Primo anno di liceo in 1A – di Naime Murati
9 Settembre 2015La classe 1A – di Irene Bortoluzzi
9 Settembre 2015“Ho scommesso sulla vita, cos’altro potevo fare a venticinque anni con due bambini piccoli tra le mani e un terzo in arrivo? Mi sono data da fare tutti i giorni, unico antidoto alla depressione, e ho cercato di vaccinarvi dall’accidia, dall’odio, dalla condanna a essere vittime rabbiose. Questo non significa essere arrendevoli o mettere la testa sotto la sabbia. Significa battersi per avere verità e giustizia e continuare a vivere rinnovando ogni giorno la memoria. Fare diversamente significherebbe piegarsi totalmente al gesto dei terroristi, lasciar vincere la loro cultura della morte.”
Questa è la frase più significativa dal mio punto di vista del libro “Spingendo la notte più in là” di Mario Calabresi. La frase è pronunciata dalla madre dell’autore, moglie di Luigi Calabresi, ucciso dal terrorismo in Italia negli “anni di piombo”. Questa citazione, spiega inoltre anche il titolo del libro, e cioè la capacità di riuscire a sorpassare i fatti, la tragedia che li ha colpiti, senza però dimenticare.
Luigi Calabresi partecipò alle indagini sulla strage di Piazza Fontana, e venne accusato di aver ucciso l’anarchico Giuseppe Pinelli, che precipitò dalla finestra del suo ufficio mentre venivano eseguiti gli interrogatori. Prima ancora che la Magistratura lo indicasse come innocente, fu ucciso, il 17 maggio 1972, da due colpi di pistola, alle spalle e alla testa, mentre usciva di casa dopo aver salutato la moglie, Gemma Capra.
Nel libro sono raccontati i vari passaggi dei processi, dove anche Mario, ormai grande, partecipa, analizzando tutti i particolari per poter scagionare il padre, riuscendo a provare che Pinelli si era accasciato sulla ringhiera del balcone, alquanto bassa, ed era caduto preso da un malore, dovuto alle sue condizioni critiche per le fatiche e i digiuni dei giorni precedenti.
Sono raccolte anche le testimonianze di molte delle famiglie di altre vittime di quel periodo, gli anni di piombo, sia di chi è non è riuscito a lasciarsi alle spalle le proprie tragedie, sia di chi invece è andato avanti, cercando di portare a galla la verità e la giustizia.
Un libro molto emozionante, che offre uno spaccato sulla vita delle persone che oltre a subire la perdita di persone fondamentali per la loro vita, devono sopportare gli insulti, le infamazioni, e le discriminazioni della propaganda e di coloro che pensano di poter decidere la vita degli altri.
“Mario, non permettere che altri decidano il tuo destino, lo hanno già fatto quando eri bambino. Questa volta decidi tu.”