Negli spazi pubblici i botti di Natale e di capodanno, rozzi, illegali e tossici, inquinano l’aria ed intontiscono le menti dei deboli.
Chi spara fuochi di artificio a capodanno si sente forte con i tric-trac in mano e crede psicologicamente di resettare in meglio la propria vita insignificante, invece tutto finisce lì, in trac, in rozzi rumori e fumi puzzolenti, che confermano maggiormente la stupidità dell’azione. Con un poco di osservazione psicologica, su chi compra, accende e lancia questi velenosi cartocci esplosivi, si scopre il vero volto di tante persone tamarre, che odiano i fiori e vivono nell’ansia di partecipare alla moda effimera e pacchiana, con il desiderio di farsi notare e di richiamare con la prepotenza l’attenzione su di sé. Lo sparo dirompente e fumoso è il mezzo prepotente e prevaricante, che i creduloni usano, per attirare o per spaventare gli altri, sperando di divenire più importanti col fuoco di paglia.
Cominciamo col dire che prima ancora di aspettare capodanno, provvedono a far esplodere tanti fuochi di artificio anche le centinaia di pregiudicati che alla fine della pena carceraria rientrano nello loro famiglie accolti con esplosioni di castagnole e bengala. Ma anche le feste padronali comportano processioni in un campo minato. Infine i ragazzi di strada, nei paesi di provincia, già dal mese di novembre e fino a tutto gennaio, spendono tutti i loro spiccioli in strisce esplosive cinesi. Tutte le esplosioni vengono effettuate naturalmente negli spazi pubblici o nelle aree condominiali, senza rispetto di alcuna norma umana e legale. Alla fine vengono causati molti danni all’ambiente biologico da queste pratiche tribali, malsane e pericolose. Però la speranza di uscire da questi comportamenti è ancora limitata fin quando non si diffonderanno le conoscenze psicologiche sui motivi di queste azioni umane. Tanti euro sprecati nel comprare botti, bombette e tric-trac pieni di sostanze tossiche e polveri sottili che intossicano l’aria già abbastanza rovinata da auto, aerei, bruciatori ed industrie e spaventano bambini, vecchi, cani, gatti, uccelli.
Ma molti non arrivano intelligentemente a queste considerazioni e continuano a sentirsi felici e contenti con i tric-trac in mano !
g.i.
Gennaro IASEVOLI, Psicologo, Esperto scientifico in Albo REPRISE – Ministero Università e Ricerca, nato e residente in provincia di Napoli, ha studiato in gioventù all’Università di Torino Specializzandosi in Psicologia. Ha maturato esperienze di Dirigente scolastico nei Licei e di docente di Psicologia all’Università Federico II di Napoli e presso l’Università Parthenope di Napoli. Ha donato volontariamente servizio al Comune di Pomigliano d’Arco nella équipe psico-pedagogica, alla Protezione Civile Misericordie d’Italie ed all’Ordine di Malta.
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ottima riflessione