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14 Giugno 2025📚 Traccia e svolgimento di un tema argomentativo sul testo “Una nuova fase della storia del lessico giovanile” di Michele Cortelazzo (Accademia della Crusca)
TRACCIA
ESAME DI STATO 2023 – PRIMA PROVA SCRITTA
Ministero dell’Istruzione e del Merito – SESSIONE STRAORDINARIA 2023
PROPOSTA B2
Testo tratto da: Michele Cortelazzo, Una nuova fase della storia del lessico giovanile, in L’italiano e i giovani. Come scusa? Non ti followo, Accademia della Crusca, goWare, Firenze 2022.
Testo
«Nel nuovo millennio, l’evoluzione tecnologica, con la diffusione sempre più estesa della comunicazione digitata, ha ampliato mezzi, occasioni, finalità della comunicazione scritta. Conseguentemente, ha creato, accanto a nuove forme comunicative che si sono rapidamente consolidate (prima le chat e gli sms, poi i primi scambi comunicativi attraverso i social network), nuove forme di espressione linguistica, che trovano in molte caratteristiche del linguaggio giovanile (brachilogia, andamento veloce che implica trascuratezza dei dettagli di pronuncia e di scrittura, colloquialità, espressività) lo strumento più adeguato per queste nuove forme di comunicazione a distanza. Di converso, molte caratteristiche del linguaggio giovanile, soprattutto quelle che si incentrano sulla brevità, hanno trovato nella scrittura digitata la loro più piena funzionalizzazione.
Il fenomeno che ha caratterizzato la lingua dei giovani nel primo decennio del nuovo secolo, si rafforza nel decennio successivo, nel quale si verifica il dissolversi della creatività linguistica dei giovani nella più generale creatività comunicativa indotta dai social, con il prevalere, grazie anche alle innovazioni tecnologiche, della creatività multimediale e particolarmente visuale (quella che si esprime principalmente attraverso i video condivisi nei social). La lingua pare assumere un ruolo ancillare rispetto al valore prioritario attribuito alla comunicazione visuale e le innovazioni lessicali risultano funzionali alla rappresentazione dei processi di creazione e condivisione dei prodotti multimediali, aumentano il loro carattere di generalizzazione a tutti i gruppi giovanili, e in quanto tali aumentano la stereotipia (in questa prospettiva va vista anche la forte anglicizzazione) e non appaiono più significative in sé, come espressione della creatività giovanile, che si sviluppa, ora, preferibilmente in altri ambiti. […]
Le caratteristiche dell’attuale diffusione delle nuove forme del linguaggio giovanile sono ben rappresentate dall’ultima innovazione della comunicazione ludica giovanile, il “parlare in corsivo”: un gioco parassitario sulla lingua comune, di cui vengono modificati alcuni tratti fonetici (in particolare la pronuncia di alcune vocali e l’intonazione). È un gioco che si basa sulla deformazione della catena fonica, come è accaduto varie volte nella storia del linguaggio giovanile e che, nel caso specifico, estremizza la parodia di certe forme di linguaggio snob. La diffusione del cosiddetto “parlare in corsivo” è avvenuta attraverso alcuni video (dei veri e propri tutorial) pubblicati su TikTok, ripresi anche dai mezzi audiovisivi tradizionali (per es. alcune trasmissioni televisive) ed enfatizzati dalle polemiche che si sono propagate attraverso i social.
Per anni i linguisti hanno potuto occuparsi della comunicazione giovanile concentrando la loro attenzione sull’aspetto verbale di loro competenza. Certo, le scelte linguistiche non potevano essere esaminate senza collegarle alle realtà sociali da cui erano originate e senza connetterle ad altri sistemi stilistici (dall’abbigliamento alla prossemica, dalle tendenze musicali alle innovazioni tecnologiche), ma il linguaggio, e particolarmente il lessico, manteneva una sua centralità, un ampio sviluppo quantitativo, una grande varietà e una sua decisa autonomia.
Oggi non è più così. Le forme dell’attuale comunicazione sociale, lo sviluppo della tecnologia multimediale, la propensione sempre maggiore per i sistemi visuali di comunicazione hanno limitato il ruolo della lingua, ma ne hanno ridotto anche la varietà e il valore innovativo. […] Oggi lo studio della comunicazione giovanile deve essere sempre più multidisciplinare: il centro dello studio devono essere la capacità dei giovani di usare, nei casi migliori in chiave innovativa, le tecniche multimediali e il ruolo della canzone, soprattutto rap e trap, per diffondere modelli comunicativi e, in misura comunque ridotta, linguistici innovativi o, comunque, “di tendenza”.»
Michele Cortelazzo, Una nuova fase della storia del lessico giovanile, in L’italiano e i giovani. Come scusa? Non ti followo,
Accademia della Crusca, goWare, Firenze 2022.
COMPRENSIONE E ANALISI
Puoi rispondere punto per punto oppure costruire un unico discorso che comprenda le risposte a tutte le domande proposte.
- Sintetizza il contenuto del testo individuando i principali snodi argomentativi.
- Che cosa intende l’autore quando fa riferimento al ‘ruolo ancillare’ della lingua?
- Illustra le motivazioni per cui il ‘parlare in corsivo’ viene definito ‘un gioco parassitario’.
- Quali sono i fattori che oggi incidono sulla comunicazione giovanile e perché essa si differenzia rispetto a quella del passato?
PRODUZIONE
Partendo dalle considerazioni presenti nel brano del linguista Michele Cortelazzo, proponi una tua riflessione, facendo riferimento alle tue conoscenze e alle tue esperienze, elaborando un testo in cui tesi e argomentazioni siano organizzate in un discorso coerente e coeso.
SVOLGIMENTO
Analisi del testo “Una nuova fase della storia del lessico giovanile” di Michele Cortelazzo
Il testo di Michele Cortelazzo analizza l’evoluzione del linguaggio giovanile nel nuovo millennio, evidenziando come la diffusione della comunicazione digitale abbia trasformato non solo i mezzi espressivi, ma anche la natura stessa della creatività linguistica. L’autore sottolinea un progressivo slittamento del ruolo della lingua a favore della comunicazione visuale e multimediale, con conseguenze significative sulla varietà e l’innovatività del lessico giovanile.
Comprensione e Analisi
1. Sintetizza il contenuto del testo individuando i principali snodi argomentativi.
Il testo di Michele Cortelazzo esamina l’impatto dell’evoluzione tecnologica e della comunicazione digitale sul linguaggio giovanile nel nuovo millennio. L’autore evidenzia come la scrittura digitata abbia amplificato e reso funzionali caratteristiche giovanili come la brachilogia, la velocità e la colloquialità. Tuttavia, nel decennio successivo al 2010, la creatività linguistica dei giovani si dissolve nella più generale creatività comunicativa indotta dai social, con il prevalere della multimedialità e del visuale (video). In questa fase, la lingua assume un “ruolo ancillare”, con innovazioni lessicali che diventano funzionali alla creazione e condivisione di prodotti multimediali, aumentando la stereotipia (e l’anglicizzazione) e perdendo autonomia espressiva. Un esempio di questa tendenza è il “parlare in corsivo”, un gioco fonetico parassitario diffusosi tramite TikTok. Cortelazzo conclude che oggi lo studio della comunicazione giovanile deve essere multidisciplinare, concentrandosi sulle tecniche multimediali e sul ruolo della musica (rap e trap) nel diffondere modelli comunicativi e linguistici di tendenza, dato il ruolo limitato e la ridotta varietà e valore innovativo della lingua in sé.
Gli snodi argomentativi principali sono:
- L’impatto della comunicazione digitale (chat, sms, social) sul linguaggio giovanile, esaltandone le caratteristiche di brevità e informalità.
- Il passaggio dalla creatività linguistica a quella multimediale/visuale: la lingua assume un ruolo secondario, funzionale al video e all’immagine.
- La conseguente stereotipia e anglicizzazione del lessico giovanile, che perde varietà e autonomia.
- L’esempio del “parlare in corsivo” come fenomeno di deformazione fonetica legato alla diffusione virale sui social.
- La necessità di un approccio multidisciplinare allo studio della comunicazione giovanile, che tenga conto di video, musica e tendenze comunicative più ampie, data la ridotta centralità e innovatività del linguaggio verbale.
2. Che cosa intende l’autore quando fa riferimento al ‘ruolo ancillare’ della lingua?
Quando l’autore fa riferimento al “ruolo ancillare” della lingua (r. 10), intende che essa ha perso la sua posizione di protagonista o di elemento centrale nella comunicazione giovanile, assumendo una funzione subordinata, di supporto o di servizio rispetto ad altre forme espressive.
In particolare, il ruolo ancillare della lingua è dovuto al:
- Prevalere della creatività multimediale e visuale: La comunicazione giovanile si esprime principalmente attraverso “video condivisi nei social”, immagini, GIF, emoticon, ecc. Questi elementi non verbali diventano il veicolo principale del messaggio, relegando la lingua a un compito secondario.
- Funzionalità alla rappresentazione multimediale: Le innovazioni lessicali, anziché nascere da una pura creatività verbale, diventano “funzionali alla rappresentazione dei processi di creazione e condivisione dei prodotti multimediali”. La lingua serve a commentare, titolare, didascalizzare i contenuti visuali, anziché essere il contenuto primario.
- Perdita di autonomia e varietà: Essendo subordinata, la lingua riduce la sua varietà e il suo valore innovativo. La sua funzione si limita a essere uno strumento per accompagnare, piuttosto che a generare, il messaggio, portando a una maggiore “stereotipia” e “forte anglicizzazione”.
In sintesi, il “ruolo ancillare” significa che la lingua non è più il canale privilegiato o il fulcro dell’espressione giovanile, ma è diventata un accessorio o un complemento al linguaggio delle immagini e dei video.
3. Illustra le motivazioni per cui il ‘parlare in corsivo’ viene definito ‘un gioco parassitario’.
Il “parlare in corsivo” viene definito “un gioco parassitario” (r. 19) per le seguenti motivazioni:
- Si basa sulla deformazione della lingua comune: Il termine “parassitario” implica che questo fenomeno non crea una nuova lingua o un nuovo lessico originale, ma si innesta sulla lingua italiana esistente, modificandone alcuni tratti. Non è un linguaggio autonomo, ma vive “a spese” di quello comune.
- Modifica superficiale dei tratti fonetici: È un “gioco” che altera “alcuni tratti fonetici (in particolare la pronuncia di alcune vocali e l’intonazione)”. La modifica non riguarda la struttura grammaticale o il lessico in profondità, ma aspetti superficiali della pronuncia. Non è una vera innovazione linguistica, ma una stilizzazione o caricatura del modo di parlare.
- Estremizza la parodia: Viene descritto come un’estremizzazione della “parodia di certe forme di linguaggio snob”. Questo significa che la sua funzione principale non è comunicare in modo nuovo, ma ironizzare o imitare in modo esagerato un altro modo di parlare, rendendolo dipendente e derivato da qualcosa che già esiste.
- Diffusione tramite video/social: La sua diffusione è avvenuta “attraverso alcuni video (dei veri e propri tutorial) pubblicati su TikTok”. Il “parlare in corsivo” è un fenomeno che nasce e si propaga come un contenuto multimediale (visuale e uditivo), non come un’evoluzione intrinseca del linguaggio verbale. La sua stessa esistenza e diffusione dipendono da piattaforme e formati che non sono primariamente testuali.
In sintesi, il “parlare in corsivo” è “parassitario” perché non è autonomo o generativo di nuove strutture linguistiche, ma si appoggia e deforma la lingua esistente attraverso modifiche superficiali, spesso a fini parodistici, e la sua stessa sopravvivenza è legata ai canali e ai formati della comunicazione multimediale, non a un’esigenza intrinseca della lingua.
4. Quali sono i fattori che oggi incidono sulla comunicazione giovanile e perché essa si differenzia rispetto a quella del passato?
Oggi, i fattori che incidono sulla comunicazione giovanile sono prevalentemente l’evoluzione tecnologica e la conseguente diffusione della comunicazione digitale e multimediale.
Essi sono:
- La comunicazione digitata: Chat, SMS, social network, che hanno ampliato mezzi, occasioni e finalità della comunicazione scritta.
- La creatività comunicativa indotta dai social: Non più solo linguistica, ma dominata dalla multimedialità e dal visuale (video, immagini).
- La propensione sempre maggiore per i sistemi visuali di comunicazione: La priorità data all’immagine e al video rispetto alla parola.
- Il ruolo della canzone (rap e trap): Nuovi modelli comunicativi e linguistici di tendenza si diffondono attraverso generi musicali specifici.
La comunicazione giovanile di oggi si differenzia rispetto a quella del passato per le seguenti ragioni:
- Ruolo limitato e ancillare della lingua: Nel passato, il linguaggio verbale (e in particolare il lessico) manteneva una sua “centralità, un ampio sviluppo quantitativo, una grande varietà e una sua decisa autonomia”. Oggi, il suo ruolo è limitato e subordinato ai media visuali.
- Ridotta varietà e valore innovativo della lingua: Le forme attuali di comunicazione hanno ridotto la varietà del linguaggio giovanile e il suo valore innovativo intrinseco. Le innovazioni lessicali sono spesso “funzionali alla rappresentazione dei processi di creazione e condivisione dei prodotti multimediali” e tendono alla “stereotipia” e alla “forte anglicizzazione”, anziché esprimere una creatività linguistica originale.
- Creatività spostata su altri ambiti: Mentre prima la creatività giovanile si esprimeva anche in un’innovazione linguistica marcata, oggi si sviluppa preferibilmente in ambiti diversi, soprattutto nelle “tecniche multimediali” e nella creazione di “prodotti multimediali”.
- Necessità di approccio multidisciplinare allo studio: Nel passato, i linguisti potevano concentrarsi prevalentemente sull’aspetto verbale. Oggi, per capire la comunicazione giovanile, è indispensabile un approccio multidisciplinare che consideri non solo la lingua, ma anche video, musica, abbino, prossemica, tendenze musicali.
In sintesi, la comunicazione giovanile è passata da un modello principalmente verbale e autonomo a uno dominato dal visuale e dal multimediale, dove la lingua ha un ruolo ridotto e meno innovativo, riflettendo un cambio di paradigma nelle modalità espressive e relazionali dei giovani.
Produzione
La Parola nell’Era Digitale: Sfide e Nuovi Orizzonti del Linguaggio Giovanile
Il testo di Michele Cortelazzo offre un’analisi puntuale e, a mio avviso, straordinariamente pertinente sull’evoluzione del linguaggio giovanile nell’era digitale. La sua tesi centrale, secondo cui la centralità della lingua si è ridotta a favore di una creatività comunicativa prevalentemente multimediale e visuale, risuona con la mia esperienza quotidiana. Ritengo che questa trasformazione, pur portando con sé indubbie opportunità espressive, sollevi anche interrogativi cruciali sulla qualità e sulla profondità della comunicazione, e sulla necessità di educare a un uso consapevole e critico dei nuovi linguaggi.
Il primo punto che mi trova pienamente concorde è l’impatto della tecnologia sul linguaggio giovanile. La diffusione capillare degli smartphone e delle piattaforme social ha effettivamente ampliato le “mezzi, occasioni, finalità della comunicazione scritta” (o meglio, digitata). Le caratteristiche che Cortelazzo attribuisce al linguaggio giovanile – “brachilogia, andamento veloce che implica trascuratezza dei dettagli di pronuncia e di scrittura, colloquialità, espressività” – sono state non solo facilitate, ma quasi esasperate da questi nuovi strumenti. La necessità di messaggi rapidi, immediati, spesso sintetici per adattarsi ai limiti di caratteri (nei primi SMS e Tweet) o all’attenzione fugace tipica delle chat, ha consolidato forme linguistiche che privilegiano la funzionalità sull’eleganza, la velocità sulla precisione. La mia esperienza personale con WhatsApp, Telegram o Snapchat, conferma questa tendenza: la norma è l’abbreviazione, l’uso di acronimi (es. “cmq”, “xò”), l’immediatezza, la seminformalità.
Tuttavia, è la seconda fase descritta da Cortelazzo, quella del “dissolversi della creatività linguistica dei giovani nella più generale creatività comunicativa indotta dai social”, a rappresentare la sfida maggiore. L’autore afferma che la lingua assume un “ruolo ancillare” rispetto al valore prioritario della comunicazione visuale. Questo è verissimo: oggi, un “meme”, un reel su Instagram o un video su TikTok, spesso con poche parole o frasi chiave, veicolano messaggi complessi, emozioni e ironia in modo fulmineo. La creatività giovanile si è spostata verso la capacità di montare un video, di scegliere la musica giusta, di creare un’immagine d’impatto. La lingua, in questo contesto, diventa la “didascalia” del visuale, riducendo la sua varietà e innovatività, e aumentando la “stereotipia” e la “forte anglicizzazione” (es. “random”, “mood”, “crush”). Il fenomeno del “parlare in corsivo” è un esempio lampante: una modifica fonetica superficiale, un “gioco parassitario” che si diffonde non per la sua innovazione linguistica intrinseca, ma per la sua viralità visiva sui social media.
Questo cambiamento, pur non essendo intrinsecamente negativo, solleva alcune preoccupazioni. Se la lingua perde la sua centralità, rischiamo un impoverimento della capacità di esprimere concetti complessi, di elaborare pensieri articolati e di argomentare in modo profondo. La “brachilogia” e la “trascuratezza dei dettagli” possono portare a una semplificazione eccessiva del pensiero. Ho notato, anche in contesti scolastici, una maggiore difficoltà nell’esprimere per iscritto ragionamenti complessi, una preferenza per la sintesi estrema che a volte sacrifica la chiarezza e la precisione.
Tuttavia, non credo che questo significhi un “declino” in senso assoluto. Piuttosto, è una trasformazione. La creatività non è scomparsa, si è semplicemente manifestata in altre forme. I giovani sono straordinariamente abili nell’uso delle “tecniche multimediali”, nella creazione di contenuti coinvolgenti e nel diffondere modelli comunicativi attraverso la musica (rap e trap, come giustamente sottolineato da Cortelazzo, sono veicoli di codici linguistici e culturali). La sfida è comprendere come queste nuove forme di comunicazione possano essere integrate con la padronanza della lingua verbale.
In conclusione, l’analisi di Michele Cortelazzo è fondamentale per capire che lo studio della comunicazione giovanile non può più essere solo linguistico, ma deve essere “multidisciplinare”. È necessario che la scuola e la società riconoscano e valorizzino queste nuove forme di creatività, educando i giovani non solo a creare contenuti multimediali, ma anche a utilizzarli con consapevolezza critica. Dobbiamo insegnare loro che, pur nell’era del visuale e del “tempo reale”, la padronanza della lingua, nella sua ricchezza e varietà, rimane uno strumento insostituibile per esprimere pensieri complessi, per partecipare al dibattito pubblico e per costruire relazioni significative. La lingua, anche se “ancillare” in alcuni contesti, rimane il ponte più solido per la comprensione e l’arricchimento reciproco.
Audio Lezioni sulla Didattica della scrittura del prof. Gaudio
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