Firenze dove Metello venne imprigionato due volte -371
Molto spesso Pratolini si limita a elencare i nomi delle vie e delle piazze, come se il lettore li conoscesse già. I luoghi hanno funzione simbolica, in quanto rappresentano le fasi della vita di Metello (Rincine= la giovinezza spensierata, Napoli= il periodo di allontanamento dalla casa) e, nel caso di Firenze, la trasformazione che non solo i muri, ma anche la gente stava subendo.
TEMI DOMINANTI
La formazione” di Metello è il primo tema affrontato: dall’inizio alla morte di Betto. Metello in questo periodo della vita, grazie all’aiuto di chi lo circonda, e dello stesso Betto, conosce la vita.
Lo sciopero dei lavoratori è il secondo tema affrontato: Metello per i propri compagni si sacrifica e sempre subisce le dure conseguenze, senza mai pentirsi di ciò che commette. Lo scopo di questo sciopero è l’aumento del salario: la vita è troppo cara, ed i salari sono pressoché insufficienti.
La vita di Metello è sempre accompagnata dallamore, che svolge sempre un ruolo molto importante: dapprima manca, infatti Metello è solo, e nessuno lo ama veramente; poi l’amore lo avvicina ad Ersilia.
TEMATICHE PRINCIPALI
- La presa di coscienza da parte della gente comune che l’Italia è una e tutti gli italiani si assomigliano -140-141
- Il male ed il bene sono in ognuno di noi e nessuno è cattivo e ti fa del male se tu non sei cattivo e non fai del male -144-
- Amore (adulterio, ricerca di sicurezza)
- Socialismo e sviluppo industriale
- Solidarietà di classe
- Anarchia (organizzazione _sindacati_ e disorganizzazione)
- Intreccio vita pubblica e privata