
SICILIA
27 Gennaio 2019
Parlano di noi e con noi
27 Gennaio 2019🌾🍷 Analisi e riflessione: “A te, nostro Padre” – L’offerta che si trasforma
Il canto “A te, nostro Padre” è un inno eucaristico semplice e profondo, che accompagna il momento dell’offertorio nella Messa con una chiarezza teologica e una poesia sobria. Non cerca effetti drammatici né immagini elaborate: con poche parole, accompagna il gesto concreto della presentazione del pane e del vino, rivelando il mistero che sta per compiersi sull’altare.
Questo canto non celebra solo un rito: anticipa la trasformazione.
Non parla di simboli: parla di realtà che cambiano sotto lo sguardo di Dio.
E tutto nasce da un atto di fede e di umiltà: l’offerta del grano e della vite, che diventano pane di vita e sangue di salvezza.
1. “A te, nostro Padre, nostro Signor” – l’offerta rivolta a Dio
Il ritornello si apre con un’invocazione solenne:
“A te, nostro Padre, nostro Signor”
Non è un’offerta a un dio astratto,
né a una forza impersonale.
È un’offerta rivolta al Dio vivente,
al Padre misericordioso,
al Signore della storia.
E l’offerta è concreta:
“Pane e vino oggi noi offriam sull’altar.”
Non oro, incenso, doni preziosi:
pane e vino,
frutto della terra e del lavoro dell’uomo.
Semplici, umili, necessari alla vita.
Eppure, proprio perché sono cibo quotidiano,
diventano segno perfetto del dono di Cristo:
non qualcosa di straordinario,
ma l’ordinario elevato alla gloria.
2. “Grano diverrai vivo pane del cielo” – la trasformazione eucaristica
“Grano diverrai vivo pane del cielo”
Questa frase è un profondo atto di fede.
Non dice: “Sarai simbolo del pane”,
ma: “Diverrai” – un verbo di cambiamento reale.
Il grano, frantumato, macinato, impastato, cotto,
non perde la sua natura,
ma ne riceve una nuova:
non più semplice nutrimento,
ma cibo spirituale,
pane vivo,
pane del cielo.
È il pane di cui parlò Gesù:
“Io sono il pane della vita” (Gv 6,48),
“Il pane che io darò è la mia carne” (Gv 6,51).
E il canto lo proclama con semplicità:
il pane che offriamo
non resterà pane:
diventerà Cristo stesso,
presenza reale,
nutrimento per l’anima fedele.
3. “Vino diverrai vivo sangue di Cristo” – la fonte della vita
“Vino diverrai vivo sangue di Cristo”
Anche qui, il verbo è forte: “diverrai”.
Non un ricordo,
non un simbolo,
ma una trasformazione misteriosa e reale.
Il vino, frutto della vite,
lavorato, fermentato, versato,
diventa sangue di Cristo –
non nel senso fisico,
ma nel senso della vita donata,
del patto sigillato,
del perdono effuso.
E il canto lo descrive con un’immagine potente:
“Fonte che disseta l’arsura del cuor”
Perché il cuore umano ha sete –
sete di amore,
di senso,
di perdono,
di vita eterna.
E il Sangue di Cristo non è solo memoria della croce:
è acqua viva che spegne la sete più profonda.
È il vino nuovo del Regno,
che Gesù ha promesso e versato fino all’ultima goccia.
4. “Salga fino a Te… l’ostia che t’offriamo in tutta umiltà” – l’offerta come atto di fede
“Salga fino a Te ed a Te sia gradita, / l’ostia che t’offriamo in tutta umiltà.”
Qui si tocca il cuore del momento dell’offertorio:
non è Dio ad aver bisogno del nostro pane,
ma noi ad aver bisogno di offrirlo.
Perché nell’offerta,
riconosciamo che tutto viene da Lui,
tutto è dono,
tutto deve tornare a Lui.
E l’“ostia” – termine antico per “vittima” –
non è un sacrificio di morte,
ma di amore,
che Gesù ha compiuto una volta per tutte,
e che ora la Chiesa rende presente.
E lo fa in tutta umiltà:
non con orgoglio,
non con pretese,
ma con il cuore di chi sa di essere peccatore
eppure amato.
✝️ Conclusione: un canto per chi crede che il pane parli
“A te, nostro Padre” non è un canto elaborato.
Ma proprio nella sua semplicità,
contiene il cuore della fede eucaristica.
Esso ci ricorda che:
- Il pane e il vino che offriamo
non sono cose,
ma vita,
lavoro,
fatica,
speranza. - E quando li poniamo sull’altare,
non chiediamo che Dio li accetti come sono,
ma che li trasformi. - Perché il pane non deve solo saziare lo stomaco,
ma nutrire l’anima. - E il vino non deve solo rallegrare il cuore,
ma dissetare la sete eterna.
E mentre cantiamo:
“Grano diverrai… Vino diverrai…”,
non assistiamo a un rito:
partecipiamo al mistero
in cui il creato si innalza,
il dono umano si unisce al dono divino,
e il pane diventa Corpo di Cristo,
perché noi possiamo diventare
il suo corpo nel mondo.
Prendete e mangiate: questo è il mio corpo,
dato per voi.
E noi, umilmente,
rispondiamo:
Amen.
Sì, Signore.
Trasformaci.
🎶 Testo e accordi
(fa# sol fa# mi fa# si)
RIT:
SIm MIm LA RE SIm SOL LA RE
A Te nostro Padre, nostro Signor,
SIm RE SIm Mim SIm
pane e vino oggi noi offriam sull’altar.
LA RE LA RE
Grano diverrai vivo pane del cielo;
MIm SIm MIm FA# SIm
cibo per nutrire l’alma fedel. RIT.
LA RE LA RE
Vino diverrai vivo sangue di Cristo,
MIm SIm MIm FA# SIm
fonte che disseta l’arsura del cuor. RIT.
LA RE LA RE
Salga fino a Te ed a Te sia gradita,
MIm SIm MIm FA# SIm
l’ostia che t’offriamo in tutta umiltà. RIT.