Il Saul di Vittorio Alfieri
28 Dicembre 2019Giuseppe Ungaretti nomade e i suoi fiumi
28 Dicembre 2019Il sonetto “Sublime specchio di veraci detti” rappresenta un vero e proprio autoritratto di Vittorio Alfieri, in cui il poeta si rivolge a un dipinto che lo ritrae, chiedendogli di mostrargli la sua vera essenza, sia fisica che interiore.
L’opera, scritta in forma di sonetto, presenta una struttura metrica precisa (ABAB ABAB CDC DCD) e un linguaggio ricco di figure retoriche.
Analisi metrica e formale
- Metrica: Il sonetto è composto da quattordici versi endecasillabi, divisi in due quartine e due terzine. Lo schema metrico è ABAB ABAB CDC DCD.
- Rime: Le rime sono alternate nei primi due quadrati e incrociate nei due terzetti.
- Genere: Il sonetto appartiene al genere lirico e ha funzione descrittiva e riflessiva.
Testo del sonetto
Sublime specchio di veraci detti,
mostrami in corpo e in anima qual sono:
capelli, or radi in fronte, e rossi pretti;
lunga statura, e capo a terra prono; 4
sottil persona in su due stinchi schietti;
bianca pelle, occhi azzurri, aspetto buono;
giusto naso, bel labro, e denti eletti;
pallido in volto, più che un re sul trono: 8
or duro, acerbo, ora pieghevol, mite;
irato sempre, e non maligno mai;
la mente e il cor meco in perpetua lite: 11
per lo più mesto, e talor lieto assai,
or stimandomi Achille, ed or Tersite:
uom, se’ tu grande, o vil? Muori, e il saprai. 14
Parafrasi e commento
Prima quartina: Il poeta si rivolge al ritratto, chiedendogli di mostrargli la sua vera immagine. Descrive i suoi tratti fisici in modo dettagliato: capelli rossi e radi sulla fronte, statura alta, postura curvata, corpo magro e pelle chiara.
Seconda quartina: Continua la descrizione fisica, sottolineando la pallore del volto, paragonato a quello di un re costantemente in ansia.
Prima terzina: Il poeta inizia a descrivere il suo carattere, contraddittorio e complesso. È duro e acerbo, ma anche mite e pieghevole. La sua mente e il suo cuore sono in continuo conflitto.
Seconda terzina: Il poeta si paragona a figure mitiche come Achille e Tersìte, rappresentando la sua continua oscillazione tra grandezza e viltà. Conclude affermando che solo la morte potrà rivelargli la sua vera natura.
Analisi del contenuto
- Autoritratto sincero: Alfieri non si nasconde dietro false apparenze, ma mostra se stesso con onestà e lucidità, mettendo in luce i suoi difetti e le sue contraddizioni.
- Dualismo interiore: Il poeta è tormentato da un profondo dualismo interiore: da un lato, aspira alla grandezza e alla perfezione, dall’altro è consapevole dei propri limiti e delle proprie debolezze.
- Riflessione sulla natura umana: Il sonetto solleva interrogativi sulla natura umana e sulla difficoltà di conoscere se stessi. L’uomo è un essere complesso e contraddittorio, in continua evoluzione.
- Linguaggio ricco e espressivo: Alfieri utilizza un linguaggio ricco di immagini e di figure retoriche, che contribuiscono a rendere il suo ritratto ancora più vivido e incisivo.
Le figure retoriche
Il sonetto è ricco di figure retoriche che contribuiscono a rendere l’immagine di sé stesso offerta da Alfieri particolarmente vivida e incisiva.
- Antitesi: “duro, acerbo, ora pieghevol, mite”; “irato sempre, e non maligno mai”. Queste antitesi evidenziano la complessità e la contraddittorietà del carattere di Alfieri.
- Asindeto: “capelli, or radi in fronte, e rossi pretti; lunga statura, e capo a terra prono; sottil persona in su due stinchi schietti; bianca pelle, occhi azzurri, aspetto buono” L’assenza di congiunzioni crea un ritmo incalzante e un’enumerazione rapida dei tratti fisici.
- Comparazione: “pallido in volto, più che un re sul trono”. Alfieri si paragona a un re, sottolineando la sua solitudine e il suo senso di superiorità.
- Interrogazione retorica: “uom, se’ tu grande, o vil? Muori, e il saprai.” L’interrogazione non ha una risposta precisa, ma serve a sottolineare l’incertezza e il dubbio che tormentano il poeta.
Il rapporto tra l’autore e il suo ritratto
Il ritratto diventa per Alfieri uno specchio dell’anima, un interlocutore con cui dialogare. Il poeta si rivolge al dipinto come se fosse una persona reale, chiedendogli di mostrargli la verità su se stesso. Questo rapporto tra l’autore e la sua rappresentazione pittorica è un tema ricorrente nell’arte e nella letteratura.
Il confronto con altri autoritratti della letteratura
Il sonetto di Alfieri si inserisce in una lunga tradizione di autoritratti letterari. Possiamo confrontarlo, ad esempio, con:
- L’autoritratto di Dante nell’Inferno: Dante, nel suo viaggio nell’oltretomba, si presenta come un personaggio complesso e tormentato, alla ricerca della salvezza.
- L’autoritratto di Foscolo: “Autoritratto”, noto anche come “Solcata ho fronte”, è un sonetto di Ugo Foscolo pubblicato inizialmente nel 1802 e successivamente modificato nel tempo. Composto ad imitazione di Alfieri, esso è soprattutto manifestazione del culto dell’individuo straordinario.
- L’autoritratto di Leopardi: Leopardi, nei suoi Canti, offre un’immagine di sé come poeta sofferente e solitario, in continua lotta contro il dolore e la noia.
Al contrario di Dante e Leopardi, Alfieri sembra più interessato a rappresentare la sua interiorità in modo oggettivo, senza idealizzazioni o mitizzazioni.
L’influenza di questo sonetto sulla produzione poetica successiva
Il sonetto di Alfieri ha influenzato molti poeti successivi, in particolare quelli del Romanticismo, che hanno spesso utilizzato l’autoritratto come strumento per esplorare la propria interiorità e per esprimere le proprie inquietudini.
Confronto con “Miserere mei, Deus”
“Miserere mei, Deus” è un altro sonetto molto importante di Alfieri, in cui il poeta esprime un profondo senso di peccato e di colpa. Mentre nel sonetto analizzato prevale l’introspezione psicologica, in “Miserere mei, Deus” l’accento è posto sulla dimensione religiosa e morale. Tuttavia, entrambi i sonetti rivelano la complessità e la profondità del pensiero di Alfieri, che si confronta con le grandi domande esistenziali.
Conclusione
Il sonetto “Sublime specchio di veraci detti” è un’opera di straordinaria intensità e profondità. Attraverso un’analisi lucida e impietosa di sé stesso, Alfieri ci offre un ritratto sincero e appassionato dell’uomo e del poeta. L’opera si presta a molteplici interpretazioni e continua a suscitare interesse nei lettori di ogni epoca.