X Agosto di Giovanni Pascoli
28 Dicembre 2019Introduzione alla raccolta poetica Myricae
28 Dicembre 2019La poesia “Novembre” di Giovanni Pascoli fa parte della raccolta Myricae ed è uno degli esempi più significativi della sua poetica.
Il componimento esprime la malinconia tipica del mese di novembre, attraverso un paesaggio in cui la natura sembra temporaneamente sospesa tra la vita e la morte. Pascoli usa questa immagine per riflettere sulla fragilità della vita e sul senso di attesa e di incertezza che pervade l’esistenza umana.
Testo della poesia
Novembre
Gemmea l’aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l’odorino amaro
senti nel cuore…Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
sembra il terreno.Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. È l’estate,
fredda, dei morti.
Analisi
Versi 1-4:
Gemmea l’aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l’odorino amaro
senti nel cuore…
La poesia inizia con un’apparente immagine positiva: l’aria è “gemmea”, limpida e luminosa, come una pietra preziosa, e il sole è così splendente che il poeta quasi si aspetta di vedere gli “albicocchi in fiore”, un’immagine primaverile che simboleggia la rinascita e la vita. L’illusione della primavera è così forte che il poeta immagina di percepire persino il profumo amaro del “prunalbo” (il biancospino). Tuttavia, quell’odore che si sente “nel cuore” già suggerisce che sotto questa parvenza di vitalità si nasconde una realtà diversa, un’emozione più malinconica.
Versi 5-8:
Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
sembra il terreno.
L’idillio dei primi versi viene subito infranto da una brusca contrapposizione. Il pruno non è affatto in fiore, ma “secco”, e le piante “stecchite” (dall’aspetto scheletrico) disegnano “nere trame” contro il cielo limpido. L’idea di vita che si intravedeva inizialmente viene negata dalla secchezza e dall’aridità delle piante, che appaiono spoglie e morte. Il cielo appare “vuoto”, senza vita, e il terreno sotto i piedi è “cavo”, come se fosse privato della sua vitalità. Questa descrizione è segno della condizione di stasi e di morte che caratterizza l’autunno inoltrato, una stagione di attesa e di preparazione alla morte dell’inverno.
Versi 9-12:
Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. È l’estate,
fredda, dei morti.
La poesia si conclude in un’atmosfera di silenzio e di immobilità. L’unico suono è il “cader fragile” delle foglie mosse dal vento, un’immagine che evoca la caducità della vita. Il crollo delle foglie è fragile e sottile, quasi impercettibile, come se anche la natura fosse sul punto di svanire. L’ultima immagine, “l’estate fredda dei morti”, è una potente ossimoro: novembre, il mese dedicato ai morti, è paragonato a una “estate fredda”, un paradosso che sottolinea l’illusione della vita in questo periodo di transizione verso l’inverno, dove tutto sembra ancora intatto, ma è già irrimediabilmente segnato dalla morte.
Temi principali
- Illusione della vita e la realtà della morte: L’illusione iniziale di una possibile primavera, con il sole limpido e l’aria tersa, viene presto infranta dalla cruda realtà di un paesaggio morto, secco e arido. Questo contrasto tra l’apparente vitalità e la realtà della morte è un tema caro a Pascoli, che spesso esplora la fragilità della vita e la sua connessione ineluttabile con la morte.
- La caducità della natura: Il crollo delle foglie diventa simbolo della precarietà dell’esistenza. Le foglie che cadono rappresentano il passaggio inevitabile dal ciclo della vita alla morte. Pascoli mette in luce come, nonostante la bellezza della natura, essa sia sempre sul punto di svanire e di dissolversi.
- La solitudine e il silenzio: La poesia è pervasa da un senso di immobilità e di silenzio, che si fa quasi palpabile nell’ultima strofa. Il silenzio che circonda la caduta delle foglie non è solo fisico, ma anche spirituale: è il silenzio della morte e della fine, un momento di sospensione tra la vita e l’inverno che incombe.
- La morte come destino universale: L’immagine finale dell’”estate fredda dei morti” sottolinea l’ineluttabilità della morte come parte del ciclo della vita. Novembre, il mese che segue la commemorazione dei defunti, rappresenta simbolicamente questo momento in cui la natura sembra già morire, pur mantenendo ancora una parvenza di vita.
Testo e Parafrasi
Testo:
Novembre
Gemmea l’aria, il sole così chiaro Ma secco è il pruno, e le stecchite piante Silenzio, intorno: solo, alle ventate, |
Parafrasi:
L’aria è limpida come una gemma, e il sole è così brillante che sembra quasi primavera: ti viene voglia di cercare i fiori sugli alberi di albicocco e senti nel cuore l’odore amaro del biancospino. Ma in realtà, il biancospino è secco, e le piante spoglie e scheletriche disegnano trame nere contro il cielo sereno. Il cielo è vuoto, e il terreno sembra vuoto sotto i tuoi piedi, come se fosse morto. Tutto intorno regna il silenzio: senti solo, quando soffia il vento, il suono lontano delle foglie che cadono fragili nei giardini e negli orti. È l’estate, ma è fredda, ed è l’estate dei morti. |
Commento finale
“Novembre” è una poesia che rappresenta perfettamente la visione malinconica e riflessiva di Giovanni Pascoli. Attraverso un linguaggio semplice ma estremamente evocativo, il poeta riesce a trasmettere il senso di sospensione e di attesa che caratterizza il mese di novembre, un periodo di transizione tra la vita e la morte. La contrapposizione tra l’apparenza ingannevole di una natura che sembra ancora viva e la realtà della morte imminente è un tema che Pascoli sviluppa con delicatezza e profondità, mostrando la sua capacità di cogliere e descrivere le sfumature più intime dell’esistenza umana.
L’ossimoro “estate fredda dei morti” riassume l’intera visione pascoliana: la vita e la morte sono strettamente legate, e ogni momento di apparente serenità è in realtà il preludio a qualcosa di più profondo e inevitabile.