Il primo novecento in letteratura
28 Maggio 2018Il rosso in “Rosso Malpelo” di Giovanni Verga di Alessandra Marinaccio
1 Giugno 2018Il tema della felicità e dell’aspirazione umana verso di essa è stato trattato da molti poeti, tra cui Eugenio Montale.
Questo poeta ritiene che la felicità sia raggiungibile solo per pochi attimi, in cui la persona scopre un mondo di emozioni fin allora quasi sconosciute.
La poesia che meglio esprime questa concezione è “Felicità raggiunta” , appartenente alla raccolta “Ossi di Seppia” (1924), in cui il tema dominante è l’idea dell’esistenza come una corsa ad ostacoli, piena di difficoltà e di incertezze. In questo contesto l’uomo è solo e non può sperare nell’aiuto divino. Dio viene visto come una presenza indifferente alle vicende umane e addirittura nella poesia “Spesso il male di vivere ho incontrato” la felicità viene vista consistere nel raggiungimento della Divina Indifferenza, cioè di una condizione di assoluto distacco spirituale dal dolore.
Solo eccezionalmente gli eventi della vita possono aprire la porta ad uno spiraglio di speranza e quando ciò accade si prova un senso di stupore e quasi di turbamento.
per te sul fil di lama.
Agli occhi sei barlume che vacilla,
al piede, teso ghiaccio che s’incrina;
e dunque non ti tocchi chi più t’ama.
Se giungi sulle anime invase
di tristezza e le schiari, il tuo mattino
è dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
Ma nulla paga il pianto del bambino
a cui fugge il pallone tra le case.
Il poeta evidenzia la precarietà e la fugacità della felicità, è come se Montale volesse trasmettere un avvertimento al lettore: qualora venisse raggiunta la felicità, al minimo tocco, si può rischiare di perderla. Nella seconda strofa Montale dà alla felicità del tu e tratta uno dei temi principali degli Ossi di seppia: l’ora che evoca la bellezza fugace del mattino. Alludendo a un’immagine animale (i nidi delle cimase), l’autore spiega come questo sentimento possa rinfrescare e illuminare anche gli animi più bui. La felicità non esonera, però, dai dolori più profondi, come quello di un bambino che perde il pallone mentre gioca. Negli ultimi versi vi è un accenno all’idea secondo cui la sofferenza del bambino sia molto più intensa di quella dell’adulto, proprio perché il fanciullo ha la capacità di gioire per le piccole cose della vita.
Il componimento è suddiviso in due strofe da cinque versi ciascuna. La prima strofa è a rima alternata, ABCAB, mentre la seconda è a rima baciata, DEDED. Principalmente la poesia è composta da endecasillabi, ad eccezione del secondo verso che è un settenario e del sesto verso che è un novenario.