Sotto la repubblica romana illustri uomini politici influirono sulle elezioni dei magistrati con un’aperta propaganda a favore degli amici. Questa pratica fu continuata dagli imperatori e, quando veniva fatta per procura, per lettera o inviando un elenco di candidati raccomandati, era nota come commendatio. Questo metodo divenne normale nel corso dei secoli, e, malgrado i tentativi di Tiberio di scongiurarla, da Vespasiano in poi divenne una pratica consolidata.
La commendatio di un individuo nelle mani di un altro, al fine di riceverne protezione dalle richieste dello Stato (che si materializzava nelle vesti di un esoso esattore e di un’entità continuamente bisognosa di braccia per l’esercito), era divenuta un fenomeno frequente nel mondo tardo romano. Alcuni storici ritengono che il diffondersi di questo fenomeno abbia prodotto guasti irreparabili nella macchina fiscale e abbia accelerato in modo significativo la barbarizzazione dell’esercito romano. La commendatio tardoromana non aveva tuttavia alcun valore ufficiale ed era esclusivamente frutto di un accordo privato tra due persone; un accordo che, anzi, i poteri statali cercavano di combattere, per le ripercussioni che si sono appena ricordate.
Allo stesso modo, lo stato tardoromano non riconobbe mai funzione pubblica alle bande armate di buccellarii (da buccella, tipo di pane biscottato a lunga conservazione), che venivano reclutati e mantenuti da potentes allo scopo di mantenere l’ordine nei latifondi, combattere il brigantaggio e proteggere il dominus.