Canti XXVIII e XXIX. Dante passa dal cielo delle
stelle fisse (San Pietro), al Primo mobile: il cielo più rapido di tutti (perché
più vicino a Dio) e che conferisce il movimento a tutti gli altri, creando le
categorie di spazio e di tempo. Qui Dante vede nove cerchi ruotanti intorno a un
punto, che sarebbero le nove gerarchie angeliche intorno a Dio.
Canto XXX. In questo Canto si passa dal Primo Mobile
all’Empireo, luogo di pura luce, dove non esistono più le categorie di spazio e
tempo.
1-33. La bellezza di Beatrice. In questa sezione le
gerarchie angeliche spariscono a poco a poco dalla vista di Dante. Una volta
riportato lo sguardo su Beatrice, Dante si accorge che la sua bellezza è
ineffabile.
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Forse semilia miglia di lontano
ci ferve l’ora sesta, e questo
mondo
china già l’ombra quasi al letto piano,
quando ‘l mezzo del cielo, a
noi profondo,
comincia a farsi tal, ch’alcuna stella
perde il parere infino a questo
fondo;
e come vien la chiarissima ancella
del sol più oltre, così ‘l ciel si
chiude
di vista in vista infino a la più
bella.
Non altrimenti il trïunfo che
lude
sempre dintorno al punto che mi
vinse,
parendo inchiuso da quel ch’elli ‘nchiude,
a poco a poco al mio veder si stinse:
per che tornar con li occhi a Bëatrice
nulla vedere e amor mi costrinse.
Se quanto infino a qui di lei si dice
fosse conchiuso tutto in una loda,
poca sarebbe a fornir questa
vice.
La bellezza ch’io vidi si trasmoda
non pur di là da noi, ma certo io
credo
che solo il suo fattor tutta la
goda.
Da questo passo vinto mi
concedo
più che già mai da punto di suo tema
soprato fosse comico o tragedo:
ché, come sole in viso che più
trema,
così lo rimembrar del dolce riso
la mente mia da me medesmo scema.
Dal primo giorno ch’i’ vidi il
suo viso
in questa vita, infino a questa vista,
non m’è il seguire al mio cantar
preciso;
ma or convien che mio seguir
desista
più dietro a sua bellezza, poetando,
come a l’ultimo suo ciascuno
artista.
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1-9.
E’ l’alba, cioè il momento in cui le stelle mano a mano
scompaiono, e la terra proietta la sua ombra orizzontalmente sul
piano dell’equatore. Cioè quando il sole sta a circa 6.000 miglia da
dove ci troviamo, ovvero un’ora prima del suo sorgere (che è a
5.000 miglia, ovvero ¼ della circonferenza della terra);
– ci:
non pronome, ma avv. di luogo: qui, rispetto a noi;
–
mezzo: l’atmosfera, che sta in mezzo tra noi e il sole;
–
parere: inf. sostantivato > apparenza, aspetto;
–
ancella: l’alba, ancella (serva) del sole;
–
vista: un’apertura: le stelle sono paragonate ad aperture da cui
filtra la luce, e che a poco a poco si chiudono.
10-15.
E’ il secondo termine di paragone: i cerchi luminosi scompaiono alla sua
vista, come le stelle all’alba.
–
triunfo: tripudio; lude: festeggia; punto: al
centro dei cerchi angelici: Dio;
–
inchiuso/inchiude: circondato dai cori, ma in realtà è lui che li
racchiude a sé; si strinse: sparì (alla vista);
–
nulla veder: il fatto di non veder nulla; amor: per
Beatrice;
18-33.
Qui dice che la bellezza di Beatrice si è accresciuta a tal punto che è
impossibile descriverla.
–
fornir: ad adempiere; vice: lat. compito, di descrivere;
– si
trasmoda: trascende;
– di
là da noi: al di là delle capacità umane;
– la
goda: al punto che solo Dio può godere della sua bellezza
–
passo: difficoltà; mi concedo: mi dichiaro;
–
punto di suo tema: da un passaggio da scrivere;
–
comico o tragedo: scrittore comico o tragico;
– in
viso che più trema: per una vista più debole, che vacilla;
–
scema: viene meno;
–
primo giorno: a nove anni (vita nova);
–
questa vista: quella dell’Empireo che sta descrivendo ora;
– il
seguire al mio cantar: la prosecuzione del mio canto;
–
preciso: non mi è stato precluso (lat: praecidere > tagliare);
–
seguir: tener dietro alla sua bellezza, con la poesia;
–
come..artista: come un artista giunto al limite delle suo
possibilità espressive.
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34-81. L’Empireo. Beatrice annuncia a Dante che si
trovano nell’Empireo: luogo di pura luce, amore, e gioia. Gli dice già
che qui vedrà gli angeli, e i beati già con il corpo che
avranno dopo il Giudizio Universale;
– A un certo punto una luce investe dante, fino ad
abbagliarlo, facendogli perdere la vita: Beatrice lo rassicura dicendo
che la luce serve a fortificarlo.
– Poco dopo Dante riacquista la vista, e gli si propone
una visione: un fiume di luce che scorre tra due sponde fiorite;
dal fiume escono scintille che si pongono dentro i fiori.
– Beatrice lo informa che si tratta di una immagine
allegorica provvisoria: perché Dante non è ancora pronto per la visione degli
Angeli (cioè le scintille), e i beati (i fiori);
Beatrice
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Cotal qual io la lascio a maggior
bando
che quel de la mia tuba, che
deduce
l’ardüa sua matera terminando,
con atto e voce di spedito duce
ricominciò: «Noi siamo usciti fore
del maggior corpo al ciel ch’è
pura luce:
luce intellettüal, piena
d’amore;
amor di vero ben, pien di letizia;
letizia che trascende ogne dolzore.
Qui vederai l’una e l’altra
milizia
di paradiso, e l’una in quelli
aspetti
che tu vedrai a l’ultima giustizia».
Come sùbito lampo che discetti
li spiriti visivi, sì che priva
da l’atto l’occhio di più
forti obietti,
così mi circunfulse luce viva,
e lasciommi fasciato di tal velo
del suo fulgor, che nulla m’appariva.
«Sempre l’amor che queta
questo cielo
accoglie in sé con sì fatta salute,
per far disposto a sua fiamma il
candelo».
Non fur più tosto dentro a me venute
queste parole brievi, ch’io compresi
me sormontar di sopr’ a mia
virtute;
e di novella vista mi raccesi
tale, che nulla luce è tanto mera,
che li occhi miei non si fosser difesi;
e vidi lume in forma di rivera
fulvido di fulgore, intra
due rive
dipinte di mirabil primavera.
Di tal fiumana uscian faville vive,
e d’ogne parte si mettien ne’
fiori,
quasi rubin che oro circunscrive;
poi, come inebrïate da li odori,
riprofondavan sé nel miro gurge,
e s’una intrava, un’altra n’uscia fori.
«L’alto disio che mo t’infiamma e
urge,
d’aver notizia di ciò che tu vei,
tanto mi piace più quanto più turge;
ma di quest’ acqua convien che tu
bei
prima che tanta sete in te si sazi»:
così mi disse il sol de li occhi miei.
Anche soggiunse: «Il fiume e li
topazi
ch’entrano ed escono e ‘l rider de
l’erbe
son di lor vero umbriferi
prefazi.
Non che da sé sian queste cose
acerbe;
ma è difetto da la parte tua,
che non hai viste ancor tanto
superbe».
|
–
maggior bando: voce poetica più potente, più sonora;
–
tuba: il mio strumento > canto > voce > poesia (metafora);
–
deduce: lat: porta (giù) > conduce;
–
terminando: verso la sua conclusione;
–
spedito duce: guida sollecita;
–
maggior corpo: il cielo più grande (il primo mobile), che ha ancora
consistenza fisica; ciel..luce: l’Empireo: totalmente
immateriale, fuori dal tempo e dallo spazio; ANADIPL/REDUPL
–
luce intellettual: conoscenza di Dio, che procura automaticamente
amore per lui; dolzore: dolcezza;
–
l’una e l’altra: i beati e gli angeli; aspetti: sembianze;
–
ultima giustizia: dopo il giorno del giudizio (col corpo);
–
discetti: che disperda la facoltà visiva;
–
l’atto: della vista;
– più
forti obietti: oggetti che sono divenuti (dopo il lampo) più
difficili da vedere;
–
circonfulse: mi circondò completamente;
52-69.
La visione allegorica:
–
queta: appaga; salute: con un’accoglienza così
splendente;
–
far…candelo: per adattare la candela alla sua fiamma > per rendere
l’anima disposta alla sua visione (di Dio);
–
compresi: capii;
– me
sormontar: che stavo oltrepassando;
– di
sopra: al di là delle mie normali capacità: le facoltà percettive di
D. si stanno accrescendo;
–
mera: tanto chiara (da non consentire ai miei occhi di
difendermi);
–
rivera: a forma di fiume;
–
fulvido: lat: fulvo, di colore giallo acceso;
– di
fulgore: di luce;
– due
rive..primavera: due sponde piene di fiori;
–
faville vive: scintille vive > gli angeli;
– si mettìen: si disponevano;
– quasi: a mo’ di, con l’effetto
di;
– circumscrive: rubini circondati
d’oro;
– miro gurge: meravigliosa
corrente (del fiume);
– mo: < modo, adesso, or
ora;
– t’infianna e t’urge: ti brucia
dentro e ti assilla;
– turge: cresce in te;
– bei: che tu beva (con gli
occhi > è luce);
– rider de
l’erbe: il sorriso dell’erba > i
fiori;
– umbriferi:
ad’ombrate, oscure; prefazi:
anticipazioni, lat: praefatio:
formula preliminare che precedeva la preghiera; acerbe:
incomplete;
– viste superbe: vista
tanto potente, adeguata;
|
82-123. La rosa dei beati. Dante si sofferma ancora
a guardare il fiume, e vede che questo si sta trasformando ai suoi occhi: il
fiume è diventato un lago; i fiori sono diventati i beati; le
scintille sono gli angeli che si muovono da Dio ai beati, e viceversa.
– i beati sono disposti intorno al lago di, come in
un’immensa rosa, seduti ognuno in un seggio; i seggi che circondano il lago sono
concentrici e salgono verso l’alto, come in un anfiteatro.
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Non è fantin che sì sùbito
rua
col volto verso il latte, se si
svegli
molto tardato da l’usanza sua,
come fec’ io, per far migliori
spegli
ancor de li occhi, chinandomi a
l’onda
che si deriva perché vi s’immegli;
e sì come di lei bevve la gronda
de le palpebre mie, così mi parve
di sua lunghezza divenuta tonda.
Poi, come gente stata sotto larve,
che pare altro che prima, se si
sveste
la sembianza non süa in che
disparve,
così mi si cambiaro in maggior
feste
li fiori e le faville, sì ch’io vidi
ambo le corti del ciel
manifeste.
O isplendor di Dio, per cu’ io vidi
l’alto trïunfo del regno
verace,
dammi virtù a dir com’ïo il vidi!
Lume è là sù che visibile face
lo creatore a quella creatura
che solo in lui vedere ha la sua pace.
E’ si distende in circular figura,
in tanto che la sua circunferenza
sarebbe al sol troppo larga cintura.
Fassi di raggio tutta sua
parvenza
reflesso al sommo del mobile primo,
che prende quindi vivere e potenza.
E come clivo in acqua di suo
imo
si specchia, quasi per vedersi addorno,
quando è nel verde e ne’ fioretti
opimo,
sì, soprastando al lume intorno
intorno,
vidi specchiarsi in più di mille soglie
quanto di noi là sù fatto ha
ritorno.
E se l’infimo grado in sé
raccoglie
sì grande lume, quanta è la
larghezza
di questa rosa ne l’estreme foglie!
La vista mia ne l’ampio e ne
l’altezza
non si smarriva, ma tutto prendeva
il quanto e ‘l quale di
quella allegrezza.
Presso e lontano, lì,
né pon né leva:
ché dove Dio sanza mezzo governa,
la legge natural nulla rileva.
|
–
fantin: fantolino > bambino; si rua: si precipita;
–
volto: con lo sguardo;
–
spegli: specchi > per rendere i miei occhi migliori specchi;
–
l’oda: verso il fiume;
– si
deriva: scorre; vi si immegli: si diventi migliori;
– la
gronda: le ciglia > per estens. gli occhi;
–
lunghezza: da lungo è diventato tondo (un lago);
–
larve: maschere > come gente che è stata nascosta da m;
– si
sveste: si toglie; la sembianza: la parvenza (maschera);
– in
che disparve: nella quale era nascosta;
–
maggior feste: più grandi manifestazioni di gioia:
– le
corti: angeli e beati; manifeste: dispiegate davanti a me:
quindi non più scintille e fiori;
97-99.
Invocazione a Dio
–
alto triunfo: l’eccelso trionfo;
–
regno verace: regno di verità;
–
virtù: forza, capacità di raccontare ciò che ha visto;
100-123. Descrizione della candida rosa
– là
su: nell’Empireo c’è una luce;
– parvenza: la parte visibile
(del cerchio);
–
Fassi: si forma dal raggio di Dio che si riflette nel primo mobile;
quindi: da qui > da Dio;
–
clivo: come una collina si compiace di specchiarsi
nell’acqua alla sua base;
–
opimo: rigogliosa, ricca (di erbe e fiori);
–
intorno intorno: tutto intorno;
–
soglie: gradini;
–
quanto: tutti quelli che hanno fatto ritorno in pd;
–
infimo grado: il gradino più basso;
–
grande lume: è al sol troppo larga cintura (v. 105);
–
estreme foglie: nei gradini superiori;
–
ampio/altezza: in larghezza e in altezza
–
prendeva: ma riusciva a cogliere;
– il
quanto > l’estensione; il quale: l’intensità;
–
Presso/lontano; la vicinanza/lontananza; lì: in Pd;
– pon/leva:
aggiunge/toglie; – mezzo: senza intermediari;
–
nulla rileva: non ha rilievo, efficacia;
|
124-148. Beatrice conduce Dante al centro di questa
rosa, e lo invita a guardare intorno: vedono che ci sono pochi posti vuoti per i
prossimi beati;
– L’attenzione di Dante è attirata da un seggio vuoto
in particolare, dove è disegnata una corona: Beatrice spiega che quel
seggio spetterà all’imperatore Enrico VII, che scenderà a domare
l’Italia, trovandola impreparata.
– Il canto termina con un’invettiva contro la
cupidigia che acceca gli uomini, in particolare Papa Clemente V, che
ingannerà Enrico VII facendo fallire la sua missione: infine Beatrice ne
profetizza la dannazione per simonia. Sono queste le ultime parole
di Beatrice nella commedia.
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Nel giallo de la rosa
sempiterna,
che si digrada e dilata e
redole
odor di lode al sol che
sempre verna,
qual è colui che tace e dicer vole,
mi trasse Bëatrice, e disse: «Mira
quanto è ‘l convento de le bianche
stole!
Vedi nostra città quant’ ella gira;
vedi li nostri scanni sì ripieni,
che poca gente più ci si disira.
E ‘n quel gran seggio a che tu li
occhi tieni
per la corona che già v’è sù posta,
prima che tu a queste nozze ceni,
sederà l’alma, che fia giù agosta,
de l’alto Arrigo, ch’a drizzare
Italia
verrà in prima ch’ella sia disposta.
La cieca cupidigia che v’ammalia
simili fatti v’ha al fantolino
che muor per fame e caccia via la
balia.
E fia prefetto nel foro divino
allora tal, che palese e
coverto
non anderà con lui per un cammino.
Ma poco poi sarà da Dio sofferto
nel santo officio; ch’el sarà
detruso
là dove Simon mago è per suo merto,
e farà quel d’Alagna intrar più giuso».
|
–
giallo: nel centro, la parte più luminosa;
–
digrada: restringe; redole: profuma;
–
odore: l’odore che emana la rosa è la preghiera a Dio;
– sol:
Dio, sole di eterna primavera > quindi la rosa è sempre fiorita,
e sempre emette il suo profumo;
–
quanto: quanto è grande; convento: comunità dei beati;
–
nostra città: Gerusalemme celesta, il Pd; gira: si estende;
– ci
si disira: sono attesi qui > il numero dei salvati, stabiliti ab
aeterno da Dio, è quasi completato;
– li
occhi tieni: che stai guardando: B. anticipa la domanda di Dante, un
po’ come Virgilio all’Inferno;
–
nozze: prima che tu possa godere di questa beatitudine;
–
agosta: augusta, cioè anima di un imperatore;
–
Arrigo: Enrico VII; drizzare: mettere ordine;
–
disposta: prima che ne sia pronta;
–
ammalia: vi affascina;
–
fantolino: bambino;
– e
caccia via: ma caccia via la balia;
–
prefetto: capo della Chiesa > Papa; – tal: Clemente V;
–
palese/coverto: cioè che fa pubblicamente, e ciò che trama di
nascosto; per un cammino: di pari passo;
–
sofferto: sopportato; santo officio: carica di pontefice;
–
detruso: sprofondato/precipitato;
–
Simon: nella bolgia dei simoniaci (la 3°, If XIX), dove viene
preannunci. l’arrivo di Bonifacio VIII e Clemente V;
–
quel d’Alagna: Bonifacio VIII;
Clemente V morì poco dopo Enrivo VIII (nel 1313), e la sua morte fu
sentita da Molti, e da Dante, come una giusta punizione, per aver
aizzato i partiti guelfi contro l’Imperatore;
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