Tiberio Gracco Apparteneva ad una famiglia patrizia imparentata con quella degli Scipioni, colta e aperta ai problemi sociali. Tiberio pensò che la soluzione a queste tensioni fosse ricostruire la classe dei piccoli coltivatori; in effetti, una volta scomparsa la classe dei cittadini divisi per censo, sulla quale si basava l’organizzazione dell’esercito, non si sarebbe più goduto di truppe militari potenti. Nel 133 a.C. si fece eleggere tribuno della plebe, per proporre ai concili della plebe una legge agraria che avrebbe vincolato tutta la popolazione. Questa legge vietava il possedimento di terreni privati oltre ai 125 ettari, così non avrebbe ridotto in miseria i senatori (impossessatisi dei terreni pubblici) e avrebbe consentito ai contadini impoveriti di riappropriarsi di alcuni appezzamenti. L’opposizione dei latifondisti fu tale che, nel 132 a.C., Tiberio decise di presentare nuovamente la candidatura come tribuno; questo diede la possibilità al senato di votare il senatoconsulto ultimo”, che dava poteri straordinari ai consoli (non potendo, per tradizione, ricoprire la carica di tribuno più di una volta, dimostrarono che si voleva impadronire del potere). Tiberio Gracco fu ucciso nei tumulti che seguirono. Comunque la riforma ideata da Tiberio non avrebbe comunque risolto il problema della piccola proprietà cittadina, infatti il divario fra gli appezzamenti dei senatori e quello dei contadini sarebbe rimasto ugualmente enorme. Caio Gracco Circa dieci anni dopo la morte di Tiberio, la politica antisenatoria venne ripresa dal fratello Caio, che nel 123 a.C. venne eletto tribuno della plebe. Caio aveva capito che lo strapotere dell’aristocrazia non poteva essere combattuto senza l’appoggio dei cavalieri. Per ottenerlo decise di assegnare loro la riscossione dei tributi in Asia, e il giudizio delle malversazioni commesse dai governatori delle province. L’obbiettivo di Caio non era solo quello di ridimensionare il potere dei senatori, ma anche opporre loro una nuova classe, dotata di nuovi poteri. Per ottenere il massimo consenso, tale da portare a termine i suoi scopi, introdusse distribuzioni gratuite di grano ai cittadini romani, ripropose la legge agraria del fratello, ridusse i poteri punitivi dei capi militari e alleviò il servizio militare, costruì strade nella penisola e fondò colonie nelle province. Nel 122 a.C. venne rieletto tribuno e chiese, con una proposta di legge, di attribuire la cittadinanza romana ai socii italici; adesso la plebe era contro di lui (riteneva che la concessione di benefici ai non cittadini mettesse in pericolo la lotta per conquistare migliori condizioni di vita) e lo era anche l’aristocrazia. Nel 121 a.C. non venne rieletto, così tentò |