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28 Dicembre 2019Eugenio Montale è una delle figure centrali della letteratura italiana e mondiale del Novecento.
La sua opera poetica, filosofica ed esistenziale si pone come un crocevia ideale tra diverse correnti e sensibilità culturali del secolo scorso: l’ermetismo, l’esistenzialismo, il simbolismo e, non ultimo, il modernismo anglosassone. Montale attraversa queste influenze mantenendo una voce personale e inconfondibile, che esplora le incertezze, il disincanto e le inquietudini dell’uomo moderno.
1. Montale e il Modernismo europeo
Montale dialoga con il modernismo europeo e, in particolare, con poeti anglosassoni come T.S. Eliot. L’influenza del modernismo si nota nel suo approccio frammentato alla realtà, dove il mondo appare disarticolato, quasi privo di centro, e dove il significato non è immediatamente accessibile. Montale adotta spesso il correlativo oggettivo, proprio della poetica di Eliot, che consiste nell’uso di un’immagine o di un oggetto per evocare emozioni e significati più vasti e sfuggenti. La sua poesia, quindi, utilizza oggetti semplici e quotidiani per trasmettere idee complesse e stati d’animo universali, come il vuoto esistenziale e l’isolamento dell’individuo.
2. L’ermetismo e il simbolismo
Anche se Montale non si definisce mai ermetico, il suo lavoro è stato avvicinato a questa corrente per la sua densità espressiva e la difficoltà interpretativa. L’ermetismo era una corrente letteraria che tentava di raggiungere una dimensione universale attraverso il linguaggio poetico essenziale e concentrato, e Montale esplora questa sintesi, riducendo spesso le parole all’essenziale e lasciando spazio a sottintesi e allusioni. Nei suoi versi il significato è raramente esplicito; piuttosto, lascia che il lettore interpreti le connessioni nascoste tra gli oggetti, le immagini e le metafore, in un linguaggio denso di significati simbolici.
Ad esempio, in “Ossi di seppia” (1925), i paesaggi marini e le immagini di aridità e solitudine evocano uno stato d’animo di inquietudine e distacco, tipico del poeta moderno. Gli ossi di seppia stessi, disseminati sulla spiaggia, sono un simbolo di una vita prosciugata, priva di significato, ma che tuttavia può essere osservata e contemplata.
3. La crisi del Novecento e l’esistenzialismo
Il disincanto di Montale è rappresentativo di una generazione che ha vissuto due guerre mondiali, la crisi delle ideologie e il fallimento delle certezze positiviste. Il poeta esprime questo disincanto attraverso una poesia negativa, caratterizzata dalla mancanza di risposte e dalla presenza del dubbio. Montale si colloca a fianco degli autori esistenzialisti, pur non essendone un vero aderente: i suoi testi riflettono infatti l’idea di un’esistenza precaria, priva di un senso definitivo, dove l’uomo è costantemente alla ricerca di significati che appaiono irraggiungibili.
Nella raccolta “Le occasioni” (1939), il tema della “maglia rotta nella rete” – una sottile speranza, un’apertura verso un altrove misterioso – riflette il bisogno dell’uomo di trovare spiragli di significato in un mondo che, per il resto, appare oscuro e incomprensibile. Questa “speranza residua” in Montale non si manifesta mai in modo diretto o risolutivo: è piuttosto un barlume, un’intuizione momentanea che non riesce a dare una risposta definitiva al senso della vita.
4. La poetica degli oggetti e il quotidiano
Montale è noto per la sua poetica degli oggetti, un approccio in cui i dettagli del quotidiano diventano simboli del dramma esistenziale. Questi oggetti – un secchio, una scarpa, un muro – rappresentano spesso barriere o ostacoli che limitano l’esperienza dell’uomo moderno. Montale non cerca esperienze sublimi o elevate, ma si concentra su elementi umili, apparentemente insignificanti, che tuttavia riescono a contenere i segreti e le angosce della condizione umana.
L’oggetto in Montale non è solo un simbolo, ma una realtà concreta che esprime l’inaccessibilità di un senso assoluto e la distanza tra l’uomo e il mondo. Questa poetica avvicina Montale alle correnti del realismo esistenziale e della poesia concreta, che esplorano il potere evocativo degli oggetti in un mondo privo di trascendenza.
5. Il disincanto e la “negazione della speranza”
Montale porta avanti quella che viene chiamata una poetica della negazione, un approccio per il quale il significato delle cose si costruisce per sottrazione, più che per affermazione. L’uomo moderno, nelle sue opere, appare come un essere che vive in un universo vuoto, privo di risposte. Tuttavia, pur riconoscendo questo disincanto, Montale cerca un barlume di speranza che non si rivela mai in modo chiaro. La speranza, infatti, in Montale è un’intuizione flebile, una “maglia rotta” che lascia intravedere qualcosa di altro, senza però mai concedere pienamente al lettore la certezza di aver trovato un significato assoluto.
Questa negazione della speranza diventa un tratto distintivo della sua poetica: il suo verso celebre “codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo” esprime il rifiuto di aderire a una verità definitiva. Montale rifiuta qualsiasi tipo di ideologia o di visione consolatoria, mantenendo la sua poesia in una tensione costante tra la realtà e un oltre indefinito.
6. Il Montale “del secondo Novecento”
Nelle opere successive, come “Satura” (1971), Montale accentua il suo tono ironico e disincantato, evidenziando il distacco dalla realtà sociale e politica del secondo dopoguerra. Qui, il poeta abbandona in parte il rigore delle forme classiche per adottare un linguaggio più colloquiale e quotidiano, con cui affronta argomenti come la società dei consumi, la banalità della vita borghese e la perdita dei valori. In questa fase, Montale non cerca più i simboli profondi, ma preferisce un approccio ironico e talvolta cinico, che riflette il suo disincanto verso le illusioni del progresso e la banalizzazione della cultura contemporanea.
7. Il ruolo di Montale nella letteratura del Novecento
Montale rappresenta il crocevia del Novecento perché riesce a incarnare e a dare voce a molte delle inquietudini, delle tensioni e delle contraddizioni del suo tempo. La sua poesia attraversa il secolo e riflette il passaggio dalla tradizione al modernismo, dall’illusione al disincanto, dall’idealismo all’esistenzialismo, dalla poesia aulica alla poesia di “occasione”, più immediata e quotidiana.
Le sue opere, come Ossi di seppia, Le occasioni, La bufera e altro e Satura, costituiscono non solo un percorso di evoluzione poetica, ma anche una riflessione sull’essenza stessa della poesia in un mondo moderno e desacralizzato. Montale, nel suo rapporto complesso con il Novecento, si colloca quindi come un poeta che rifiuta ogni etichetta, capace di rappresentare una poesia autentica, che non offre soluzioni ma ci mette di fronte alla realtà con uno sguardo disilluso e, allo stesso tempo, lucido e penetrante.
Montale riesce, in questo modo, a dare alla sua poesia la dimensione di universale attualità, parlando dei dubbi, delle paure e delle attese dell’uomo moderno senza cadere in facili risposte, mantenendo sempre aperta una possibilità di interpretazione, un mistero, una fessura verso l’oltre che affascina e interroga il lettore, ancora oggi.