Da Costantino a Giuliano l’Apostata
28 Dicembre 2019Una vita che ricerca la sapienza. Odi di Orazio I, 1, prima parte, vv. 1-21
28 Dicembre 2019Analisi e Commento della Prima Parte del Canto XXIV del Purgatorio
Testo e parafrasi
Testo dei primi dieci versi del Canto ventiquattresimo del Purgatorio di Dante
Né ’l dir l’andar, né l’andar lui più lento e l’ombre, che parean cose rimorte, E io, continüando al mio sermone, Ma dimmi, se tu sai, dov’è Piccarda; “La mia sorella, che tra bella e buona Sì disse prima; e poi: “Qui non si vieta Questi”, e mostrò col dito, “è Bonagiunta, ebbe la Santa Chiesa in le sue braccia: Molti altri mi nomò ad uno ad uno; Vidi per fame a vòto usar li denti Vidi messer Marchese, ch’ebbe spazio Ma come fa chi guarda e poi s’apprezza El mormorava; e non so che “Gentucca” “O anima”, diss’io, “che par sì vaga “Femmina è nata, e non porta ancor benda”, Tu te n’andrai con questo antivedere: Ma dì s’i’ veggio qui colui che fore E io a lui: “I’ mi son un che, quando “O frate, issa vegg’io”, diss’elli, “il nodo |
Parafrasi
Camminavamo velocemente, senza che il parlare rallentasse il nostro passo né che il passo di lui rallentasse il nostro discorso; procedevamo come una nave spinta da un buon vento. Le anime, che sembravano esseri ormai privi di vita, mi guardavano con stupore attraverso le cavità dei loro occhi, consapevoli che io fossi ancora vivo. Continuando a parlare, dissi: “Forse il suo cammino verso l’alto è più lento di quanto sarebbe se non fosse a causa di qualcun altro. Ma dimmi, se lo sai, dov’è Piccarda; dimmi se tra queste persone che mi guardano riconosco qualcuno degno di nota.” L’anima rispose: “Mia sorella, che era tanto bella quanto buona, ora trionfa felice in Paradiso, già coronata di gloria.” Poi continuò: “Qui non è vietato fare nomi, poiché il nostro aspetto è già stato tanto ridotto dal digiuno che seguiamo. Questo,” e indicò con il dito, “è Bonagiunta, Bonagiunta da Lucca; e quel volto che vedi un po’ più in là, segnato più degli altri, fu abbracciato dalla Chiesa: era dal Torso, e ora si purifica con il digiuno dalle anguille di Bolsena e dalla vernaccia.” Mi nominò molti altri, uno per uno; e sembravano tutti contenti di essere chiamati per nome, tanto che non vidi un solo segno di disappunto. Vidi Ubaldin da la Pila e Bonifacio, che con avidità masticavano nel vuoto per la fame, e vidi messer Marchese, che un tempo beveva a Forlì con meno parsimonia, e così tanto che non si sentiva mai sazio. Come fa chi osserva e poi si concentra di più su uno piuttosto che su un altro, così feci io con quello da Lucca, che sembrava più attento a me. Lui mormorava; e sentii pronunciare qualcosa come “Gentucca” mentre percepiva la punizione della giustizia che lo tormentava. Dissi: “O anima, che sembri tanto desiderosa di parlare con me, fa’ in modo che io ti comprenda, e soddisfa entrambi con le tue parole.” “E’ nata una donna,” cominciò, “che non porta ancora il velo, ma che farà sì che la mia città ti piaccia, nonostante le critiche che riceve. Tu andrai via con questa previsione: se hai frainteso il mio mormorio, ti spiegherò meglio le cose vere. Ma dimmi se vedo qui colui che compose le nuove rime, iniziando con ‘Donne ch’avete intelletto d’amore’.” E io gli risposi: “Sono io, uno che, quando l’Amore mi ispira, prendo nota, e trascrivo ciò che sento dentro di me.” “O fratello,” disse allora, “ora vedo il motivo per cui il Notaro, Guittone, e io siamo rimasti al di qua dello stile nuovo e dolce che sento ora!” |