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28 Dicembre 2019La poesia comico-realista è un genere letterario che si sviluppa nel Medioevo, principalmente tra il XIII e il XIV secolo, in contrapposizione alla poesia aulica e cortese, rappresentata dai poeti stilnovisti come Dante e Guido Cavalcanti.
Se la poesia cortese esaltava temi elevati come l’amore spirituale e la nobiltà d’animo, la poesia comico-realista si concentrava sugli aspetti più bassi, quotidiani e spesso triviali della vita umana, come la fame, la povertà, il sesso e la volgarità.
Questo genere è caratterizzato da un linguaggio crudo, realistico e spesso volutamente volgare. I poeti comico-realistici non temono di usare espressioni dialettali, parolacce o immagini forti per rappresentare la vita degli strati più umili della società, in contrasto con la raffinatezza e l’idealizzazione della realtà tipiche della poesia “alta”. Tra i principali autori della poesia comico-realista troviamo Rustico di Filippo, Cecco Angiolieri e Folgóre da San Gimignano.
Rustico di Filippo e la sua opera “Quando Dio Messerin fece”
Uno dei principali esponenti della poesia comico-realista è Rustico di Filippo (conosciuto anche come Rustico Filippi), vissuto a Firenze nel XIII secolo. La sua poesia è un esempio lampante di questo stile “basso” e irriverente.
Uno dei suoi componimenti più noti è “Quando Dio Messerin fece”, una poesia che incarna perfettamente lo spirito comico-realista. In questo sonetto, Rustico Filippi adotta un tono ironico e dissacrante, facendo una satira pungente della creazione divina.
Testo del sonetto: “Quando Dio Messerin fece”
Quando Dio Messerin fece il villano,
l’asino e la gallina e la capretta,
dormì, sì come fa la civetta,
e ‘n cambio di cervel posevi il piano.Non fece mai natura altro cristiano
che fosse pien di tutti vizî in vetta,
né di tutto il mal ch’i’ dico e metta
di messer Fabbro, scemo e beccafiano.Lui e messer Riccardo di Rinaldi
son pieni di fatiche e di stento
e di miserie quant’altre persone;e tutti par che sien di buon talento,
tanto son pieni d’errori e di mali
questi meschin veggenti e stracaloni.
Analisi e temi del sonetto
In “Quando Dio Messerin fece”, Rustico Filippi utilizza la figura del villano, cioè del contadino o uomo rozzo, come soggetto del suo attacco satirico. Il villano è qui descritto come una creatura mal riuscita, quasi come se Dio stesso, nel crearlo, avesse commesso un errore o fosse stato distratto (“dormì, sì come fa la civetta”). Il cervello del villano, anziché essere fatto di materia pensante, sembra essere stato sostituito da “il piano”, un sinonimo di banalità o stupidità.
Rustico non risparmia critiche feroci e irridenti a figure specifiche, come messer Fabbro, che viene definito privo di ingegno e pieno di vizi. Qui la satira si fa personale, scagliandosi contro individui ben riconoscibili dal pubblico dell’epoca. Questa tendenza a prendere di mira persone specifiche e a usare toni sprezzanti e sarcastici è tipica della poesia comico-realista.
Altri personaggi, come messer Riccardo di Rinaldi, sono descritti come esseri sventurati, afflitti da miseria e privi di valore. Rustico sembra voler sottolineare la mediocrità e l’inutilità di queste figure, che sono ridotte a simboli di fallimento e ignoranza.
Stile e linguaggio
Il linguaggio del sonetto è volutamente triviale e diretto. Non ci sono eufemismi o metafore elevate, ma solo un registro basso, che riflette la realtà quotidiana con asprezza e ironia. Le parole sono semplici, talvolta volgari, e l’intento è chiaramente quello di far ridere o di suscitare una reazione di scherno da parte del lettore.
L’uso del sonetto come forma poetica è interessante: Rustico prende una struttura tradizionalmente associata a temi elevati, come l’amore cortese, e la trasforma in un veicolo per la satira e la critica sociale.
Conclusione
La poesia comico-realista, e in particolare l’opera di Rustico di Filippo, rappresenta un contrappunto fondamentale alla poesia cortese e stilnovista. Con il suo linguaggio diretto e le sue tematiche quotidiane, Rustico mette in evidenza la dimensione più grezza e ridicola della società medievale, sfidando le convenzioni e le idealizzazioni della poesia “alta”. “Quando Dio Messerin fece” è un esempio perfetto di questa tendenza, con il suo tono dissacrante e la sua feroce satira delle figure sociali e delle debolezze umane.
Audio Lezioni di Letteratura delle origini, duecento e trecento del prof. Gaudio
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