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28 Dicembre 2019Tu m’ài sì piena di dolor la mente è una poesia di Guido Cavalcanti, intensa e straziante.
Il tema della sofferenza d’amore è trattato qui con una profondità psicologica notevole. Cavalcanti non esprime solo il dolore fisico e spirituale, ma quasi una disumanizzazione che accompagna la sofferenza estrema.
Analisi del Sonetto
Vediamo il testo più da vicino:
Tu m’ài sì piena di dolor la mente
che l’anima si briga di partire,
e li sospir che manda il cor dolente
mostrano a li occhi che non pon soffrire.
In questi versi iniziali, l’autore descrive un dolore così profondo che sembra che l’anima voglia abbandonare il corpo, come se non riuscisse più a sopportarlo. I sospiri e le lacrime sono manifestazioni visibili di questo tormento interiore.
Amor, che lo tuo grande valor sente,
dice: — mi duol che ti convien morire
per questa fera donna, che neente
par che pietade di te voglia udire.
Qui subentra l’Amore personificato, che si rivolge al poeta, quasi come un confidente che esprime il proprio dispiacere. Il poeta sembra destinato alla morte a causa di una donna “fera”, insensibile, che non mostra alcuna pietà. Il concetto dell’amore non corrisposto, così devastante da portare alla morte, è classico nell’opera di Cavalcanti.
Io vo come colui ch’è fuor di vita,
che pare, a chi lo sguarda, c’omo sia
fatto di rame o di pietra o di legno,
In questi versi finali, il poeta si paragona a una statua, priva di vita, fatta di materiali inanimati come il rame, la pietra o il legno. È una rappresentazione inquietante di una condizione di alienazione estrema, come se fosse diventato un automa, che si muove meccanicamente, privo di anima o di emozioni.
che sè conduca sol per maestria,
e porti ne lo core una ferita
che sia, com’egli è morto, aperto segno.
Questa ferita nel cuore, che resta come segno visibile della morte interiore, chiude la poesia con un’immagine potentissima. Anche se fisicamente ancora vivo, il poeta è come già morto, e questa ferita è l’evidenza tangibile della sua condizione.
Guido Cavalcanti era noto per le sue riflessioni sull’amore non solo come sentimento, ma anche come esperienza che trascende l’umano e può portare alla distruzione totale dell’individuo. Questa ballata ne è un chiaro esempio, con un linguaggio che esprime un’intensità quasi insopportabile.
Testo del Sonetto
Tu m’ài sì piena di dolor la mente
che l’anima si briga di partire,
e li sospir che manda il cor dolente
mostrano a li occhi che non pon soffrire. 4
Amor, che lo tuo grande valor sente,
dice: — mi duol che ti convien morire
per questa fera donna, che neente
par che pietade di te voglia udire. 8
Io vo come colui ch’è fuor di vita,
che pare, a chi lo sguarda, c’omo sia
fatto di rame o di pietra o di legno, 11
che sè conduca sol per maestria,
e porti ne lo core una ferita
che sia, com’egli è morto, aperto segno. 14
Audio Lezioni di Letteratura delle origini, duecento e trecento del prof. Gaudio
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