In principio era Dylan
27 Gennaio 2019Alda Merini
27 Gennaio 2019Relazione sul libro Siddartha di Hermann Hesse
Garavaglia Andrea
AUTORE: Hermann Hesse, romanziere tedesco naturalizzato svizzero nel 1921 (Cawl, Württemberg, 1877 – Montagnola, Lugano, 1962). Nato da una famiglia di fervente tradizione pietistica, si ribellò giovanissimo contro l’influenza religiosa, che tuttavia contrassegnò gran parte della sua opera. A quattordici anni, lasciata la famiglia, fece vari mestieri: prima meccanico, poi libraio a Tubinga e infine a Basilea, dove si stabilì nel 1899. Conobbe il successo fin dal suo primo romanzo, Peter Camenzind (1904), sull’incomprensione tra genitori e figli; lo stesso tema è ripreso in Sotto la ruota (1906). Il romanzo, divenuto ormai per lui soprattutto il mezzo per esprimere i suoi pensieri, rivela, sotto la trasposizione, il desiderio di costruire una filosofia dell’umanità partendo dalle proprie esperienze. Così ha narrato di matrimoni infelici, come lo fu il suo, in Gertrud (1910) e Rosshalde (1914); l’eroe di quest’ultimo romanzo parte per l’India, come aveva fatto Hesse stesso nel 1911. Durante questo viaggio lo scrittore ebbe modo di riflettere sulle contraddizioni che caratterizzano il mondo intero. Lo scoppio della guerra nel 1914 lo colpì vivamente. Le sue inquietudini ispirarono un nuovo romanzo Demian (1919) e il bellissimo racconto Siddharta (1922). Dopo l’assai discusso Lupo della steppa (1927), allegorica trasfigurazione del suo dramma interiore, l’arte di Hesse si rasserenò ed egli scrisse Narciso e Boccadoro (1930) che in un mitico medioevo esprime l’armonia tra la vita vissuta e la spiritualità mistica ed è considerata la sua opera migliore. Il gioco delle perle di vetro (1943), costituì, infine, negli anni in cui tutta l’umanità era in guerra, una specie di sintesi delle filosofie occidentali ed orientali: è un romanzo fantastico, in cui uomini superiori, ritirati in una provincia chiusa ai rumori del mondo, si sforzano di condensare tutte le conquiste dello spirito umano in una specie di algebra simbolica. Hesse ha lasciato anche poesie liriche delicatissime e malinconiche. Nel 1946 raggiunge il massimo riconoscimento con il premio Nobel per la letteratura.
RIASSUNTO:
Nell’India di un tempo sconosciuto crebbe Siddharta, figlio di un ricco brahmino.
Sin da piccolo aveva seguito diligentemente tutti gli insegnamenti del padre. Egli era sempre accompagnato dal suo fedele amico Govinda che lo ammirava moltissimo e che viveva sempre nella sua ombra. Quando Siddharta camminava per la strada, suscitava l’ammirazione delle persone, l’amore delle ragazze e l’orgoglio dei suoi genitori, felici di avere un figlio così studioso. Ma egli non si sentiva soddisfatto dalla sua dottrina, non trovava la felicità interiore, l’appagamento dell’anima e la liberazione dal dolore. Fu per questo che un giorno decise di andare a vivere con i Samana del bosco per apprendere la loro dottrina. Quindi partì accompagnato dal suo fedele compagno. Fu accolto dai Samana dai quali apprese in tre anni tutto ciò che potevano insegnargli.
Un giorno però si accorse che avrebbe potuto imparare tutto ciò anche nella più sporca bettola del mondo. Proprio in quei giorni giunse la notizia che in città era arrivato il venerabilissimo Gotama, il Buddha, l’Illuminato e Siddharta decise di ascoltare questa nuova dottrina. Lasciarono così i Samana e giunsero al boschetto di Jetavana, dove ascoltarono la dottrina del Buddha alla quale aderì Govinda. Quindi si congedò da lui e dal suo amico che lo aveva abbandonato dopo tanti anni. Allontanandosi cominciò a riflettere sulla sua vita e capì che quello che aveva cercato di ottenere era sempre stato a portata di mano e che lui lo aveva sempre evitato, mentre tutto quello che cercava lo avrebbe trovato conoscendo meglio se stesso e imparando dal suo Io, dal quale aveva sempre cercato di liberarsi. Ora il mondo appariva più bello ai suoi occhi ed egli, con il tempo, imparava sempre di più. Si sentiva felice e quindi partì per la città alle cui porte incontrò una splendida donna trasportata su una portantina. Venne a sapere che si trattava di Kamala, una ricca cortigiana . E fu proprio quell’incontro a stravolgere la vita del giovane Brahmino Samana che diventò ricco lavorando per un facoltoso mercante di nome Kamaswami per potersi permettere gli incontri con la dolce Kamala, saziò la sua vita di piaceri terreni e materiali e perse la sua felicità interiore. Allora, resosi conto che aveva perso anche le capacità che aveva appreso durante la sua giovinezza. Quella sera, aveva deciso che si sarebbe suicidato gettandosi nel fiume, ma a un certo punto risentì quella voce dentro di sé che sussurrava il sacro Om. Quando si risvegliò dal lungo sonno di quella notte notò poi vicino a lui un monaco dalla tonaca gialla che si destò e che lui riconobbe essere il suo antico amico Govinda. Il monaco gli disse che aveva vegliato su di lui durante il sonno. Siddharta lo salutò e lo chiamò per nome e solo dopo Govinda lo riconobbe. Scambiarono quindi qualche parola come ai vecchi tempi, quindi si congedarono. Siddharta si sentiva di nuovo integro interiormente e ancora felice. Incontrò un barcaiolo al quale chiese di insegnargli l’arte di condurre una barca e di ascoltare, dato che l’uomo, che si chiamava Vasudeva, aveva ascoltato fino a tarda notte le vicende del suo ospite, stupendolo. I due uomini passarono molti anni insieme come fratelli, alternandosi i compiti e ascoltando il fiume che ogni volta insegnava loro qualcosa di nuovo. Un giorno arrivò alla capanna Vasudeva che portava in braccio una donna accompagnata da un bambino. Quella donna era Kamala che si era convertita alla dottrina del Buddha e il bambino era figlio di Siddharta. Kamala morì la notte stessa poiché era stata morsa da un serpente. Siddharta e Vasudeva tennero il ragazzino con loro, ma scappò in città. Invano il padre lo seguì, ma alla fine Vasudeva gli fece capire che il figlio stava seguendo le orme di quel ragazzino di nome Siddharta, che aveva abbandonato la sua vita per seguire la propria strada, e che ora si rendeva conto del gran dolore che aveva dato al padre quando lo lasciò. Un giorno Vasudeva comunicò al suo compagno che lo avrebbe lasciato e che sarebbe andato nel bosco. Poco dopo Siddharta rincontrò il suo amico Govinda che però nuovamente non lo riconobbe subito. Il monaco brillava di ammirazione per il suo amico che aveva veramente trovato la felicità, così gli chiese quale fosse il suo segreto. Allora Siddharta glielo svelò, avvertendolo però che ciò che diceva poteva sembrare qualcosa di insensato e bizzarro, e così apparirono le sue parole all’amico, che comunque continuava a pensare che la persona che gli stava innanzi fosse un santo e s’inchinò davanti a lui .
PERSONAGGI: Il protagonista della vicenda è Siddharta, un personaggio molto profondo e meditativo, che cerca la felicità interiore. Siddharta è un personaggio che cresce, che si forma a mano a mano che fa esperienza, che impara sempre dai suoi errori. Infatti comprende da solo che quello che stava cercando era all’interno del suo Io dal quale in principio aveva cercato di liberarsi.
Gli altri personaggi sono :
Govinda è l’amico fedelissimo di Siddharta che sembra destinato a vivere per tutta la vita all’ombra del compagno, seguendone le decisioni e lo stile di vita. Invece ad un certo punto prende da solo una decisione che non viene condivisa da Siddharta e anche se lo rattrista il fatto di dover lasciare il suo amico che fino a quel momento era stato il suo unico punto di riferimento, intraprende una nuova vita all’ombra questa volta del Buddha. Quest’ultimo è importante poiché è dopo averlo visto e udito che Govinda abbandona l’amico e che Siddharta si rende conto di come abbia sprecato la sua vita fino a quel momento ed è stato alla vista di quell’uomo perfetto che il giovane decise di non seguire più alcuna dottrina.
Il barcaiolo Vasudeva è uno degli innumerevoli maestri di Siddharta e non è un uomo ricco, ma i suoi pensieri sono profondi , è questo piccolo e semplice uomo ad aiutare Siddharta ad ascoltare il fiume e in seguito ad alleviare il dolore causatogli dal figlio.
Kamala è anch’essa una maestra di Siddharta e fu per lei che lui intraprese la nuova vita in città, che si trovò un lavoro e per colpa della quale fu spinto a perdere le sue virtù interiori. Kamala, come dice Siddharta stesso, non ama, perché altrimenti non avrebbe potuto fare dell’amore un’arte.
Il mercante Kamaswami insegnò l’arte della compravendita a Siddharta, a trattare il denaro e a non cedere ai creditori. Era un vecchio che amava sottomettere chi non gli sapeva tenere testa, ma in compenso era molto disponibile e affabile con chi riteneva all’altezza.
SPAZIO: La vicenda si svolge in una lussureggiante India ricoperta di boschi e attraversata da fiumi cristallini; in particolare la storia di Siddharta ha luogo in foreste, luoghi di pace nei quali il protagonista vive felice, e in una città, dove assapora i piaceri materiali dimenticandosi di quelli interiori. Sembra quasi che l’autore abbia voluto creare questa contrapposizione tra la natura, che dona felicità, e le opere umane, luoghi nei quali l’uomo perde sé stesso.
TEMPO La vicenda di Siddharta è senza tempo. L’autore non ci dà alcun indicatore temporale specifico forse per rendere meglio l’idea che i problemi e le domande che si pone l’uomo sono sempre le stesse e che i concetti espressi in questo libro varranno sempre, in qualsiasi epoca e in qualsiasi luogo. Tuttavia, la presenza del Buddha, fa risalire il tempo della storia al VI secolo a.C.
STILE : Lo stile che l’autore ha adottato nella stesura del libro è molto complicato . Ho avuto molte difficoltà in certi passaggi che ho dovuto leggere numerose volte per avere il presagio di averli capiti. Il linguaggio rispecchia la difficoltà e la complessità del tema espresso, che sarebbe stato più comprensibile se il linguaggio fosse stato più semplice .
TEMATICHE Il messaggio dell’autore è molto utile, profondo e rivolto a tutti. Suggerisce che, per trovare la felicità, ognuno deve dapprima conoscere se stesso ed è lì che troverà tutte le risposte alle domande che si pone, o almeno saprà dove andarle a cercare. Inoltre l’autore ci dice che ogni persona deve cercare la propria strada e toccare con mano i vari aspetti della vita. Solo coloro che non hanno abbastanza forza d’animo si appoggiano a delle dottrine che in apparenza danno loro la sicurezza, ma per l’autore non è quel tipo di vita che regala la felicità. Inoltre il racconto della vita di Siddharta insegna a ricavare il massimo dalla vita apprezzando ciò che ci circonda e sfruttando al massimo le proprie capacità e il proprio potenziale, ma ci fa anche capire che non bisogna perdere di vista né la propria meta, né i propri punti di riferimento e che bisogna dare ascolto soprattutto all’istinto, che magari lì per lì ci può far sbagliare, ma ciò che è fatto d’istinto è sempre la migliore esperienza di vita possibile. L’ultima affermazione dell’autore è che la saggezza non si può trasmettere come le conoscenze, ma ognuno deve maturare interiormente fino a raggiungere questo stato mentale.
COMMENTO: Il libro mi ha particolarmente colpito per il suo contenuto molto riflessivo e introspettivo . Nonostante sia ambientato in un epoca abbastanza remota sembra in ogni caso molto attuale per i temi trattati e per ciò lo consiglio a tutti gli adolescenti come me .
L’unico “scotto” da pagare è il difficile linguaggio da interpretare e quindi da rileggere diverse volte prima di cogliere il vero significato .