L’assiuolo da Myricae di Giovanni Pascoli – di Carlo Zacco
25 Dicembre 2015Tuono di Pascoli, Myricae – di Carlo Zacco
25 Dicembre 2015Il lampo di Giovanni Pascoli
E cielo e terra si mostrò qual era:
la terra ansante, livida, in sussulto; il cielo ingombro, tragico, disfatto: bianca bianca nel tacito tumulto una casa apparì sparì d’un tratto; 5 come un occhio, che, largo, esterrefatto, s’aprì si chiuse, nella notte nera. |
Situazione. Siamo di notte, – la terra è nera (livida) e – il cielo è pieno (ingombro) di – nel nero generale il lampo fa apparire – questa casa fa venire in mente un |
della giustapposizione di immagini, senza connessioni logiche;
forte carica espressionistica: cioè non sono presentate in modo realistico, ma
deformato:
uno stato di profonda angoscia.
?sconvolgimento della mente che guarda: il soggetto proietta i
propri sentimenti sulla natura circostante, che appare deformata in senso
negativo, rispecchiando i sentimenti stessi.
L’aggettivo «esterrefatto», riferito all’occhio (a cui viene paragonata
la casa), mostra questa proiezione del sentimento soggettivo sulle cose.
per questa poesia Pascoli ha pensato una prefazione in prosa, che però è
rimasta inedita. Da questo testo veniamo a sapere che il lampo
è il bagliore emesso dal colpo di fucile che ha ucciso il padre; e
l’occhio, quindi, è quello del padre che, nell’istante di quel lampo,
visualizza l’idea della morte che sta per sopraggiungere (tutta la vita in un
attimo).
ha deciso di non pubblicarla, e quindi è chiaro che il valore di questa poesia
vuole essere universale.
nulla; inoltre rende il ritmo più incalzante, affannoso;
collegati per asindeto; inoltre è da notare che sono tutti trisillabi, e quello
centrale è sempre sdrucciolo (virtuosismo pascoliano);
separati da virgole;