Pier Paolo Pasolini Vita e opere
28 Dicembre 20194 Adua di Giuseppe Tugnoli quarta puntata
28 Dicembre 2019La ricostruzione degli Scritti Corsari di Pasolini è affidata al lettore. È il lettore che deve riunire i frammenti di un’opera dispersa e incompleta.
È il lettore che deve mettere insieme queste parti così disperse, che tuttavia costituiscono un tutto. È il lettore che deve organizzare i loro momenti contraddittori alla ricerca della loro unità essenziale. È il lettore che deve eliminare le occasionali incongruenze (ovvero, sondaggi sperimentali o ipotesi abbandonate). È il lettore che deve sostituire le ripetizioni con le loro varianti sporadiche (oppure accettare le ripetizioni come appassionate anafore).
Il lettore ha davanti a sé due “serie” di scritti, che, ordinati cronologicamente, corrispondono approssimativamente a: 1) una “serie” di scritti primari; e 2) una “serie” di più umili scritti complementari, corroboranti, documentaristici. Il lettore dovrà ovviamente passare da una “serie” all’altra. A parte questo libro di scritti giornalistici, non ho mai preteso dai miei lettori un grado così necessario di devozione filologica. Tale devozione è poco comune di questi tempi. Naturalmente il lettore è invitato a riferirsi anche ad altri scritti oltre a quelli contenuti nella “serie” di scritti di questo libro. Ad esempio, ai testi degli interlocutori con i quali ho avuto scambi polemici o ai quali ho replicato o risposto con tanta caparbietà. Oltre all’opera che il lettore deve ricostruire, questo libro è totalmente privo di alcuni materiali che sono però essenziali. Mi riferisco soprattutto alla poesia italo-friulana. Nel periodo compreso nella prima “serie” dagli articoli sul discorso del “Blue jeans Jesus” (17 maggio 1973) e sulla trasformazione antropologica degli italiani (10 giugno 1974), e nella parallela “serie” , dalla recensione di Un pò di febbre di Sandro Penna (10 giugno 1973) e dalla recensione di Io faccio il poeta di Ignazio Buttitta (11 gennaio 1974) – ho pubblicato una raccolta di testi poetici in Paese Sera (5 gennaio 1974) scritti nello stile della mia nuova tradizione italo-friulana inaugurata su La Stampa (16 dicembre 1973), che costituisce un nesso essenziale non solo tra le due “serie” ma anche all’interno prima “serie” stessa, cioè nel contesto dei dibattiti più contemporanei affrontati in questo libro. Non posso includere qui quei versi, perché non sono scritti “corsari” (o sono troppo “corsari”). Ad essi dunque si rimanda il lettore, nei libri e negli articoli sopra citati, o nella nuova, definitiva raccolta, La nuova gioventù (Einaudi, 1975).