Il periodo ipotetico dipendente
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28 Dicembre 2019Questo brano analizza un momento cruciale della Vita Nuova di Dante Alighieri, in particolare l’episodio in cui Beatrice, a causa dell’indiscrezione del poeta, gli toglie il saluto, privandolo della fonte della sua beatitudine.
Questo evento segna una transizione importante per Dante, poiché lo spinge a riflettere sulla natura dell’amore e sulla sua concezione della felicità.
Transizione dalla Felicità all’Infelicità
Inizialmente, Dante ripone la sua felicità nel semplice saluto di Beatrice, un gesto che ha un’importanza enorme per lui, quasi come un segno tangibile della grazia divina. Questo atteggiamento richiama il primo stadio dell’ascesa mistica, dove l’anima ama Dio attraverso le cose esteriori. Tuttavia, quando Beatrice smette di salutarlo, Dante entra in uno stato di profonda infelicità. Questo cambiamento segnala una crisi nella sua concezione iniziale dell’amore, poiché si rende conto che la felicità basata su un elemento esterno, come il saluto, è fragile e soggetta a cambiamenti.
Sintesi tra Religione e Psicologia Cavalcantiana
Nel capitolo XI della Vita Nuova, Dante realizza una sintesi originale tra istanze di natura religiosa e quelle che richiamano la psicologia tormentata del suo contemporaneo Guido Cavalcanti. Da un lato, l’amore di Dante per Beatrice è visto attraverso la lente della carità cristiana, che innalza l’amore a un livello spirituale. Dall’altro lato, l’amore è anche descritto nei termini della dottrina degli spiriti di Cavalcanti, che rappresenta l’amante come sconvolto dalla passione, incapace di agire come una persona razionale, quasi ridotto a una cosa inanimata.
Differenza tra Dante e Cavalcanti
Nonostante le somiglianze con Cavalcanti, Dante si discosta da lui in modo significativo. Cavalcanti, nella sua poesia, spesso esplora la passione amorosa come una forza distruttiva che domina completamente l’uomo, negando implicitamente l’immortalità dell’anima. Dante, invece, utilizza la dottrina degli spiriti per descrivere un turbamento che non si limita alla sfera dei sensi, ma che si collega a una visione mistica e soprannaturale dell’amore. Questo turbamento, secondo Dante, non è solo una manifestazione della passione umana, ma riflette l’incapacità dell’uomo di comprendere e controllare un’esperienza spirituale superiore.
Visione Mistica e Biblica
Dante, in questo passaggio, non esplicita apertamente la sua interpretazione mistica, ma la sua consapevolezza emerge attraverso riferimenti e citazioni bibliche implicite nel testo. Questo suggerisce che, anche se il narratore sembra descrivere il proprio turbamento con termini vicini a quelli di Cavalcanti, in realtà sta operando su un livello più profondo, dove la passione amorosa è collegata a una realtà spirituale superiore. L’episodio del “gabbo” che segue può essere visto come un momento in cui questa consapevolezza biblica e mistica si manifesta ulteriormente.
In sintesi, questo passaggio della Vita Nuova segna una transizione importante per Dante, poiché passa dalla dipendenza da un amore esteriore e sensibile a una comprensione più profonda e spirituale dell’amore, che si avvicina alla mistica. Questo cambiamento riflette una maturazione interiore e una maggiore consapevolezza delle implicazioni spirituali dell’amore.
La seconda donna dello schermo (Capitolo X)
Ecco il testo originale di Dante e la parafrasi del decimo capitolo della Vita Nuova di Dante Alighieri:
Testo
[Vita nuova, cap. X] 1. Appresso la mia ritornata mi misi a cercare di questa donna che lo mio segnore m’avea nominata ne lo cammino de li sospiri; e acciò che lo mio parlare sia più brieve, dico che in poco tempo la feci mia difesa tanto, che troppa gente ne ragionava oltre li termini de la cortesia; onde molte fiate mi pensava duramente. 2. E per questa cagione, cioè di questa soverchievole voce che parea che m’infamasse viziosamente, quella gentilissima, la quale fue distruggitrice di tutti li vizi e regina de le virtudi, passando per alcuna parte, mi negò lo suo dolcissimo salutare, ne lo quale stava tutta la mia beatitudine. 3. E uscendo alquanto del proposito presente, voglio dare a intendere quello che lo suo salutare in me vertuosamente operava. 4. Dico che quando ella apparia da parte alcuna, per la speranza de la mirabile salute nullo nemico mi rimanea, anzi mi giugnea una fiamma di caritade, la quale mi facea perdonare a chiunque m’avesse offeso; e chi allora m’avesse domandato di cosa alcuna, la mia risponsione sarebbe stata solamente “Amore”, con viso vestito d’umilitade. 5. E quando ella fosse alquanto propinqua al salutare, uno spirito d’amore, distruggendo tutti li altri spiriti sensitivi, pingea fuori li deboletti spiriti del viso, e dicea loro: «Andate a onorare la donna vostra»; ed elli si rimanea nel luogo loro. 6. E chi avesse voluto conoscere Amore, fare lo potea mirando lo tremare de li occhi miei. 7. E quando questa gentilissima salute salutava, non che Amore fosse tal mezzo che potesse obumbrare a me la intollerabile beatitudine, ma elli quasi per soverchio di dolcezza divenia tale, che lo mio corpo, lo quale era tutto allora sotto lo suo reggimento, molte volte si movea come cosa grave inanimata. 8. Sì che appare manifestamente che ne le sue salute abitava la mia beatitudine, la quale molte volte passava e redundava la mia capacitade. |
Parafrasi
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La poetica del saluto (Capitolo XI)
Nel Capitolo XI della Vita Nuova, Dante esplora la poetica del saluto, un tema centrale nella sua opera e che rappresenta un momento di grande significato emotivo e simbolico. Questo capitolo analizza l’importanza e gli effetti del saluto di Beatrice sul protagonista e approfondisce le sue implicazioni poetiche e spirituali.
Analisi del Capitolo XI
1. La Meraviglia del Saluto
Dante descrive la sensazione di estasi che provava quando riceveva il saluto di Beatrice. Il saluto di Beatrice non è solo un gesto cortese, ma rappresenta una manifestazione dell’amore e della beatitudine. Ogni volta che Beatrice lo salutava, il protagonista provava una gioia così intensa che superava qualsiasi esperienza umana normale. Questa gioia non era solo emotiva, ma aveva anche un effetto quasi mistico, elevando il poeta a uno stato di beatitudine.
2. L’Influenza del Saluto sul Poeta
Il saluto di Beatrice aveva un effetto trasformatore sul poeta. Dante paragona l’effetto del saluto a quello di un dono divino, capace di trasformare il suo stato d’animo e di elevare la sua percezione della realtà. Quando Beatrice lo salutava, il poeta sentiva che la sua anima veniva purificata e sollevata. Questo saluto era percepito come una grazia divina che purificava e rinvigoriva il suo spirito.
3. La Poetica del Saluto come Espressione dell’Amore
Nel capitolo, il saluto è descritto come l’espressione tangibile dell’amore e della carità. Dante esplora come il saluto di Beatrice rappresentasse non solo un gesto affettuoso ma anche una manifestazione dell’amore che trascendeva la mera espressione umana. Il saluto di Beatrice era, quindi, un simbolo di una connessione spirituale e divina, che rifletteva la sua purezza e la sua virtù.
4. La Beatitudine Intollerabile
Quando Beatrice lo salutava, Dante sperimentava una beatitudine così intensa che diventava “intollerabile”. Questo stato di felicità era così estremo che il corpo del poeta, sotto l’effetto di questo amore, sembrava incapace di reagire normalmente. Il saluto, quindi, aveva un potere quasi paralizzante, trasformando il poeta in un essere che viveva in uno stato di estasi e meraviglia.
5. La Manifestazione del Saluto nella Vita del Poeta
Il saluto di Beatrice era così significativo che influenzava ogni aspetto della vita del poeta. Era un momento di assoluto significato spirituale e personale, che andava oltre le semplici interazioni sociali e raggiungeva un livello di profonda esperienza mistica.
Commento
Nel Capitolo XI, Dante utilizza il saluto di Beatrice come simbolo di una connessione spirituale profonda e trascendente. La poetica del saluto rappresenta non solo un gesto di cortesia, ma anche una manifestazione dell’amore divino e della beatitudine. Questo saluto diventa un veicolo di trasformazione spirituale, che purifica e eleva il poeta, portandolo a uno stato di estasi e di connessione con il divino.
La descrizione dell’effetto del saluto è un esempio di come Dante intreccia elementi mistici e spirituali con la sua esperienza personale. La beatitudine che il poeta prova è così intensa che supera la capacità umana di sopportarla, e il saluto diventa un simbolo di una grazia superiore che trascende la realtà terrena.
In definitiva, la poetica del saluto nel Capitolo XI rivela come la spiritualità e l’amore possano trasformare e sublimare l’esperienza umana, elevando il poeta a una nuova comprensione e a una connessione più profonda con la divinità e con la bellezza.
Testo
Dico che quando ella apparia da parte alcuna, per la speranza de la mirabile salute nullo nemico mi rimanea, anzi mi giugnea una fiamma di caritade, la quale mi facea perdonare a chiunque m’avesse offeso; e chi allora m’avesse domandato di cosa alcuna, la mia risponsione sarebbe stata solamente ‘Amore’, con viso vestito d’umilitade. |
Parafrasi
Quando Beatrice appariva da qualche parte, la speranza di ricevere il suo mirabile saluto mi liberava da ogni sentimento negativo. Al contrario, sentivo dentro di me una fiamma di carità che mi spingeva a perdonare chiunque mi avesse fatto del male. Se qualcuno mi avesse chiesto qualsiasi cosa in quel momento, avrei risposto solo con la parola “Amore”, mostrando umiltà nel mio volto. |
E quando ella fosse alquanto propinqua al salutare, uno spirito d’amore, distruggendo tutti li altri spiriti sensitivi, pingea fuori li deboletti spiriti del viso, e dicea loro: «Andate a onorare la donna vostra»; ed elli si rimanea nel luogo loro. E chi avesse voluto conoscere Amore, fare lo potea, mirando lo tremare de li occhi miei. | E quando lei era vicina per salutarmi, uno spirito d’amore, cancellando tutti gli altri stati d’animo sensoriali, dava istruzione agli spiriti più deboli del viso, dicendo loro: “Andate a onorare la vostra donna”, e questi rimanevano al loro posto. Se qualcuno avesse voluto comprendere l’essenza dell’Amore, lo avrebbe potuto vedere osservando il tremore dei miei occhi. |
E quando questa gentilissima salute salutava, non che Amore fosse tal mezzo che potesse obumbrare a me la intollerabile beatitudine, ma elli quasi per soverchio di dolcezza divenia tale, che lo mio corpo, lo quale era tutto allora sotto lo suo reggimento, molte volte si movea come cosa grave inanimata. Sì che appare manifestamente che ne le sue salute abitava la mia beatitudine, la quale molte volte passava e redundava la mia capacitade. | Quando Beatrice mi salutava, non solo Amore non era un mezzo che poteva offuscare la mia intensa beatitudine, ma invece, a causa dell’eccesso di dolcezza, il mio corpo, che era completamente sotto il suo dominio, si muoveva spesso come se fosse un oggetto pesante e inanimato.
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Significato
Questi primi due capitoli della Vita Nova pongono le basi per l’intera opera, introducendo i temi dell’amore ideale, della bellezza spirituale e della trasformazione interiore. Il proemio stabilisce l’intento di Dante di raccontare una storia personale e sincera, mentre il primo incontro con Beatrice presenta l’elemento centrale dell’opera: l’amore purificatore e trascendente che guiderà Dante per tutta la vita.