Al poco giorno e al gran cerchio d’ombra. Parafrasi interlineare e commento …
3 Agosto 2015Inferno XXVI dalla Divina commedia di Dante Alighieri – di Carlo Zacco
3 Agosto 2015Parafrasi interlineare e commento delle rime petrose di Dante
di Carlo Zacco
Così nel mio parlar voglio esser aspro
E’la più complessa e movimentata delle rime petrose, sia per le scelte metriche sia per la materia trattata, distribuita tra raffigurazione oggettiva della donna e sfogo della soggettività del poeta. Le immagini e lo stile definiscono una materia e una disposizione psicologica violente ed esasperate. Domina inizialmente nel poeta la consapevolezza che la donna è invulnerabile all’amore. Si passa quindi a un proposito di vendetta che rovescia la situazione nel sogno di un incontro carnale degradato in senso sadico. Importante è la rivendicazione, soprattutto iniziale, del nesso tra materia e forma, cioè la consapevolezza in sede di poetica del valore conoscitivo delle scelte lessicali, linguistiche, tematiche e metriche.
1. |
Così nel mio |
parlar |
voglio esser aspro, |
com’è |
ne li atti |
questa bella |
|
Nel mio [modo di] | parlare [:di scrivere] | voglio essere violento, | così come lo è | nel suo modo di fare | questa bella |
petra, | la quale impetra ognora | maggior durezza | e più natura cruda, | e veste |
[donna di]pietra, | la quale racchiude sempre | maggiore durezza | e maggiore crudeltà di carattere, | e ricopre |
sua persona | d’un diaspro | tal, che per lui, | o perch’ella | s’arretra, | non esce |
il suo corpo | di un diaspro | tale che grazie ad esso, | o a causa del fatto che ella | si tira indietro, | non esce |
di faretra | saetta che già mai la colpa ignuda: | ed ella ancide, | e non val | ch’om |
giammai dall’arco | una freccia che la sorprenda indifesa; | e però lei uccide | e non serve | che uno |
si chiuda | né si dilunghi | da’ colpi mortali, | che giuncono | altrui | e spezzan |
si difenda [in una corazza] | né che si allontani | dai corpi mortali, | i quali raggiungono | il destinatario | e spezzano |
ciascun’arme | com’avesser ali: | sì ch’io non so da lei né posso atarme. |
ogni arma | come avessero le ali: | così che io non posso difendermi. |
La durezza del linguaggio deve corrispondere alla durezza della donna, cioè il discorso al suo soggetto. La situazione è squilibrata rispetto alla tipologia dell’amore cortese, data la invincibile difesa messa in opera dalla donna e data la sua inesorabile capacità di colpire chi vuole, cioè di farlo innamorare.
Petra: è forse nome proprio o comunque soprannome (senhalh) .
Diaspro: pietra durissima, del genere del diamante, catalogata nei lapidari come capace di proteggere chi la porti con sé a patto che sia casto. Il nesso con la inattaccabilità, specialmente sessuale, della donna è evidente.
Giungono..spezzan: si riferiscono, con chiasmo, a si chiuda e a si dilunghi.
2. | Non trovo | scudo | ch’ella non mi spezzi | né loco | che m’asconda | dal suo viso: |
Non trovo [nessuno] | scudo | che ella non mi spezzi | né [nessun]luogo | che mi nasconda | dal suo sguardo: |
ché | così de la mia mente tien la cima | come fior | di fronda. | Par che | si prezzi |
perché | ella occupa la cima della mia mente | come il fiore | [occupa] la cima del ramo. | Mostra | di curarsi |
cotanto del mio mal | quanto legno | di mar | che non lieva onda | [:calmo. Cioè non di cura affatto del mio dolore] |
del mio dolore | altrettanto che una nave | si cura di un mare | che non solleva onda |
e ‘l peso | che m’affonda | è tal che | non potrebbe adequar rima. |
e l’angoscia | che m i abbatte | è così grande che | [nessuna] espressione poetica potrebbe esprimer[lo]. |
Ahi lima angosciosa | e dispietata | che scemi | sordamente | la mia vita, | perché non ti ritemi |
Ahi lima angosciosa | e spietata[d’Amore] | che consumi | segretamente [=senza manifestazioni esteriori] | la mia vita, | perché non hai ritegno |
di rodermi | il core a scorza a scorza | sì com’io | di dire altrui | chi ti dà forza? |
di mangiarmi | il cuore pezzo per pezzo | così come io | [ho ritegno] di dire in giro | [il nome di] chi ti dà la forza di consumarmi? |
L’inizio di questa strofa riprende alcuni termini e concetti dell’inizio della strofa precedente.
Mentre il poeta rispetta le convenzioni cortesi della discrezione, non rivelando il nome della donna che dà ad Amore la forza di consumargli il cuore, invece la donna tralascia di rispettarle, se non altro nella forma doverosa della pietà .
La lima in quanto strumento usato da Amore è, secondo la maggior parte degli interpreti, la donna: ma si può anche intendere che sia Amore in quanto strumento di Lei.
3. | Ché | qualora io penso di lei | in parte ov’altri | li occhi induca | per tema |
Infatti | quando io penso a lei | in luogo dove qualcuno | mi veda | nel timore che |
non traluca | di fuor | lo mio penser | sì che si scopra, | più mi triema il cor |
non traspaia | all’esterno | il mio pensiero [:amore] | così da essere scoperto, | ho paura più |
ch’io non fo | de la morte, | che già mi manduca | ogni senso | co li denti |
di quanto io non ne abbia | della morte, | la quale già mi sta mangiando | ogni senso [:ogni facoltà conoscitiva] | coi denti |
d’Amor; | ciò è | che la lor | vertù | bruca ‘l pensier | sì che | n’allenta l’opra. |
di Amore; | questo significa | [che dico] che la loro | forza [:dei denti d’Amore] | logora il pensiero [:le facoltà intellettuali] | così che | ne annulla le attività. |
E’ | m’ha percosso in terra, | e stammi sopra | con quella spada | ond’elli ancise Dido, |
Egli [:Amore] | mi ha gettato in terra, | e mi sta sopra | con quella spada | con la quale egli uccise Didone, |
Amore, a cui io grido e | il priego umilmente | merzé chiamando: | ed el par |
quell’amore che io invoco | e prego umilmente, | invocando pietà : | ed egli si mostra |
messo al niego | d’ogni merzé. |
|
intenzionato al rifiuto | di ogni pietà . |
|
L’aggressione che l’Amore porta al poeta ne annulla tanto le capacità sensoriali di rapporto con la realtà quanto le facoltà intellettive di elaborazione concettuale, facendo emergere un unico elemento interiore, il pensier d’amore, con il rischio conseguente di essere scoperto. Insomma, l’amore agisce sul soggetto in due modi: rendendolo indifeso rispetto al potere della passione e sottraendogli la facoltà di controllo rispetto al mondo esterno. Si annuncia in tal modo la replica vendicativa, e incontrollata delle due strofe conclusive.
Con quella spada … Dido: Il richiamo letterario stabilisce un parallelo tra Dante e Didone (considerata nel medioevo un esempio di lussuria) puntando sulla conoscenza da parte del lettore del notissimo episodio classico: anche Dante è dunque un innamorato passionale non riamato, e anche lui si trova sulla strada del suicidio.
4. | Egli, | esto perverso, | alza ad ora ad or la mano | e sfida | la debole mia vita, |
Egli, [Amore] | questo spietato, | alza ripetutamente la mano | e minaccia | la mia debole vita, |
che mi tiene in terra | disteso | a riverso | d’ogni guizzo stanco: | allor | mi surgon |
|
che mi tiene in terra | disteso | supino | incapace di ogni reazione: | allora | mi nascono |
|
ne la mente | strida | e ‘l sangue, | ch’è disperso | per le vene, | fuggendo corre verso |
nell’immaginazione | grida [:immagino di gridare senza riuscirci] | e il mio sangue, | che è distribuito | per le vene, | corre fuggendo verso |
lo cor, che ‘l chiama; | ond’io rimango bianco. | Elli | mi fiede sotto il braccio manco |
il cuore che lo chiama; | per cui io rimango pallido. | Egli [Amore] | mi ferisce sotto il braccio sinistro [:dalla parte del cuore] |
sì forte, | che ‘l dolor | rimbalza | nel cor: | allor dico: | “S’elli alza | un’altra volta, |
così fortemente | che il dolore | si ripercuote | nel cuore; | allora dico: | «Se egli alza [la mano] | un’altra volta, |
Morte | m’avrà chiuso | prima che ‘l colpo sia disceso giuso”. |
Morte | mi avrà chiuso [: il cammino della vita = ucciso] | prima che il colpo sia disceso giù». [a colpirmi]. |
Amore personificato è qui introdotto nell’azione con gli stessi caratteri crudeli e violenti che qualificano l’amata.
5. | Così vedess’io | lui | fender | per mezzo | lo core a la crudele | che ‘l mio squatra! |
Potessi io vedere | da lui | spaccare | a metà | il cuore alla donna crudele | che squarta il mio; |
poi | non mi sarebb’atra la morte, | ov’io | corro | per sua bellezza: | ché |
dopo [aver visto ciò] | non mi sarebbe dolorosa la morte | verso la quale | corro | a causa della sua bellezza: [:della donna] | perché |
questa scherana | micidiale | e latra | dà tanto nel sol | quanto nel rezzo. |
questa bandita | assassina | e ladra | colpisce tanto nel sole | quanto nell’ombra. [:in qualunque circostanza] |
Ohmè, | perché | non latra | per me nel caldo borro | com’io per lei? | ché tosto griderei: |
Ahimé, | perché | [l’amata] non urla [d’amore] | per me nel caldo torrente [della passione] | come io [faccio] per lei? | dato che subito griderei: |
“Io vi soccorro” | e fare’l volentier, | sì come quelli che | metterei mano | ne’ biondi capelli |
«io vi vengo in aiuto» | e lo farei volentieri, | ma in questo modo: | metterei mano | nei capelli doro |
ch’Amor increspa | e dora | per consumarmi | e allora le piacerei. |
che amore arriccia | e colora doro | per consumarmi [di passione] | e piacere’le allora. [:cioè l’afferrerei per i capelli] |
Cominciano qui a a delinearsi i conclusivi propositi sadici di vendetta da parte del poeta, con un violento rovesciamento delle posizioni e dei ruoli; ad Amore è affidato il compito di avviare lo scenario desiderato.
L’aggressione sadica alla seducente fisicità della donna amata si scatena concentrandosi innanzitutto sui capelli, espressione di femminilità e ragione fondamentale di attrattiva per il poeta.
Caldo borro: interpretato anche come abisso infernale, cioè secondo la prospettiva della dannazione eterna a causa della passione e in seguito alla morte evocata al v. 51.
6. |
S’io avessi le belle trecce prese, |
che fatte son |
per me scudiscio e ferza, |
pigliandole |
|
Se io avessi afferrate le belle trecce, |
che sono diventate |
per me frusta e sferza, |
afferrandole |
anzi terza, |
passerei |
con esse |
vespero e squille: |
e non sarei |
pietoso né cortese, |
prima delle nove, |
trascorrerei |
con esse |
pomeriggio e sera |
e non sarei |
[né] pietoso né cortese, |
anzi |
farei com’orso quando scherza; |
e se |
Amor |
me ne sferza, |
anzi |
farei come l’orso quando scherza [sarei violento] |
e se [ora] |
Amore |
mi frusta attraverso di esse, [:le trecce], |
io mi vendicherei |
di più di mille. |
Ancor |
guarderei presso |
e fiso, |
ne li occhi, |
io mi vendicherei |
oltre le mille volte tanto. |
E in più |
[la]guarderei da vicino |
e fissamente, |
negli occhi |
ond’escon le faville |
che m’infiammano il cor, |
ch’io porto anciso, |
per vendicar |
lo fuggir |
dai quali escono le scintille [:la luce] |
che mi infiammano il cuore, |
che io porto ucciso, [dentro di me] |
per vendicare |
lo sfuggire |
che mi face; |
e poi le renderei con amor pace. |
che [ora] fa davanti a me; |
e poi la perdonerei e tornerei ad amarla. |
Terza..vespero e squilla: tre delle sette ore canoniche in cui era suddivisa la giornata, secondo uno schema basato su vari momenti liturgici: squille allude al suono delle campane dell’Angelus che accompagnava Compieta.
Farei..scherza: con riferimento forse al proverbio: «non ischerzare coll’orso, se non vuogli esser morso».
Dopo i capelli, gli occhi, altro luogo simbolico della femminilità, anch’esso valorizzato dalla tradizione poetica cortese e stilnovistica e qui profanato da uno sguardo impudico per insistenza e vicinanza. E infine la prospettiva dell’amoroso e rasserenato scioglimento finale della tensione tra i due: compiuta la vendetta, tornerebbe possibile l’amore, essendo stato concesso il perdono alla donna.
C. |
Canzon, |
vattene dritto a quella donna |
che m’ha ferito il core |
e che m’invola |
|
O canzone, |
vattene direttamente da quella donna |
che mi ha ferito il cuore [:mi ha fatto innamorare] |
e mi sottrae |
quello ond’io ho più gola, |
e dàlle per lo cor d’una saetta; |
ché |
in far vendetta |
ciò di cui io ho più desiderio [:lei stessa e il suo amore] |
e colpiscila in mezzo al cuore con una freccia : |
poiché |
nel vendicarsi |
bell’onor s’acquista. |
|
si guadagna piacevole onore. |
|
E’il congedo rivolto energicamente alla canzone perché compia lei stessa con la propria durezza la vendetta del poeta che Amore di fatto si rifiuta di realizzare. In questo modo al poeta è possibile recuperare il proprio onore, la dignità distrutta dalla passione e il desiderio infelice