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27 Gennaio 2019Storia dell’Unione Europea
tema svolto
Traccia:
Alain Richard ha affermato che “fatta l’Europa restano da fare gli europei” . Commenta questa affermazione.
Svolgimento:
A parte i facili confronti fra questa frase e quella analoga di Cavour, resta la necessita di riflettere su un tema importante: l’identità dell’Europa.
Il trattato di Maastricht ha trasformato quell’insieme di nazioni messe insieme solo per interessi economici, che era la CEE (appunto Comunità Economica Europea) in un organismo internazionale di grande rilievo, possibile promotore dell’unificazione del mondo.
E’chiaro che a questo proposito viene in mente il termine globalizzazione, con tutti i suoi risvolti non solo positivi.
In effetti, l’Unione economica e monetaria può essere considerata come la risposta europea alla sfida della globalizzazione.
L’Unione europea nel suo insieme costituisce la prima potenza commerciale del mondo ed ha tutto l’ interesse ad allargare il mercato mondiale e a consolidare le istituzioni mondiali che consentono di perseguire questa finalità. Per esempio, l’Unione europea ha avuto un ruolo preminente nella costituzione della WTO (Organizzazione mondiale del commercio), che dovrebbe dettare nuove regole dell’economia mondiale e farle osservare da tutti. Inoltre, se si ipotizza la formazione dei cosiddetti Stati Uniti d’Europa, essa potrebbe offrire un modello per restituire alla politica il potere di governare il processo di globalizzazione dell’economia.
Eppure i problemi non mancano. Il primo è quello del processo di democratizzazione dell’Unione. In effetti la gran parte delle decisioni vengono prese dai governi riuniti tra di loro, rispettando i loro veti incrociati. I cittadini si sono accorti di ciò, e forse anche per questo disertano le elezioni politiche europee, con l’unica eccezione dell’Italia, in cui il tasso di astensionismo è più basso, forse per il valore politico nazionale assegnato a queste consultazioni elettorali. Inoltre sembrano esserci problemi insormontabili per completare il processo di unificazione a livello di politica estera, ed alcuni fatti recenti hanno dimostrato che le politiche estere dei singoli stati europei sono troppo divergenti per arrivare, per esempio alla creazione di un esercito comune. L’allargamento dell’Unione da quindici a venticinque stati pur essendo un fatto positivo, potrebbe essere stato, secondo alcuni, un passo più lungo della gamba sia per la capacità di assorbire in un colpo solo un numero così alto di paesi, sia per i dubbi sulla capacità stessa di un numero significativamente alto di paesi di adeguare i propri sistemi istituzionali e livelli economici a standard accettabili dai paesi dell’Unione. Infine, l’allargamento, insieme con l’andamento negativo dell’economia mondiale, potrebbe significare che ci sono meno soldi per tutti da spendere nel prossimo budget europeo.
Questo non fa altro che aumentare il numero dei cosiddetti euroscettici, che fanno notare come l’avvento dell’Euro non sia stato affatto favorevole all’economia dei singoli stati e delle famiglie.
Infine i nazionalismi, provincialismi, spinte autonomistiche, ecc… non sono affatto diminuiti, come mostra l’alto numero di consensi dei partiti cosiddetti antieuropeisti.
Eppure bisogna dire che, oltre ai problemi, si sono tratti parecchi benefici dall’unificazione.
Anzitutto l’Unione favorisce la conoscenza di nuovi e differenti sistemi culturali, l’interscambio di idee e la multietnicità del pensiero. Si pensi, infatti, agli scambi culturali, che hanno permesso a tanti giovani, anche della nostra scuola, di studiare nei paesi membri.
Inoltre l’allargamento dei mercati è sempre un fattore di grande slancio per l’economia, contro le nostalgie autarchiche.
Pertanto è da auspicare che questo processo di unificazione continui, al di là degli ostacoli e delle difficoltà, nella speranza che, oltre all’economia, ne possa beneficiare la pace e la democrazia mondiale. Forse davvero il problema non sta solo nelle grandi decisioni governative. Il problema, che forse faceva intravedere quella frase di Richard, è sentirsi “europei” . Forse manca, o è stato dimenticato, qualcosa che ci accomuni, e, se è stato dimenticato, vale la pena di ricordarlo, invece che tacerlo.
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