Vita come opera d’arte
27 Gennaio 2019I nostri giorni proibiti
27 Gennaio 2019Alcyone di Gabriele d’Annunzio
L’Alcyone è una raccolta poetica, la più famosa e originale fra le raccolte poetiche che facevano parte delle Laudi del Cielo, del Mare, della Terra, degli Eroi” (i nomi sono tratti dalla costellazione delle Pleiadi=Maia, Elettra, , Merope e Asterope).
L, elaborato dal 1899 al 1903, fu pubblicato nel 1903 da Treves
In questa raccolta il superomismo dannunziano diventa ascetico, nel senso che qui D’Annunzio esprime la sua tensione verso una forma di esistenza superiore (divina).
La prima lirica dell’Alcyone di D’Annunzio è dedicata a Pan.
Pan è la personificazione della divinità di tutta la natura. Infatti, nella sua costante rigenerazione la natura è immortale, divina. Rigenerazione è sinonimo di METAMORFOSI, tema dominante di , sin dall’inizio.
La “Laus creaturarum” di San Francesco è letta in chiave pagano-dionisiaca
I Ditirambi sono canti corali che si usavano nelle feste dedicate a Dioniso, e 4 Ditirambi saranno i pilastri dell
è in un certo senso un romanzo che si svolge
nel tempo dalla fine della primavera (inizio estate) all’inizio dell’autunno
nello spazio, dalle colline fiesolane al litorale tirrenico della Versilia
Ditirambo I (primo)
In questa poesia è descritta la trebbiatura.
La scena agreste è resa come un baccanale dionisiaco
I covoni di grano devono essere calpestati dai cavalli. Il seme del grano diventa simbolo della fecondazione.
Se l’estate rappresenta il tempo dell’esplosione di vitalità, gli uomini dimostrano la sintonia con la natura abbandonandosi all’istinto (orgia – baccanale)
Nella visione dionisiaca, la natura è continuamente rigenerata, e l’uomo, per uscire dal limite della sua fragilità e dalla contingenza, si deve abbandonare ai ritmi della natura, anche al di là delle leggi morali del bene e del male.
Meriggio
Nella seconda parte dell, ben semplificata dalla poesia Meriggio, si arriva a smarrire la propria identità di uomini, e a immergersi totalmente nella natura (metamorfosi) , cosa che non era ancora presente nell’ebbrezza dionisiaca del primo ditirambo
L’estasi panica è il punto culminante in cui il soggetto (uomo) non si percepisce più come distinto dall’oggetto (natura)
Gli elementi della natura vengono percepiti come parti del proprio corpo, anzi di quell’unico corpo che è la natura (panismo)
Passaggi della metamorfosi
Elevazione del superuomo e superamento di ogni dimensione umana (es. il dolore)
Primo contatto con la natura attraverso similitudini. Il come” stabilisce un rapporto di mera similitudine tra uomo e natura, un’armonia (Sento Sento Sento), che non diventa però ancora identificazione e fusione
Fusione panica. Scompare la similitudine (Il fiume è la mia vena Io sono nella bocca del ginepro Non ho più nome né sorte fra gli uomini, ma il mio nome è MERIGGIO”)
Sogno del paradiso perduto
Al di là dell’illusione, anche l’estasi panica non soddisfa l’ansia di realizzare il superomismo, raggiungendo una dimensione divina. C’è quindi un momento di angoscia, di arretramento, che viene simboleggiato nel Ditirambo II (secondo) attraverso la figura di Glauco.
Glauco ha mangiato l’erba miracolosa sulla riva del mare, diventando Dio, ma ora si lamenta, perché ritorna a sperimentare la limitatezza della condizione umana, e può rievocare il suo paradiso perduto solo nella memoria, e non nella realtà
Glauco è quindi come Adamo cacciato dal paradiso.
D’Annunzio non assume Glauco come divinità come avevano fatto Ovidio o Dante, ma nel momento in cui torna semplice pescatore (trasumanare non è esperienza di questo mondo).
In questa fase dell si passa dall’istintività e dalla corporeità dell’inizio alla spiritualità, e ciò che è corporeo acquista, da ora in poi, connotazioni negative
Nel Ditirambo II, di Glauco, il mutamento arriva a livello dell’anima
Ditirambo IV (Icaro)
Ormai si imbocca la china della impossibilità di superare la limitatezza umana. La morte è accettata, ed è superabile con la Gloria (proprio come accedeva nei Sepolcri di Foscolo)
L’immortalità prima vissuta nel presente (l’estasi panica de Il Meriggio), o nel passato (il mito di Gluaco) ora è proiettata nel futuro (Icaro)
A differenza delle altre fasi, in cui erano esaltati solitudine e disdegno, qui gli altri uomini sono chiamati in causa
Icaro si ribella alla “aurea mediocritas” propostagli dal padre (verso 96). Non è più, come accadeva al mito tradizionale, un bambino ingenuo e ignorante, ma è un SUPERUOMO consapevole, disposto anche a morire pur di superare il giusto mezzo”.
In altri termini, si può essere un superuomo” solo se si infrangono le barriere della mediocrità
Ditirambo IV (Icaro):
Dal verso 530 inizia il volo
vv.548-551: esperienza della solitudine
vv.602-605: riconoscimento del primato dell’anima sul corpo (come in Glauco). Nel momento in cui la calura del sole sortisce i suoi effetti, ciò che fa volare” Icaro non è più il corpo (corto braccio”) o lo strumento esterno (le morte penne”, cioè le ali che si sciolgono), ma la forza della volontà
Titanicamente, Icaro affronta la morte: la mia voce non chiedeva mercè (= pietà ) a Dio, ma la lode eterna (= la gloria)
Il poeta si identifica totalmente in Icaro: Il mio canto rimanga eterno”
Icaro incarna le ansie velleitarie e inappagabili del superuomo dannunziano, in quanto il senso del caduco, cioè del limite umano, non è totalmente cancellato.
Sogni di terre lontane
Sostanzialmente irrealizzato nel qui ed ora”, l’itinerario ascetico del superuomo si rivela come un sogno di terre lontane
Così infatti è intitolata una sezione di poesie terminali” in : Sogni di terre lontane”
Alla fine dell prevale il disincanto, dell’incipiente vecchiaia, del declino umano
I pastori
Primo dei componimenti della sezione Sogni di terre lontane”, I Pastori vede sfiorire anzitutto Ermione, la compagna della sua esperienza estiva.
La legge del ciclo naturale, così come aveva fomentato la pretesa e l’ansia di divino del superuomo all’inizio dell’estate, così ora richiama inesorabilmente la caducità
L’ansia del divino non può essere soddisfatta dall’Alcyone dannunziano, e allora è tempo di migrare”
Il novilunio
E’la lirica finale di
Se la luna era nascente all’inizio della raccolta, ora è scomparsa, morta” (nuova)
La luna, come Ermione, giunge al tramonto
Come diceva anche Petrarca, il novilunio mostra il trionfo del tempo