Introduzione e Parafrasi
1-3:
“Avvegna che la subitana fuga
dispergesse color per la campagna,
rivolti al monte ove ragion ne fruga,”
Nonostante la fuga improvvisa dei peccatori che si disperdono per la pianura, Dante e Virgilio si rivolgono verso il monte del Purgatorio, che simboleggia il luogo dove la ragione “fruga” l’anima, ossia la esamina e la purifica dai peccati.
4-6:
“i’ mi ristrinsi a la fida compagna:
e come sare’ io sanza lui corso?
chi m’avria tratto su per la montagna?”
Dante si stringe a Virgilio, la sua guida fidata, consapevole che senza di lui non sarebbe in grado di proseguire il cammino verso la salvezza. Dante riconosce la necessità di una guida spirituale per affrontare l’ascesa al monte.
7-9:
“El mi parea da sé stesso rimorso:
o dignitosa coscïenza e netta,
come t’è picciol fallo amaro morso!”
Virgilio sembra provare un rimorso interiore. Dante si meraviglia di quanto una coscienza pura e dignitosa sia sensibile anche al più piccolo errore: un segno della rettitudine morale di Virgilio, che pur essendo una guida sicura, è consapevole delle sue imperfezioni.
10-12:
“Quando li piedi suoi lasciar la fretta,
che l’onestade ad ogn’atto dismaga,
la mente mia, che prima era ristretta,”
Quando Virgilio rallenta il passo, perché la sua coscienza onesta non gli permette di procedere in modo affrettato, la mente di Dante, che fino a quel momento era concentrata sulla fretta del viaggio, si apre.
13-15:
“lo ’ntento rallargò, sì come vaga,
e diedi ’l viso mio incontr’al poggio
che ’nverso ’l ciel più alto si dislaga.”
Dante, liberato dall’ansia, allarga la sua mente e alza lo sguardo verso il monte del Purgatorio, che si innalza verso il cielo, simbolo della purificazione e dell’ascesa spirituale.
16-18:
“Lo sol, che dietro fiammeggiava roggio,
rotto m’era dinanzi a la figura,
ch’avëa in me de’ suoi raggi l’appoggio.”
Il sole, che sorgeva dietro di loro e ardeva di una luce rossastra, viene temporaneamente oscurato dalla figura di Virgilio, i cui raggi si riflettevano su Dante, come a indicare che Virgilio è per Dante un mediatore della luce divina.
19-21:
“Io mi volsi dallato con paura
d’essere abbandonato, quand’io vidi
solo dinanzi a me la terra oscura;”
Dante si volta di lato spaventato, temendo di essere rimasto solo, perché davanti a lui vede solo l’ombra, una “terra oscura”, priva della luce della guida.
22-24:
“e ’l mio conforto: ‘Perché pur diffidi?’,
a dir mi cominciò tutto rivolto;
‘non credi tu me teco e ch’io ti guidi?'”
Virgilio, percependo il timore di Dante, lo rassicura chiedendogli perché continui a dubitare. Virgilio, la guida e il conforto di Dante, gli ricorda che non lo ha abbandonato e che continuerà a guidarlo.
Analisi e Commento
Questa parte del canto esprime in modo chiaro il senso di dipendenza di Dante dalla guida spirituale di Virgilio, che rappresenta la ragione e la filosofia morale. Dante, consapevole delle difficoltà del percorso, riconosce che senza l’aiuto di Virgilio non sarebbe in grado di salire il monte del Purgatorio, simbolo dell’ascesa verso la purificazione dell’anima.
La figura di Virgilio è complessa: da un lato, egli è il simbolo della saggezza e della virtù pagana, un maestro che sa guidare Dante attraverso le difficoltà; dall’altro, appare sensibile al proprio limite, essendo un’anima dannata che non potrà mai ascendere al Paradiso. Il “rimorso” che Dante percepisce in Virgilio può essere interpretato come una forma di autocoscienza morale, un sentimento che distingue le anime nobili e rette, che soffrono per anche piccoli errori o difetti.
Un aspetto interessante è il rallentamento del passo di Virgilio, che ha un significato simbolico: la fretta è spesso associata a comportamenti poco ponderati o superficiali. Virgilio, rallentando, mostra la necessità di agire con prudenza e riflessione. Questo rallentamento permette a Dante di liberare la mente e di contemplare meglio il monte che si erge davanti a lui, segno del suo crescente desiderio di purificazione.
Il passaggio della luce del sole, “rotto” dalla figura di Virgilio, è di grande rilievo simbolico. Virgilio, infatti, funge da mediatore tra Dante e la luce divina. Sebbene Virgilio non possa godere direttamente della salvezza, è comunque in grado di trasmettere la luce del sole a Dante, fungendo da guida luminosa nel percorso verso la salvezza. La luce rappresenta qui la grazia divina, che illumina il cammino di Dante anche se indirettamente, attraverso la mediazione della ragione e della guida morale di Virgilio.
L’ombra e la “terra oscura” che Dante vede quando teme di essere abbandonato simboleggiano la paura e il dubbio che l’uomo prova quando si sente privato della guida della ragione. Dante, che dipende dalla presenza di Virgilio, reagisce con timore all’idea di dover affrontare l’ardua salita del Purgatorio senza di lui. Tuttavia, Virgilio lo rassicura, ricordandogli che egli è ancora al suo fianco e che continuerà a guidarlo.
Considerazioni finali
Il tema della fiducia nella guida morale e spirituale è centrale in questo passaggio. Dante riconosce la propria fragilità e il bisogno di una guida superiore per affrontare il percorso della purificazione. Virgilio, simbolo della ragione umana, è qui esemplificato come un maestro che, pur consapevole dei suoi limiti, continua a indicare la strada giusta.
L’incontro tra luce e ombra, il movimento della luce del sole e l’ombra proiettata dalla figura di Virgilio, rappresentano il dualismo tra la ragione (la luce) e il dubbio (l’ombra), un contrasto che Dante sperimenta lungo il suo viaggio. Il cammino verso la salvezza richiede non solo forza e determinazione, ma anche la fiducia in una guida che sappia portare alla luce la verità, nonostante le difficoltà del percorso.
In conclusione, questi versi riflettono il percorso di ogni anima in cerca di purificazione: la necessità di una guida, la lotta con i propri dubbi e la consapevolezza che, anche nelle difficoltà, esiste una luce che continua a illuminare il cammino, sia pure attraverso un intermediario come Virgilio.