Vita di Galileo
27 Gennaio 2019ATTO QUARTO
27 Gennaio 2019Non profit: proviamo a fare un po’ di chiarezza sulla grafìa e sul suo significato.
Profit, termine latino, forma contratta della terza persona singolare (modo indicativo, tempo presente), del verbo proficere che significa avvantaggiare. La parola confluì nel vocabolario anglosassone, tra il Cinquecento e il Seicento, ad opera di alcuni monaci. Non profit, termine d’origine americana più che anglosassone, sta per non profit organizations, e indica quegli enti che operano senza avere per fine primario il conseguimento del profitto (il termine scientificamente più usato è, infatti, Not for Profit). Il che non vuol dire che non possano conseguire dei profitti, ma semplicemente che questi debbano essere reinvestiti nel perseguimento del fine primario di queste organizzazioni. Riassumendo: giusto scrivere non profit, sbagliato no profit.
E il Terzo settore, perché è definito come settore terzo? Con quest’espressione, usata spesso come sinonimo di non profit, si indica l’insieme dei soggetti che operano secondo logiche e meccanismi che non appartengono né allo Stato né al mercato. Definizione considerata da alcuni inadeguata perché è una definizione per negazione. Costoro preferiscono parlare di “economia civile”.
Organizzazioni Non Governative
Le ONG sono organizzazioni private di vario tipo che operano, con diverse modalità, nel campo della cooperazione allo sviluppo e della solidarietà internazionale. La loro attività nell’àmbito della cooperazione dell’Italia con i Paesi in via di svluppo è disciplinata dalla legge 49/87 (la cui riforma è in discussione da quasi tre anni) che prevede la concessione, da parte del ministero degli Affari esteri, del riconoscimento di idoneità. Tale riconoscimento consente alle ONG di accedere al finanziamento governativo per la realizzazione di progetti di cooperazione, affidati dal ministero degli Affari esteri o promossi dalle stesse organizzazioni, e delle altre attività previste dalla legge.
Organizzazioni Non Lucrative di Utilità Sociale
Le Onlus, organizzazioni non lucrative di utilità sociale disciplinate dal decreto legislativo n. 460/97, definiscono in termini esclusivamente fiscali molteplici tipologie di enti non profit: associazioni, comitati, fondazioni, società e cooperative ecc. Scopo della legge è di agevolare fiscalmente, in presenza di determinate condizioni ed entro limiti ben precisi, le organizzazioni non profit e di favorirne la diffusione nel Paese
Sussidiarietà
Sussidiarietà, una parola dimenticata, propria del cattolicesimo sociale degli anni ’50, è diventato negli ultimi anni del 2000 il terreno di incontro e di scontro fra società civile e politica. Si tratta di un principio che regola la vita di una comunità nazionale e secondo il quale lo Stato, nelle sue varie articolazioni centrali e locali, interviene soltanto quando non è possibile l’iniziativa dei cittadini, singolarmente o attraverso le loro organizzazioni. Stato ed enti locali intervengono cioè in maniera sussidiaria rispetto ai cittadini
Sussidiarietà verticale e orizzontale
La sussidiarietà verticale” prevede che intervenga l’articolazione statale più vicina al cittadino, quindi il Comune, prima della Provincia, della Regione e dello Stato stesso. Ogni soggetto pubblico è sussidiario all’altro. Il modello orizzontale” concepisce invece l’intervento dei soggetti pubblici quando soggetti privati, il mercato o le formazioni sociali, non possono provvedere direttamente. E’ questa la forma reclamata dalla Terzo settore per quanto attiene i servizi alla persona ed è in questa direzione, secondo molti osservatori, che potrebbe avviarsi la riforma del welfare.
Sussidiarietà (fonti)
Legge costituzionale – marzo 1998
E’ contrassegnato dal numero 6.40.2 l’emendamento Boato Paissan che introduce il principio di sussidiarità nella legge sull’ordinamento federale della Repubblica italiana”. La proposta dei parlamentari Verdi interviene sull’articolo 118 della Costituzione che è stato così riscritto: «Stato, Regioni, Province, Città metropolitane e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla basa del principio di sussidiarietà».
Nella sua visita a Milano del 5 ottobre 1999, il presidente Ciampi ha nuovamente richiamato l’esigenza che la riforma dello Stato in senso federalistico sia ispirata al principio di “sussidiarietà”. Quello di Ciampi è un invito ad accelerare il processo delle riforme istituzionali, che deve essere prontamente accolto dal governo e dal Parlamento per favorire un nuovo patto tra i cittadini e le istituzioni e rilanciare la modernizzazione dello Stato”.
Carlo Azeglio Ciampi, Presidente della Repubblica
C’è la consapevolezza della necessità di uno sviluppo e aggiornamento costituzionale nella istituzione di un federalismo che risponda al principio di sussidiarietà”.
Dal discorso di insediamento del Capo dello Stato. Maggio 1999
Dr. Giorgio Fossa, ex Presidente di Confindustria
Abbiamo confermato il principio di sussidiarietà per le materie di competenza delle parti sociali, contro le invasioni di campo di governo e Parlamento. Abbiamo riaffermato il principio di sussidiarietà all’ordinamento europeo, che privilegia – rispetto alle soluzioni di legge o di regolamento – le soluzioni raggiunte dalle parti sociali nelle materie di loro competenza”.
Dalla relazione all’assemblea nazionale di Confindustria
C’è bisogno di ripensare al rapporto tra società e istituzioni, facendo leva su un’idea in se, forse, non nuova ma nuova per noi, di comunità come fulcro del futuro sviluppo, con più giustizia e insieme più libertàBisogna dunque che impariamo a far ripartire la concertazione dal basso e, insieme, dall’alto, anche per vedere di dare qualche consistenza a un federalismo e a una sussidiarietà predicati, reclamati e tanto poco realizzati”.
Dalla relazione all’assemblea organizzativa e programmatica della Cisl.
Monsignor Ennio Antonelli, Segretario generale della Cei
L’applicazione coerente del principio di sussidiarietà non reca pregiudizio alla necessità e all’importanza dello Stato né sminuisce il suo ruolo, ma lo interpreta come potere di sostegno e di coordinamento, effettivamente e pienamente democratico. Senza un adeguato riconoscimento dei soggetti sociali lo stesso decentramento di molte competenze agli enti territoriali potrebbe tradursi in una maggiore invadenza della pubblica amministrazione e in unulteriore burocratizzazione dei servizi. E bene che lo Stato governi di più e gestisca di meno”.
Dal messaggio inviato all’assemblea nazionale 98 della Compagnia delle Opere.
Mons. Attilio Nicora, presidente commissione Cei per le questioni giuridiche
Occorre eliminare i possibili sospetti che si esercitano solitamente su due punti: il timore che chi sostiene la sussidiarietà sia sostenitore del principio del cosiddetto Stato minimo, inteso come annullamento di una funzione positiva
dello Stato, oppure che voglia in qualche modo contrabbandare attraverso il principio di sussidiarietà una logica mercantile di tipo non ordinato, non preordinata nativamente a una logica di corresponsabilità per lo sviluppo integrale della societàProbabilmente c’è una correlazione molto stretta tra una situazione in cui si può contare su una vivace società civile e una feconda realizzazione del principio di sussidiarietà”.
Dal convegno Per una nuova idea di Stato: le formazioni sociali da problema a risorsa“.
On. Marco Minniti, ex Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio (Democratici di Sinistra)
Il fallimento dello Stato centralizzato rende obbligatoria la strada di una valorizzazione in senso autonomista e federalista di un processo riformatore, di un processo che sia ispirato a un principio effettivo e reale di sussidiarietàDobbiamo in sostanza impegnarci su due fronti. Da un lato abbattere ogni superata concezione ideologica statalista, incapace di valorizzare sia le istanze locali che la ricchezza della società, dellassociazionismo intermedio. Dall’altro dobbiamo rifiutare la tentazione di una marginalizzazione delle istituzioni pubbliche e l’idea di una residualità dello Stato”.
Dal convegno Più società fa bene allo Stato: la sussidiarietà per la riforma del Paese“.
On. Giuliano Amato, ex Presidente del Consiglio dei Ministri
La sussidiarietà di cui cera e c’è bisogno è la sussidiarietà espressiva della solidarietà e della responsabilità, per ciascuno di noi, di farsi carico degli altri prima ancora che di se stesso, in fondo allo scopo di essere responsabile di se stessoMan mano che lo Stato riduce i propri spazi di influenza, si allarga la sfera delle individualità, che però non possono essere lasciate a se stesse. Perciò deve essere incoraggiata, promossa e non certo soffocata quella rete di fenomeni collettivi, di comunità intermedie che realizzano forme concrete di solidarietà e che, grazie a questo, sono in grado di entrare in rapporto con i singoli”.
Dal convegno Più società fa bene allo Stato: la sussidiarietà per le riforme del Paese“.
On. Luciano Violante, ex Presidente della Camera
Nella cultura politico-costituzionale italiana sta declinando l’idea dello Stato programmatore e comincia a costruirsi un’idea di Stato incentivante. Uno Stato che crea condizioni dentro le quali i cittadini, da soli o nelle proprie formazioni sociali, organizzino il proprio presente per il futuroSe la prossimità è un valore positivo, credo che maggiore è il potere decisionale vicino al cittadino maggiore è la democrazia, perché maggiore è la responsabilità. Lo Stato incentivante esige responsabilità, mentre lo Stato programmatore chiedeva fedeltà ed era disattento al principio di responsabilità”.
Dal convegno Per una nuova idea di Stato: le formazioni sociali da problema a risorsa“.
On. Nicola Mancino, ex Presidente del Senato
Nel riconoscere i diritti inviolabili dell’uomo anche nelle formazioni sociali, la nostra Carta costituzionale, all’articolo 2, ha sottolineato la pre-esistenza di queste rispetto allo StatoQuesta concezione deve far leva da un lato sulla responsabilità della persona come momento basilare della vita collettiva e dall0altro sulla valorizzazione del senso di appartenenza alla comunità, per evitare che le diversità diventino fattori di dispersione e le esigenze di autonomia si trasformino in momenti di disgregazione della convivenza socialeIn questo quadro dovranno essere riconosciute alla sfera pubblica possibilità effettive di controllare la qualità sociale dei servizi, al settore privato l’autonomia e l’esercizio anche remunerato del ruolo gestionale che è in grado di assolvere”.
Dal convegno Più società fa bene allo Stato: la sussidiarietà per le riforme del Paese“.