Costantino
28 Dicembre 2019Che fai? Che pensi? Che pur dietro guardi
28 Dicembre 2019Nell’accampamento acheo, Achille e i Mirmidoni continuano il loro lutto per Patroclo (Libro 23 dell’Iliade).
Achille finalmente comincia ad accettare il cibo, ma continua a rifiutarsi di lavarsi finché non avrà seppellito Patroclo. Quella notte, il suo compagno morto gli appare in sogno, implorando Achille di celebrare presto il suo funerale affinché la sua anima possa entrare nella terra dei morti. Il giorno successivo, dopo un’elaborata cerimonia in cui sacrifica i dodici prigionieri troiani degli Achei, Achille prega per l’aiuto dei venti e accende la pira funeraria di Patroclo.
Il giorno successivo, dopo la sepoltura delle ossa di Patroclo, Achille organizza una serie di gare in onore di Patroclo. Vengono offerti premi meravigliosi e competono sia i comandanti che i soldati. Gli eventi includono boxe, lotta, tiro con l’arco e una corsa delle bighe, che Diomede vince con l’aiuto di Atena. Successivamente, Achille valuta l’idea di togliere il premio al secondo classificato, Antiloco, per darlo come consolazione all’ultimo classificato, a cui Atena ha privato della vittoria in modo che Diomede vincesse. Ma Antiloco si arrabbia all’idea che gli venga tolto il premio. Menelao poi aggiunge ulteriore argomento, dichiarando che Antiloco ha commesso un fallo durante la corsa. Dopo alcune accese parole, gli uomini si riconciliano tra loro.
Libro 24
Ricordati di tuo padre, il grande Achille divino…
vecchio quanto me, oltre la soglia della vecchiaia mortale!
Achille continua a piangere Patroclo e ad abusare del corpo di Ettore, trascinandolo attorno alla tomba del suo compagno morto. Apollo, nel frattempo, protegge il cadavere di Ettore dai danni e dalla putrefazione e allontana cani e spazzini. Infine, il dodicesimo giorno dopo la morte di Ettore, Apollo convince Zeus che Achille deve lasciare che il corpo di Ettore venga riscattato. Zeus invia Teti a portare la notizia ad Achille, mentre Iride si reca da Priamo per incaricarlo di avviare il riscatto. Ecuba teme che Achille uccida il marito, ma Zeus la rassicura inviandole un’aquila come buon auspicio.
Priamo parte con il suo autista, Idaeus, e un carro pieno di tesori. Zeus invia Hermes, travestito da benevolo soldato Mirmidone, per guidare Priamo attraverso l’accampamento acheo. Quando il carro arriva alla tenda di Achille, Hermes si rivela e poi lascia Priamo solo con Achille. Priamo supplica Achille in lacrime, implorando il corpo di Ettore. Chiede ad Achille di pensare a suo padre, Peleo, e all’amore tra loro. Achille piange per suo padre e per Patroclo. Accetta il riscatto e accetta di restituire il cadavere.
Quella notte Priamo dorme nella tenda di Achille, ma Hermes gli si avvicina nel cuore della notte e lo sveglia, avvertendolo che non deve dormire in mezzo ai nemici. Priamo e Ideo si svegliano, mettono Ettore sul loro carro e scivolano fuori dall’accampamento inosservati. Tutte le donne di Troia, da Andromaca a Elena, gridano di dolore quando vedono per la prima volta il corpo di Ettore. Per nove giorni i Troiani preparano la pira funeraria di Ettore: Achille ha concesso loro una tregua dalla battaglia. Il decimo giorno i Troiani accendono la pira di Ettore.
Analisi: libri 23 e 24
I giochi al funerale di Patroclo servono principalmente da cuscinetto tra due eventi culminanti: la morte di Ettore e la sua sepoltura. Di conseguenza, servono a poco nella trama della storia. Alcune competizioni, tuttavia, in particolare la corsa delle bighe, forniscono una certa drammaticità, ma nessuno degli eventi del Libro 24 dipende dal loro esito. In una scena che riecheggia fortemente l’incidente che provoca la rabbia iniziale di Achille nei confronti di Agamennone, Achille, ironicamente, cerca di privare l’auriga del secondo posto, Antiloco, del premio giustamente vinto. Proprio come Antiloco arriva secondo dietro Diomede, così Achille è secondo dopo Agamennone; Antiloco, come fa Achille in precedenza, rifiuta di subire l’ingiustizia e l’umiliazione di vedere i suoi successi non apprezzati. A differenza del conflitto tra Achille e Agamennone, tuttavia, questa questione si risolve pacificamente e non ha risultati duraturi per nessuno dei personaggi. In definitiva, i giochi funzionano per il lettore tanto quanto per i personaggi: come diversivo dal dolore.
L’Iliade finisce proprio come è iniziata: proprio come fa Crise nel Libro 1, Priamo ora attraversa le linee nemiche per supplicare l’uomo che ha suo figlio. Questa volta, però, le preghiere del padre vengono subito esaudite. L’invocazione da parte di Priamo del padre di Achille, Peleo, crea un legame momentaneo tra lui e Achille. Achille sa che è destinato a non tornare mai più a Ftia, il che significa che un giorno Peleo sarà il padre desolato che Achille ha reso Priamo, in lutto per un bambino strappatogli di mano in territorio nemico. Questa consapevolezza che suo padre è destinato a soffrire ciò che Priamo sta soffrendo scioglie finalmente la rabbia di Achille, portando un senso di chiusura al poema.
Il legame tra Achille e Priamo si rivela tuttavia del tutto transitorio. Nessuna alleanza è possibile fra Greci e Troiani.
strinse fra le sue mani i ginocchi d’Achille, baciò quella mano
tremenda, omicida, che molti figliuoli gli uccise.
Come quando grave colpa ha travolto un uomo,
che, ucciso in patria qualcuno, fugge in altro paese,
in casa d’un ricco, stupore afferra i presenti;
così Achille stupì, vedendo Priamo simile ai numi,
e anche gli altri stupirono e si guardarono in faccia.
Ma Priamo prendendo a pregare gli disse parola:
“Pensa al tuo padre, Achille pari agli dèi,
coetaneo mio, come me sulla soglia tetra della vecchiaia,
e lo tormentano forse i vicini, standogli intorno,
perché non c’è nessuno che il danno e il male allontani.[…]
Ma io sono infelice del tutto, che generai forti figli
nell’ampia Troia, e non me ne resta nessuno. […]
v. 498 ma Ares furente ha sciolto i ginocchi di molti,
e quello che solo restava, che proteggeva la rocca e la gente,
tu ieri l’hai ucciso, mentre per la sua patria lottava,
Ettore…
per riscattarlo da te, ti porto doni infiniti […].v. 507 Disse così, e gli fece nascere brama di piangere il padre:
allora gli prese la mano e scostò piano il vecchio;
entrambi pensavano e uno piangeva Ettore massacratore
a lungo, rannicchiandosi ai piedi d’Achille,
ma Achille piangeva il padre, e ogni tanto
anche Patroclo; s’alzava per la dimora quel pianto […].