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28 Dicembre 2019Eugenio Montale (1896-1981) è uno dei maggiori poeti italiani del Novecento e il suo lavoro è segnato da un profondo disincanto per il mondo contemporaneo, ma anche da un residuo di speranza, che si manifesta spesso in forme sottili e allusive.
Una delle caratteristiche distintive della sua poesia è la cosiddetta poetica degli oggetti, attraverso cui il poeta trasforma elementi quotidiani, umili e talvolta banali in simboli densi di significato. Con questa tecnica, Montale esplora temi esistenziali come la solitudine, l’inquietudine e il desiderio di trovare un senso in una realtà che appare spesso caotica e ostile.
Disincanto
Il disincanto di Montale è una costante della sua poetica. Cresciuto nel clima culturale del primo Novecento e influenzato dagli eventi traumatici della prima e seconda guerra mondiale, Montale adotta una visione del mondo profondamente scettica e disillusa. Per lui, la realtà è dominata dall’incertezza e dalla precarietà, e il progresso moderno ha portato più angosce che soluzioni. In opere come Ossi di seppia (1925), Montale descrive un mondo arido, dove le possibilità di trovare risposte definitive sono scarse.
Questo atteggiamento distaccato si manifesta nella sua poetica come una sorta di “negatività“: Montale non crede in verità assolute né in ideali di redenzione o salvezza, e i suoi versi spesso rifiutano l’idea di una vita che possa essere spiegata o risolta. La sua è una poesia del non-senso, del vuoto esistenziale, dove il paesaggio marino, le rocce e il deserto diventano simboli di questa condizione di incertezza e isolamento.
Speranza: la “sottile fessura” e la “maglia rotta nella rete”
Nonostante il suo pessimismo, Montale lascia spazio a una speranza flebile, che non è mai una certezza assoluta, ma un bagliore sottile in un contesto dominato dal dubbio. Questa speranza si esprime nella ricerca di una “maglia rotta nella rete”, un’immagine che rappresenta la possibilità di intravedere qualcosa oltre il muro del reale, un’apertura verso un significato ulteriore. Questa “fessura” è solo un accenno, un’ipotesi, e non una verità evidente: è uno spiraglio in cui intravedere la possibilità di qualcosa di altro, qualcosa che sfugge alla logica comune.
In questo modo, la speranza in Montale non è la promessa di una soluzione o di una consolazione, ma piuttosto la possibilità di cogliere un attimo di luce nella monotonia e nell’opacità della realtà quotidiana. Questo barlume è spesso associato alla figura femminile, come nel caso di Clizia e di altre “presenze” che appaiono nella sua poesia, rappresentando una forma di salvezza parziale o un’illuminazione.
La poetica degli oggetti
La poetica degli oggetti è una caratteristica fondamentale del linguaggio di Montale. Al contrario dei simboli alti e astratti della poesia classica, Montale preferisce riferirsi a oggetti quotidiani, concreti, spesso umili o persino banali, come sassi, bicchieri, secchi arrugginiti, porte, muri. Questi oggetti rappresentano la realtà nuda e cruda, senza abbellimenti o idealizzazioni, ma Montale riesce a caricarli di una valenza simbolica che li trasforma in metafore delle condizioni umane.
- Gli oggetti come simboli del limite: Gli oggetti, per Montale, rappresentano il limite dell’esperienza umana. Sono barriere tra il soggetto e il mondo, ostacoli che impediscono di accedere a una verità ultima. Tuttavia, questi oggetti possono anche aprire piccole fessure, crepe attraverso le quali si intravede qualcosa di diverso. Ad esempio, in Ossi di seppia, il paesaggio arido e marino è pieno di elementi che rappresentano la solitudine e il silenzio, ma talvolta si rivelano anche come vie d’accesso a un’altra dimensione.
- La banalità come veicolo di significato: Montale dà importanza a oggetti semplici e quotidiani proprio perché rappresentano l’ordinarietà del vivere, quella banalità che egli ritiene fondamentale per descrivere la condizione umana. La poesia di Montale non cerca l’eccezionalità o l’eroismo, ma si concentra sull’ordinario, esplorandone il valore simbolico. Oggetti come un accendino, un bicchiere o un foglio sgualcito diventano metafore della transitorietà e della fragilità dell’esistenza.
- L’oggetto come “correlativo oggettivo”: Montale si ispira alla poetica del correlativo oggettivo, concetto reso celebre da T.S. Eliot, secondo cui un oggetto concreto può esprimere un’emozione o uno stato d’animo. Per esempio, in Ossi di seppia, il mare, i sassi e il paesaggio brullo diventano correlativi oggettivi del senso di vuoto e angoscia del poeta, esprimendo in modo indiretto i suoi sentimenti.
- La “poesia delle occasioni”: Gli oggetti di Montale sono spesso legati al concetto di occasione: l’oggetto, incontrato per caso, diventa lo spunto per una riflessione profonda, un’occasione appunto, per rivelare qualcosa di universale e significativo. Questo tipo di poesia, chiamata poesia d’occasione o poesia delle occasioni, vede nell’incontro con l’oggetto un evento da cui trarre un insegnamento o un significato, pur sapendo che questo significato è spesso sfuggente.
Conclusione
In Montale, disincanto e speranza si fondono in una tensione continua tra la consapevolezza della precarietà dell’esistenza e la ricerca di uno spiraglio verso un altrove. La poetica degli oggetti gli consente di ancorare la sua poesia a una realtà concreta e tangibile, attraverso la quale esplora i grandi interrogativi della vita umana: l’angoscia, la solitudine, il desiderio di significato. Montale ci offre una visione del mondo in cui la bellezza risiede nella quotidianità, e la speranza è rappresentata da piccole aperture, simboli che permettono al lettore di immaginare qualcosa di diverso e di intravedere una possibilità oltre il grigiore del reale.