
Orazio
27 Gennaio 2019
Ivo Moscheni
27 Gennaio 2019Schema di studio di Miriam Gaudio sulla seconda guerra mondiale
Il Patto Molotov-Ribbentrop (1939)
Il 23 agosto 1939 fu stipulato a Mosca il patto di non aggressione tra Germania nazista e Unione Sovietica, noto come Patto Molotov-Ribbentrop , dal nome dei ministri degli esteri delle due nazioni: Joachim von Ribbentrop per la Germania e Vjačeslav Michajlovič Molotov per l’URSS.
Con questo accordo, le due potenze si impegnavano reciprocamente a non attaccarsi e a spartirsi buona parte dell’Europa orientale. L’intesa sorprese l’intera Europa, poiché i due regimi totalitari avevano ideologie opposte: il nazismo basava la sua politica sull’anticomunismo, mentre il comunismo sovietico si fondava sull’antifascismo.
Tuttavia, esistevano alcuni punti in comune:
- Entrambi erano regimi totalitari;
- Si basavano sul culto assoluto del capo;
- Erano responsabili di crimini e atrocità mai visti prima;
- Avevano una visione anticristiana e miravano a eliminare l’influenza della religione dalla cultura moderna.
Interessi pratici del patto:
- Stalin temeva un’aggressione tedesca e sapeva che l’esercito sovietico era impreparato;
- Desiderava riappropriarsi dei territori persi dall’ex Impero russo dopo la Prima Guerra Mondiale;
- Hitler, invece, voleva evitare di essere bombardato da Francia, Inghilterra e Russia, come era successo durante la Grande Guerra.
Lo scoppio della guerra
Il 1° settembre 1939, pochi giorni dopo la firma del patto, la Germania invase la Polonia, chiedendole la restituzione della città di Danzica e del corridoio polacco che divideva la Prussia in due. Non ottenendo risposta, Hitler diede inizio all’attacco.
L’Inghilterra e la Francia, alleate con la Polonia, dichiararono guerra alla Germania, ponendo fine alla politica dell’appeasement (cedevolezza) adottata fino a quel momento.
Nel frattempo, anche l’Unione Sovietica attaccò la Polonia, dando inizio alla cosiddetta “guerra lampo” (Blitzkrieg), condotta con grande efficacia dalle truppe tedesche (Wehrmacht), grazie al ruolo decisivo dell’aviazione e delle forze corazzate.
Il 27 settembre Varsavia si arrese. Fu formato un governo polacco in esilio, mentre il paese venne diviso tra Germania e URSS.
La Germania avviò un’occupazione spietata:
- Persecuzione degli ebrei e della vecchia classe dirigente (tra cui sacerdoti e cattolici);
- Imposizione della lingua tedesca;
- Cambio dei nomi di località e strade, allo scopo di cancellare l’identità polacca;
- Massacro di coloro che rifiutavano il comunismo (come nel caso delle fosse di Katyn).
L’Unione Sovietica annesse Lituania, Estonia e Lettonia e cercò di fare lo stesso con la Finlandia, che però resistette all’attacco dell’Armata Rossa.
Il 1940: avanzata tedesca in Europa
Nel 1940 la Germania invase Danimarca e Norvegia, mentre Francia e Gran Bretagna rimasero inizialmente in difensiva, limitandosi a imporre un blocco navale alla Germania. Italia e Giappone, intanto, mantenevano una posizione di neutralità.
Hitler decise quindi di attaccare la Francia. Dopo aver occupato i Paesi neutrali (Belgio, Olanda, Lussemburgo), entrò in Francia attraverso le Ardenne, una regione boscosa considerata inespugnabile, sfondando con i carri armati: fu un colpo a sorpresa che rese inefficace la Linea Maginot.
Gli inglesi tentarono la fuga via mare, ma furono bloccati; le truppe francesi, disorganizzate, chiesero l’armistizio. La parte centrale del paese, incluso Parigi, passò sotto occupazione tedesca.
A guidare il governo collaborazionista di Vichy fu chiamato il maresciallo Pétain.
L’Italia entra in guerra
Il 10 giugno 1940, l’Italia dichiarò guerra a Francia e Gran Bretagna. Mussolini aveva pensato di fortificare la frontiera con la Germania, convinto che con la caduta della Francia la guerra sarebbe finita presto, permettendogli di ottenere Corsica, Malta, Tunisia, Nizza e Savoia. Le sue aspettative si rivelarono illusorie.
L’Inghilterra, guidata da Churchill, proseguì la resistenza. Ebbe così inizio la Battaglia d’Inghilterra, la prima battaglia aerea della storia. La Royal Air Force ebbe la meglio sulla Luftwaffe grazie all’utilizzo dei radar.
L’Italia si rivelò impreparata al conflitto:
- Industria poco sviluppata;
- Mancanza di materie prime;
- Difficoltà nella guerra di movimento;
- Assenza di portaerei;
- Incertezza strategica, soprattutto riguardo all’occupazione di Malta;
- Minaccia britannica ai convogli italiani nel Mediterraneo.
Le prime sconfitte italiane arrivarono in Libia e Africa orientale, dove furono sconfitti dagli inglesi e persero Eritrea, Somalia ed Etiopia.
Nel 1940 Mussolini ordinò l’attacco alla Grecia, partendo dall’Albania, ma fu respinto. Solo grazie all’intervento tedesco nel 1941 fu possibile occupare la Grecia e la Jugoslavia.
L’allargamento del conflitto
Altri paesi entrarono in guerra schierandosi con l’Asse:
- Ungheria
- Romania
- Bulgaria
Anche il governo di Vichy in Francia mostrò simpatia verso la Germania.
Nel 1941 il patto Ribbentrop-Molotov fu rotto e la Germania invase l’Unione Sovietica.
Hitler sperava di battere l’URSS come aveva fatto con la Francia, utilizzando la strategia della guerra lampo. Stalin, fiducioso nel patto, fu colto di sorpresa.
L’Armata Rossa subì pesanti sconfitte. Alcune unità fuggirono, altre preferirono combattere con l’Asse, illuse che i tedeschi volessero liberare la Russia dal regime comunista.
Fu definita “Crociata antibolscevica”: vi parteciparono tutte le nazioni dell’Asse, compresa l’Italia, con l’ARMIR (Armata Italiana in Russia). I tedeschi occuparono circa un terzo della Russia e l’Ucraina.
La guerra condotta dai tedeschi fu fondata sull’odio razziale nei confronti degli slavi, deludendo molti russi e ucraini che li avevano visti come possibili liberatori. Gli italiani, invece, si distinsero per umanità.
I tedeschi sterminarono milioni di ebrei e civili, sostenendo che l’Unione Sovietica non aveva firmato le convenzioni internazionali sui prigionieri di guerra. Quando l’URSS ne venne a conoscenza, combatté con maggiore determinazione, vedendo Stalin trasformarsi da dittatore a protettore della “Grande Madre Russia”.
La Russia poteva contare sul supporto economico e militare di Stati Uniti e Regno Unito.
Roosevelt decise di appoggiare gli Alleati per:
- Ostilità verso il nazionalismo;
- Solidarietà con la Gran Bretagna, minacciata di invasione;
- Timore della crescente influenza economica tedesca in America Latina.
Sebbene Roosevelt promettesse di non entrare in guerra, fornì aiuti all’Inghilterra attraverso prestiti e forniture militari.
L’entrata in guerra degli Stati Uniti
Il Giappone, governato da una classe militare nazionalista, si alleò con l’Asse. Con il sostegno dell’Imperatore Hirohito, i giapponesi cercarono di espandere il proprio controllo su tutta l’Asia, invadendo parti della Cina.
Gli Stati Uniti bloccarono l’esportazione di materie prime al Giappone, spingendo Tokyo a pianificare un attacco a sorpresa per eliminare la potenza americana nel Pacifico e conquistare i territori britannici, francesi e olandesi.
Il 7 dicembre 1941 i giapponesi attaccarono Pearl Harbor, base navale statunitense nelle Hawaii. Gli USA entrarono ufficialmente in guerra, e Germania e Italia dichiararono loro guerra.
Il Giappone conquistò le Filippine e gran parte dell’Asia, con l’intenzione di attaccare India e Australia. Tuttavia, nel 1942 gli americani fermarono l’avanzata giapponese nella battaglia delle Midway.
Gli Stati Uniti inviarono uomini e armamenti in Europa per aiutare gli inglesi e fornirono armi all’Unione Sovietica, contribuendo alla sua vittoria.
La Seconda Guerra Mondiale divenne così un conflitto planetario e ideologico.
La creazione delle Nazioni Unite
Nel 1942 Roosevelt fondò l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), con l’obiettivo di costruire un mondo più giusto basato sui principi democratici stabiliti nella Carta Atlantica.
Esisteva però un equivoco nell’alleanza tra anglo-americani e sovietici: l’URSS era uno Stato totalitario e aveva una concezione diversa della democrazia. Tuttavia, la necessità di sconfiggere Hitler prevalse su ogni differenza.
1942: culmine dei successi dell’Asse
Nel 1942 l’Asse raggiunse il massimo della sua espansione:
- In Africa settentrionale, avanzarono dalla Libia verso l’Egitto;
- Sul fronte russo, si concentrarono su Stalingrado;
- In Nord Africa, vinsero la battaglia di El Alamein.
1943: svolta del conflitto
Nel 1943 i russi riconquistarono Stalingrado e avanzarono lungo il Don. Le truppe italiane furono costrette alla ritirata, con gravi perdite causate dal freddo e dalla fame (ricordando il destino di Napoleone nel 1812).
Palmiro Togliatti, segretario del Partito Comunista italiano, fu contrario al rimpatrio dei soldati italiani fuggiti, probabilmente per evitare testimonianze sull’effettiva forza dell’Unione Sovietica.
Il colonialismo italiano fu distrutto. Alla Conferenza di Casablanca nel 1943, gli Alleati decisero di non accettare trattati di pace con condizioni, ma solo una resa incondizionata delle potenze dell’Asse.
Gli anglo-americani decisero di attaccare l’Italia partendo dalla Sicilia, vicina all’Africa e a Malta. Bombardarono molte città, tra cui Roma, aggravando la crisi del fascismo e la carenza di cibo.
Mussolini chiese a Hitler di negoziare una pace separata, ma fu rifiutato.
La caduta del Fascismo
La notte tra il 24 e il 25 luglio 1943, il Gran Consiglio del Fascismo invitò il Re a riprendere il comando dell’esercito. Vittorio Emanuele III acconsentì, fece arrestare Mussolini e nominò il maresciallo Pietro Badoglio nuovo capo del governo.
Il fascismo crollò improvvisamente.
La campagna d’Italia e la liberazione
La campagna italiana procedette lentamente. Gli anglo-americani aprirono un altro fronte in Europa, conquistando la Normandia il 6 giugno 1944.
Il 20 luglio 1944, un gruppo di ufficiali tedeschi tentò di assassinare Hitler, ma l’attentato fallì e i cospiratori furono giustiziati.
La situazione in Germania peggiorò rapidamente:
- Persa la supremazia aerea, le città furono distrutte dai bombardamenti;
- Hitler lanciò oltre quattromila missili su Londra e il Belgio, senza successo;
- La Germania dovette affrontare gli anglo-americani a ovest e i sovietici a est.
A Varsavia ci fu una sollevazione popolare, ma l’Armata Rossa attese che i nazisti sterminassero i ribelli prima di avanzare verso la Germania.
Gli ultimi mesi della guerra
- Ad aprile 1945 la Linea Gotica fu sfondata e i tedeschi furono costretti a ritirarsi verso il Po.
- Le formazioni partigiane insorsero e la Repubblica Sociale Italiana (RSI) si arrese.
- Milano insorse il 25 aprile.
- Mussolini fu arrestato mentre tentava di fuggire in Svizzera e fu fucilato il 28 aprile insieme ai suoi fedelissimi a Piazzale Loreto.
- In tutto il Nord Italia si verificarono rappresaglie antifasciste.
- A Trieste, Istria e Dalmazia, i partigiani comunisti di Tito perseguitarono gli italiani.
- Il 30 aprile 1945, Hitler si suicidò nel suo bunker a Berlino insieme alla sua futura moglie Eva Braun.
- Il 7 maggio i suoi successori firmarono la resa incondizionata.
- Il Giappone continuò a resistere, controllando parte della Cina, Indonesia e Indocina.
- Il nuovo presidente americano Harry Truman decise di porre fine al conflitto lanciando due bombe atomiche: la prima il 6 agosto su Hiroshima, la seconda il 9 agosto su Nagasaki.
- Lo stesso 9 agosto, l’Unione Sovietica dichiarò guerra al Giappone.
- L’Imperatore giapponese Hirohito accettò la resa. Il documento fu firmato il 2 settembre 1945.
Fine della Seconda Guerra Mondiale
Con la resa del Giappone, la Seconda Guerra Mondiale giunse ufficialmente al termine.