U.SABA – CASA E CAMPAGNA – A mia figlia: analisi e commento
6 Settembre 2016Uno, nessuno, centomila di Luigi Pirandello – di Claudia Rivoletti
6 Settembre 2016
- Progetto del Canzoniere:
Libro organico e unitario che raccoglie l’intera opera poetica -> la produzione precedente subisce un processo di:
- Recupero
- Selezione
- Riordinamento
Da un certo momento in poi ha condizionato e orientato le singole raccolte parziali, pubblicate man mano
-> il progetto si forma intorno al 1913-14: lettere a Giuseppe Carlo Paratico, Emilio Cecchi, Francesco Meriano
-> nessun altro poeta del Novecento pensa così ossessivamente alla propria opera come a un tutto unico da
 accettare o rifiutare in blocco -> scrive: “tutto […] nel Canzoniere, il bene e il male, si tiene, e spesse volte
quel bene è condizionato – magari illuminato – da quel male “
- Assi portanti del Canzoniere:
- Autobiografismo
- Presenza di elementi “narrativi”: precise coordinate spazio-temporali
- Connessioni e rinvii interni fra testo e testo
- Presenza di isotopie semantiche
- Creazione di “personaggi” ricorrenti (soprattutto il personaggio fondamentale della moglie Lina)
- Prima raccolta di Saba: Poesie (1911, titolo poco significativo):
Già qui riscontriamo un’organizzazione nella divisione in tre fasi della vita dell’autore ed altrettante unità tematico-funzionali:
- Adolescenza triestina
- Esperienza fiorentina e pisana
- Servizio militare a Salerno
Già qui la raccolta mostra un evidente carattere antologico, secondo un’architettura interna che supera il semplice ordinamento cronologico -> tendenza al macrotesto
- Coi miei occhi:
Si realizzano le condizioni per produrre un vero e proprio macrotesto
Particolarmente evidente nella serie Nuovi versi alla Lina
Può essere considerato il “primo motore” del Canzoniere sabiano
Sono sintomatiche due circostanze solo apparentemente contraddittorie:
- Tra le raccolte giovanili è l’unica a passare intatta (per consistenza numerica) nel Canzoniere definitivo
-> espunge solamente 3 su 8 componimenti
- E’ quella che subisce la più radicale delle trasformazioni: da Coi miei occhi a Trieste e una donna
- Ordinamento dei testi
- Loro successione e seriazione
- Significato globale del macrotesto -> si riflette nel mutamento del titolo (fatto unico in Saba) che passa da uno più statico e lirico-evocativo a uno più dinamico e narrativo (implicitamente)
- Revisione linguistica capillare
- Revisione stilistica
Sono due cose totalmente diverse soprattutto per la nuova fisionomia che l’opera assume nel suo complesso per una diversa dislocazione e raggruppamento dei testi, che mira ad una maggiore unità e fluidità -> compenetrazione e alternanza dei temi e delle situazioni
-> infatti questo spiega lo spostamento altrove di poesie “anomale” (A mia figlia, Sul prato, La capra)
-> es di spostamento rilevante: mettere in posizione iniziale L’autunno, prima in XXX posizione
-> l’impegno che Saba ha impiegato sulle strutture macro e intertestuali è la prova di quanto Coi miei
 occhi/Trieste e una donna sia decisiva nell’ottica dell’opera maggiore
Dopo Coi miei occhi anche la produzione precedente inizia ad essere riconsiderata nell’ottica del “canzoniere”
-> le stesse pubblicazioni su riviste/giornali dal 1910 tendono a presentarsi in organismi compatti -> es:
- Fanciulli e garzoni -> anticipo di quello che diventerà La serena disperazione
- La silloge Le mie prime poesie (Trieste 1900-1902), uscita nel 1917 -> inizia il lungo e ossessivo confronto di Saba con la sua produzione adolescenziale e giovanile: fino a tarda età è oggetto di continui rifacimenti o “riscoperte” della presunta “forma originale” (vedi Quello che resta da fare ai poeti)
IL CANZONIERE DEL 1921
- Due snodi fondamentali della storia editoriale della formazione del vero e proprio Canzoniere
- Canzoniere del ’21
- Canzoniere del ’45
-> tutte le altre forme assunte dal libro vanno viste in riferimento a queste due capitali edizioni in un rapporto:
- di inclusione e trasformazione: per tutti i testi prodotti tra il Canzoniere del ’21 e quello del ’45
- di incremento per aggiunte progressive ad un corpus ormai fissato: per gli sviluppi posteriori al ’45
-> soprattutto dopo il Canzoniere del ’48: visti da Saba come “imprevedibili appendici”
-> Canzoniere definitivo (1965) = 1965 Canzoniere del ’45 + raccolte successive
- Conclusione: il Canzoniere del 1921 costituisce il nucleo originario di tutte le successive edizioni
-> rispetto al Canzoniere del ’45 sono due opere irriducibili -> guarda solo l’alto numero di componimenti
 presenti nel Canzoniere del 1921 che poi sono stati successivamente espunti nelle seguenti edizioni
- Si possono individuare 6 forme successive (documentate) del Canzoniere sabiano
- Manoscritto del 1919: preannunciato da una lettera a Francesco Mariano (18 febbraio 1917)
-> 186 titoli, 239 componimenti distribuiti in 6 sezioni
-> coprono gli anni 1900-1918 (nonostante il frontespizio porti l’indicazione 1900-1920e le Ultime poesie
 fissino il 1919 come data estrema)
- Poesie dell’adolescenza e giovanili (1900-1907)
- Il sogno di un coscritto, Il ritorno, Versi militari (1907-1908)
- Passeggiando la riviera di Sant’Andrea, Dopo la vendemmia, Ricordo d’infanzia (1909)
- Casa e campagna (1910)
- Coi miei occhi, Dopo la giovinezza, Fanciulli e garzoni (1911-1913)
- Nuovi versi militari, Intermezzo quasi giapponese, Tutto il mondo, Ultime poesie (1915-1919)
-> si nota l’abitudine di Saba a dare sempre gli estremi cronologici di ogni raccolta o sezione dove le
 singole liriche non vengono datate
-> in esso confluiscono quasi per intero (alcune volte revisione radicale):
- I due precedenti volumi a stampa (Poesie: corrisponde alle prime 4 sezioni)
- Poesie sparse uscite su varie riviste
- Inedite più antiche
-> non fu mai pubblicato, ma è stato scoperto solo recentemente: serve a Saba come testo base, un
 grande abbozzo per l’allestimento del Canzoniere del 1921
- Canzoniere 1921: preceduto da una pubblicazione separata (agosto 1920) di Cose leggere e vaganti e dalla stesura dell’Amorosa spina
-> non è molto diverso nell’impostazione dal manoscritto del 1919
-> da 6 a 10 sezioni:
- aggiunta di due nuove raccolte
- segmentazione più attenta alla definizione cronologica e tematica del materiale corrispondente alle prime 5 sezioni del manoscritto del ’19
-> talora titoli mutati o ritoccati -> esempio emblematico: da Coi miei occhi a Trieste e una donna
- Poesie dell’adolescenza (1900-1903)
- Voci dai luoghi e dalle cose (1904-1905)
- Poesie fiorentine (1905-1907)
- Versi militari (1907-1908)
- Casa e campagna (1909-1910)
- Trieste e una donna (1910-1912)
- La serena disperazione (1912-1914)
- Poesie scritte durante la guerra
- Cose leggere e vaganti (1920)
- L’amorosa spina (1921)
-> non ci sono alterazioni sostanziali per:
- l’ordine (impianto cronologico-autobiografico)
- Strutturazione interna -> poche esclusioni e spostamenti
- Numero complessivo dei testi -> da 186 a 157: sono state tolte in blocco le poesie dell’Intermezzo quasi giapponese e i sonetti di Passeggiando la riviera di Sant’Andrea
-> esigenza di eliminare le ridondanze tematiche e i testi più occasionali e bozzettistici
-> esigenza di rafforzare “l’ossatura autobiografica dell’opera […] anche in senso intellettuale”
- Pochissimi testi sottoposti a vero e proprio rifacimento: tra questi A mamma
-> revisione stilistica e linguistica:
- spesso comporta il recupero delle redazioni anteriori con combinazione vecchio-nuovo
- talora quasi ripristino della “versione originale” (es: quasi tutti i Nuovi versi alla Lina)
- predomina la tendenza all’innovazione (conseguenza del gusto creativo di quel periodo)
- Tendenza ad una maggiore sobrietà espressiva (in senso antirealistico e antipatetico)
- Maggiore equilibrio (lessicale, ritmico, sintattico) fra registro aulico e registro colloquiale (verso cui sbilanciava spesso la redazione del 1919)
Negli anni ’20-’30: tentativi successivi di realizzare nuove edizioni, sia attraverso la rielaborazione del Canzoniere 1921, sia attraverso la progettazione di nuovi organismi:
- Figure e canti. Raccolta completa di tutte le mie poesie (1900-1930)
-> ci è rimasto solo un indice manoscritto che introduce “sostanziali modifiche al Canzoniere 1921“
-> titolo desunto da quello di un volume del 1926, edito a Trieste da Saba stesso
-> va dal Canzoniere alla prima parte di Cuor morituro: raccolta più eterogenea per genesi, temi, strutture
-> l’unico libro che si concretizza è quello rivolto alla produzione adolescenziale e giovanile riproposta in
 modo diverso rispetto al Canzoniere 1921 -> scelta e ordinamento che coincidono già con quelli del
 Canzoniere definitivo nel volume Ammonizione ed altre poesie (1900-1910)
-> il titolo fa riferimento al componimento d’apertura
- Parole: raccolta che è nucleo originario del Canzoniere 1945
-> capitolo nuovo nella storia del linguaggio poetico sabiano -> conseguenza:
- Allentarsi dell’autobiografismo come tessuto connettivo del “romanzo lirico”
- Maggiore essenzialità ed emblematicità -> “una grande chiarificazione interna, alla quale corrisponde un uguale illimpidimento della forma”
-> dati importanti su cui si basa il lavoro di ricomposizione del Canzoniere
- Canzoniere 1943: due volumi dattiloscritti e ritagli da stampe precedenti
-> situazione simile ma non uguale: Canzonieredel ’19 sta al ’21 come il ’43 sta al ’45
-> molti scarti nella selezione e distribuzione dei testi che riconfermano la centralità strutturale oltre che
 autobiografica di Trieste e una donna e Cuore morituro
-> architettura generale del libro già diviso in tre parti o “volumi” -> il primo è il Canzoniere del ’21 rielaborato e reintegrato
-> volume con complessa “stratigrafia”: numerose correzioni e varianti e incertezze -> è una grande bozza
- Canzoniere 1945: nasce da Parole; prima edizione a stampa presso Einaudi di Torino
-> prima edizione definitiva: dopo il ’45 al corpusormai fissato si aggiungono le ultime raccolte poetiche:
- 1945: Mediterranee
- 1951: Uccelli, Quasi un racconto (insieme)
- 1959: Epigrafe, Sei poesie della vecchiaia (postume)
- Canzoniere 1948: seconda edizione Einaudi
- Edizione definitiva solo quattro anni dopo la morte di Saba
-> spiega l’incertezza riguardo all’ordine delle 4 sezioni finali -> quello cronologico è più conforme all’ultima volontà dell’autore (edizione 1965, Einaudi)
- Epigrafe -> non sappiamo né sapremo mai la volontà del poeta in riferimento a queste liriche
- Uccelli
- Quasi un racconto
- Sei poesie della vecchiaia
Ultima edizione curata personalmente da Saba: Canzoniere 1957
-> non presenta variazioni (eccetto il ripristino della forma “originale” del sonetto Da un colle e la divisione in
 “volumi”) rispetto a quella del 1951 (a sua volta identica a quella del ’48) -> ma non vuol dire che l’autore non
 volesse modificare ulteriormente la lezione di alcuni testi (copia dell’edizione Garzanti del ’51 con correzioni)
“Infinite sono le varianti….”
-> nevrosi e “narcisismo” variantistico soprattutto in corrispondenza delle poesie giovanili
-> anche modificazioni minutissime sono per lui fondamentali -> es: Verso casa, vv.22
- Col titolo La stessa, in “Riviera Ligure”, 1911: “anima, noi faremo ivi un poema”
- Coi miei occhi, 1912: “anima, noi faremo oggi un poema”
- Canzoniere 1921: “anima, noi faremo ivi un poema”
- Canzoniere 1945: “anima, noi faremo là un poema”
- Canzoniere definitivo: anima, noi faremo oggi un poema”
-> continue inversioni di rotta costituiscono una costante della scrittura sabiana
-> casi più interessanti quelli in cui vecchio e nuovo sono inestricabilmente mescolati -> prima strofa di Città vecchia:
- “Riviera Ligure”, 1911:
Spesso, quando si fa buio, esco di casa,
Per rifare la vita di città vecchia,
Dove in qualche pozzanghera si specchia
Qualche fiammella, e più turpe è la strada.
- Coi miei occhi, 1912:
Spesso, in torbide sere, esco di casa,
Per godermi la mia vecchia Trieste;
Dove ammiccano i lumi alle finestre,
E più affollata ed angustia è la strada;
- Manoscritto del 1919:
Spesso, in torbide sere, esco di casa,
Per godermi la via di città vecchia,
Giallo in qualche pozzanghera si specchia
Qualche fanale, e più rotta è la strada,
- Canzoniere definitivo:
Spesso, per ritornare alla mia casa
Prendo invece la via di città vecchia.
Giallo in qualche pozzanghera si specchia
Qualche fanale, e più angustia è la strada:
-> man mano elimina: i tratti più enfatici (“torbide sere”), la scansione anomala(“Spesso, quando si fa buio, esco
 di casa”), i tratti più inclini al bozzettismo impressionista (“dove ammiccano i lumi alle finestre”)
-> continua oscillazione fra innovazione e restaurazione: un punto fermo di confrontoè il manoscritto del ’19
-> dopo il Canzoniere 1945 il lavoro di revisione stilistico-lessicale riguardano la prima sezione dell’opera
STRUTTURA
Articolazioni e simmetrie del Canzoniere
- Divisione in tre parti o “volumi”
-> da una parte sembra richiamarsi a precedenti letterari illustri: Amores di Ovidio, Commedia dantesca,
 tripartizioni dannunziane
-> dall’altra suggerisce una scansione cronologico-essenziale (giovinezza, maturità , vecchiaia)
-> nella scelta della parola “volume” è implicita:
- Idea della raccolta poetica come testo unitario e omogeneo (anche nella sua materialità ), dotato di una logica interna
- Idea di una struttura composita e discorsivamente articolata -> in un certo senso ogni volume è come un piccolo canzoniere autonomo (Saba accarezzò l’idea d pubblicare il Canzoniere ’45 in tre volumi separati)
-> ciascun volume è in rapporto dialettico con gli altri: primo volume (ereditario del Canzoniere ’21) può opporsi
 agli altri due, così come è inevitabile che i primi due si oppongano in blocco all’ultimo (il terzo: diverso per
 storia di composizione e per tematiche, infatti il tema dell’infanzia non compare più)
-> il termine “volume” non indica un puro contenitore, ma conserva qualcosa della semantica dantesca
 (Paradiso, XXXIII, 85-97: “… vidi che s’interna, | legato con amore in un volume, | ciò che per l’universo si
 squaderna”): una salda architettura che tiene insieme elementi disparati e dispersi, talora contraddittori,
 fondendoli in una superiore e armoniosa unitÃ
- Divisione in sezioni
-> tutte le sezioni costituiscono una vicenda editoriale autonoma, perché coincidono con singole raccolte parziali
 pubblicate di volta in volta da Saba -> vale soprattutto per il “volume secondo”: ciò spiega la cura tutta
 particolare agli equilibri numerici, alle simmetrie calcolate, alle rispondenze interne
- Tra Preludio e canzonette e Preludio e fughe (12 testi studiosamente disposti con “preludio” e “congedo”)
- Tra Autobiografia e Prigioni: insiste molto sul collegamento anche psicologico-esistenziale, concependo la seconda come “strumento terapeutico per guarirsi e risarcirsi dei costi emotivi richiesti dall’altra”
- Il dodici e il quindici tornano anche nelle altre sezioni: dodici liriche isomorfe di Fanciulle, quindici liriche del Piccolo Berto, quindici titoli di Cuor morituro
-> nel “volume primo”: è vincolato da una forma preesistente
-> per il “volume terzo”: la pubblicazione delle raccolte estreme si intreccia con quella del Canzonieredefinitivo
-> sono rispondenze non programmaticamente legate alla genesi strutturale del Canzoniere -> ma
 preoccupazioni numeriche e simmetriche distributive sono presenti ovunque nell’architettura complessiva
-> le complesse partiture del “volume secondo” ne è dimostrazione -> per questo riequilibra l’ordinamento,
 l’estensione e i rapporti interni degli altri volumi sul secondo (soprattutto opera sul “volume primo”, che da
 10 sezioni del Canzoniere 1921 passa a 9 nel Canzoniere definitivo, ma se escludiamo Tre poesie fuori luogo
 arriviamo a 8 sezioni, come quelle del “volume secondo”)
-> così anche il “volume primo” finisce per caratterizzarsi con rispondenze e simmetrie numeriche molto più di
 quanto non fosse nel Canzoniere 1921
- Poesie dell’adolescenza e giovanili: 20 pezzi (Canzoniere ’21) -> 15+1 (Ammonizione) come i testi di Cose leggere e vaganti
- Amorosa spina: concepita in origine come serie di 15 componimenti -> ridotta a 12, come anche Versi militari e La serena disperazione
-> alle strategie numeriche non vanno associati valori simbolici o esoterici ma musicali e relazionali: gusto per il
 ritmo interno, per le strutture chiuse, circolari e simmetriche
- Gusto della simmetria e circolaritÃ
-> strategie numeriche
-> circolarità temporale: l’eterno ritorno di Nietzsche
-> compagini strofiche: serie più o meno lunghe di rime baciate incorniciate da un verso iniziale e uno finale che
 rimano tra di loro (XAABBCC…YYX)
-> partiture, talora di piccole ballate, imperniate sul ritorno in sede finale della rima iniziale
-> struttura a refrain più decisamente parallelistiche: la chiusa del componimento ripete la parte iniziale
-> casi di corrispondenza inizio-fine: mera impaginazione strofica o anche solo tipografica dei singoli testi quanto
 la più generale di singole sezioni o sottosezioni dell’opera
-> esempi più interessanti di strutturazione ciclica su base principalmente metrica = Preludio e canzonette e
 Preludio e fughe
-> Preludio e canzonette sono disposte in base ad una relazione sui tre schemi metrici impiegati, con giochi
 di simmetrie basate sulla figura del chiasmo (anche su livello tematico)
- Primo schema: canzonette 1-2 e 11-12
- Secondo schema: canzonette 3-4-5 e 8-9-10
- Terzo schema: canzonette 6-7
-> Preludio e fughe: rimbalzare di uno stesso schema metrico da un componimento all’altro
“…essendo egli esattamente l’opposto di un poeta frammentario”
- Il Canzoniere non è una mera somma di poesie -> concetto di macrotesto
- Dibattito sul carattere narrativo del Canzoniere: rimando al romanzo e alla poesia epica
- Al libro viene data una voce propria (Quasi un racconto, Al lettore), che si identifica con quella dell’autore
Questo libro che a te dava conforti,
buon lettore, è vergogna a chi lo crebbe.
Parlava come un vivoed era [avrebbe
dovuto, per decenza, essere] morto
- Interazione ed integrazione delle parti è fenomeno fondante del Canzoniere
- Prime dell’unità del libro al poeta sta a cuore l’unità organica dei libri che lo compongono -> in questo senso ogni volume è un piccolo canzoniere autonomo, perché ognuno dei quali rispecchia un momento della vicenda biografica dell’autore e parallelamente del suo itinerario artistico
- Tanto è generico il titolo generale di Canzoniere, tanto sono specifici, pregnanti e parlanti i titoli dei singoli libri
- Titoli come Tre poesie fuori luogo o Varie confermano l’intenzione del poeta si “fare […] di molte e sparse | cose una sola e bella” -> processo analogico sul piano formale di un suo peculiare modo di vedere il mondo, di una sua aspirazione fondamentale (è anche la “legge fondamentale” della poetica sabiana: Debenedetti) = contrastare il caos, la dispersione, risolvendo il discontinuo nel continuo, la frammentarietà nell’unità , ricomporre le opposizioni, le “voci discordi” in un “aureo anello” che non ha né inizio né fine (Girotondo, V fuga)
-> linearità , circolarità , progressione, ciclicità : veri presupposti categoriali della concezione sabiana del
 “canzoniere” come genere e come libro
-> libro contemporaneamente:
- perennemente proiettato in avanti, rivolto verso l’esterno: continui appelli al lettore in uno sforzo persino patetico di comunicazione e partecipazione -> fatto unico nella poesia del Novecento
- ripiegato su se stesso, autoriflessivo come pochi altri
-> questa ambivalenza è rivelata da Saba stesso alla fine come limite e tormento: “Questo libro che a te dava
 conforti, | buon lettore, è vergogna a chi lo crebbe”
Il Canzoniere come macrotesto
- La coesione macrotestuale si fonda su:
- Unità dell’ispirazione
- Ricorrenza dei temi
- Ricorrenza delle coordinate spazio-temporali
- Intreccio fittissimo di rimandi interni
- Intreccio fittissimo di riprese a distanza fra componimenti diversi
- Memoria: componente fondamentale della forma-canzoniere -> in Saba è memoria testuale: cresce su se stessa
-> es: Glauco e 20 anni dopo La casa della mia nutrice
-> i motivi ricorrenti non valgono come spunti rapsodici e intermittenti, ma in quanto strutturali in testi precisi,
 inseriti in modo funzionale nel discorso complessivo e quindi nella “sintassi” del Canzoniere
-> da ciò deriva anche il loro valore anaforico, quasi in absentia -> non sono rare le poesie che in se stesse
 rispecchiano l’intero sviluppo del Canzoniere:
- Autobiografia -> sorta di flash-back della storia narrata fino a quel momento
- L’Uomo -> suite narrativa sui temi del Canzoniere
- Vecchio e giovane -> testo davvero “conclusivo” e retrospettivo in cui Saba la raggiunta consapevolezza che l’esperienza vissuta nel Canzoniere è in realtà incomunicabile viene espressa con il filtro di una vicenda contemporaneamente autobiografica-individuale e archetipica
-> la “lunga ninna nanna”, la “storia” che la “rara commossa esperienza” del vecchio filtra all'”ingorda
 adolescenza” del giovinetto, è la storia stessa del Canzoniere(“altro bene, altro male” rinvia a “tutto […]
 nel Canzoniere, il bene e il male, si tiene”)
-> frutto di un angoscioso sdoppiamento: immagine di Saba bambino, visualizzato per l’ultima volta, è
 dunque l’ultimo colloquio di Saba con se stesso, il congedo di un’opera che sente ormai staccata da sé
-> esplicito rinvio al Piccolo Berto
- Procedimenti che servono a:
- Sottolineare l’interna diacronia
- Evidenziare l’unità profonda rendendo tutto simultaneo, compresente
-> compresenza di diacronia e sincronia
-> in questo senso sono gli appelli al lettore, alla sua capacità di cogliere il senso del libro
- Connessione fra i testi immediatamente contigui soprattutto nelle poesie di raccordo fra una sezione e l’altra
-> Sogno di un coscritto: conclusione delle Poesie dell’adolescenza e giovanili, introduce i Versi militari
-> Intermezzo a Lina: conclusione di Casa e campagna, introduce Trieste e una donna -> i primi versi della
 raccolta successiva riprendono gli ultimi di Intermezzo a Lina
-> Il canto d’un mattino: tipica poesia d’inizio, apre il “volume secondo” -> costituisce una sorta di palinodia, se
 non di antitesi della lirica immediatamente precedente che chiude il “volume primo” (In riva al mare)
-> In riva al mare: testo centrale della poetica di Saba -> è strutturalmente una poesia di epilogo, con funzione
 demarcativa (concludeva il Canzoniere 1921)
-> caratteristica di Saba: attenzione particolare per i componimenti liminari in quanto segnali di inizio e/o di fine
- Sottolineare questi caratteri di rinvio (musicali e geometrici) significa rivendicarne l’appartenenza al genere lirico contro la tendenza a leggerlo solo in chiave “epico-lirica” o narrativa o “romanzesca”
-> non significa che non siano presenti elementi narrativi o anche teatrali né che manchi una forte componente
 discorsiva e argomentativo-didattica (soprattutto nel “volume terzo” dove vive anche il genere della favoletta
 o dell’apologo morale)
-> MA: il primum di ogni componimento sabiano, anche dove il tono appare prosaico, è nell’impulso formale
-> è proprio la memoria del lettore ad essere continuamente chiamata in causa, quasi sfidata: poesia da
 ascoltare più che da leggere -> Saba è l’unico del Novecento a parlare della sua opera come di un “canto”
FORME E GENERI METRICI
Il verso
- Anche dal pdv della versificazione il Canzoniere si presenta come opera omogenea e coerente malgrado:
- La varietà delle soluzioni strofiche e ritmiche
- L’evoluzione metrica: a partire da Parole adozione di strutture più libere ed aperte e fittamente segmentate rispetto ai primi due “volumi”
- Principale elemento unificante = totale fedeltà di Saba a un tipo di versificazione regolare basata su:
- Misure canoniche della tradizione italiana
- Valore della rima come “primordiale carta d’identità della poesia”
-> conservatorismo metrico sabiano -> Saba non pratica mai:
- Il “verso libero”
- Versi eccedenti la misura dell’endecasillabo
- Il verso lungo
- Versi doppi (eccezione del martelliano in due componimenti giovanili poi espunti dal Canzoniere)
- L’endecasillabo è in assoluto il verso più usato -> segue il settenario
-> seguono frequenti gli altri imparisillabi minori (trisillabo, quinario) sempre in combinazione ad altri versi
-> più raro e con funzione demarcativa (a inizio/fine componimento) il novenario
- Pascoli e d’Annunzio: antecedenti diretti dell’uso (senza uguali nel Novecento italiano) del trisillabo e in particolare della combinazione del trisillabo con l’endecasillabo -> una delle sue figure ritmiche più tipiche
-> ci sono partiture ritmiche giocate su brillante alternanza di versi lunghi e versi brevissimi dove la distribuzione
 dei trisillabi è determinante -> esempio massimo: Il Borgo
-> in generale il trisillabo serve a evidenziare e isolare singole parole-chiave, nuclei emblematici, nomi
-> la segmentazione quindi non è mai puramente ritmico-sintattica ma anche semantica
- Dei versi parisillabi Saba usa solamente l’ottonario -> sempre in componimenti monometrici (es: Amorosa spina)
-> è il tipo più canonico di ottonario = accento fisso di terza sillaba (trocaico)
-> dunque versi parisillabi e imparisillabi non si mescolano mai nel Canzoniere definitivo -> da questo espunge
 tutti i componimenti caratterizzati da ampia e oscillante polimetria dannunziana
-> uniche rilevanti eccezioni
- Insonnia in una notte d’estate -> mescolanza di endecasillabi, decasillabi nella forma del doppio quinario e ottonari settenari e quinari (non trocaici)
- Isolato ottonario di Intermezzo a Lina -> anche qui non trocaico
- Saba però non è estraneo all’inquietudine e sperimentazione metrica della poesia del primo Novecento
-> frammentazione sintattica e tipografica del verso su modello montaliano
-> artifici sintattico-prosodici: frequentissimo uso dell’enjambement spesso audace
-> soprattutto: abbassamento prosastico dell’endecasillabo con l’uso frequentissimo dell’accentazione dattilica
 (= ictusprincipali su 4° e 7° sillaba) = attenuazione degli accenti canonici sulle sedi pari spesso in
 corrispondenza della sede incipitaria (quasi a mettere subito la sordina all’empito patetico)
-> congruente con il carattere “raso terra” della sua scrittura
-> scelta non rara nella letteratura italiana ma è di pertinenza per lo più dei generi non lirici: alla forma
 alta dell’endecasillabo si unisce l’accentuazione dell’italiano parlato o dell’uso colloquiale
-> non sono “versi sbagliati” ma scelte ritmiche intenzionali e funzionali ad un rinnovamento del linguaggio
 poetico che Saba attua esclusivamente con gli strumenti messi a disposizione della normativa metrica e
 sintattica ereditata dalla tradizione più o meno recente
-> conclusione: scansioni minoritarie, prosaiche vengono accostate a dizioni più alte e sostenute -> anche a
 livello metrico si ritrova la combinazione di aulico e quotidiano tipica della lingua del Canzoniere
-> attenzione: l’obiettivo di Saba non è quello di fondere modernità e tradizione, ritmicità e atonalità , ma di
 raggiungere una versificazione “naturale” anticlassica
-> in questa direzione si interpretano anche certe licenze e particolarità nell’uso di figure prosodiche:
- Sineresi
- Quadrisillabo
- Trisillabo
- Dialefe eccezionale su endecasillabi
La rima
- Opposizione alla tendenza della poesia novecentesca:
-> nel Novecento la rima perde sistematicità o viene sollecitata nelle sue forme difficili e rare
-> presso alcuni poeti la rima “facile” riacquista dignità e peso diventando da ricevuta a cercata -> caso di Saba
-> Saba stesso ha elevato questa scelta quasi ad emblema della propria poetica: (da Amai)
Amai trite parole che non uno
osava. M’incantò la rima fiore | amore,
la più antica difficile del mondo
- Rima “facile” non significa necessariamente:
- Rima povera -> non utilizza in modo eccessivamente condiscendente rime in -are o participi in -ato
- Rima perfetta -> sotto questo aspetto Saba non è meno innovatore di Rebora o Montale
-> es1: La capra -> accanto alla rima perfetta anche l’assonanza in sé (prima: sentiva) o in relazione alle
 rime (-ato e -ita), ed anche echi fonetici interni (capra : prato)
-> es2: Trieste -> ha al suo centro la fatidica rima fiore : amore, ma, accanto alle rime perfette: consueto
 intreccio di rima e assonanza, omeofonie (= relazione tra due parole che hanno la stessa pronuncia ma
 significato diverso) come spiaggia : aggrappa e erta : deserta
- Dunque Saba appartiene a quella linea di poetica novecentesca che impone un nuovo uso e soprattutto una nuova concezione della rima, non riconducibile alla semplice assonanza (cioè all’omofonia solo vocalica), ma estesa anche al contorno consonantico e spesso all’intero corpo di parola
-> Versi militari: raccolta più sperimentale di Saba da questo punto di vista (es: -ita : -ica -> rapporto fra
 occlusive sorde; campagna : accompagni -> rima imperfetta solo nel finale, per il resto è paronomastica)
- Altre peculiarità del primo Saba:
- Uso di rime tradizionalmente considerate impoetiche o sconvenienti in contesti non ironici o “comici”
-> es: molle : cipolle; bega : bottega
- Uso di rime semanticamente dissonanti
-> es: in Città vecchia le parole amore : dolore : Signore rimano con friggitore
- Imprevedibilità /non sistematicità della collocazione delle rime
- Conclusione:
- Saba non raggiungerà mai la sperimentazione di Montale o Pasolini che provano l’impiego non tradizionale delle equivalenze e corrispondenze fonologiche
- La ricerca così avanzata sulle nuove forme rimiche si arresta all’inizio degli anni Venti
-> si affermano invece progressivamente:
- Strutture più libere -> già Cose leggere e vaganti hanno endecasillabi sciolti senza rime
- Neoclassicismo
-> nell’ultimo Saba: la rima si rarefà perdendo la funzione di strumento di omogeneizzazione del dettato lirico
 guadagnando in assolutezza e pregnanza
Le forme metriche
- Pur nella grande varietà si possono ricavare linee generali di un’esperienza metrica che è contemporaneamente:
- Unica nel panorama novecentesco
- Fortemente paradigmatica
- Con questo si allude alla compresenza di due fondamentali tendenze dialettiche della metrica novecentesca di volta in volta presenti nel Canzoniere senza che mai l’una prevalga sull’altra
- Libertà ritmica e melodica che si sottopone a regole estemporanee
- Libertà che si attua pienamente nella produzione di norme ferree
- Percorso sabiano
- Iniziale sperimentazione su forme chiuse, canoniche, convenzionali (anacreontica, sonetto, saffica -> culmina nella rivisitazione del sonetto nei Versi militari)
- Passa (a partire da Trieste e una donna) a una fase più decisamente innovativa con lo sviluppo della forma “aperta” tipicamente sabiana della “poesia in tre strofe” = lirica irregolarmente tripartita e rimata composta prevalentemente di endecasillabi intercalati da imparisillabi minori (soprattutto settenari e quinari), aperta da un “preludio” e chiusa da un “finale”/”congedo” generalmente più brevi della strofa centrale in cui si ha lo svolgimento del tema, spessi metricamente equivalenti
- Ulteriore fase di recupero e rielaborazione-variazione di altre forme del passato (la terza rima, la canzone-ode, la canzone leopardiana) fino alla riproposizione dell’ecloga pastorale dialogica nelle forme della canzonetta (in Preludio e fughe)
- Conclusivo e meditato approdo (Parole, Ultime cose) a una scrittura lirica più “libera” e moderna
-> tendenza alla concisione, alla densità , alla segmentazione (anche tipografica)
-> le rime sono scarse e irriducibili agli schemi tradizionali
-> ma tornano a riaffiorare forme e generi tradizionali: la ballata (L’ornitologo pietoso), il madrigale
 (Uccello di gabbia), la saffica (C’era, Disoccupato), l’epigramma, la favoletta, l’apologo morale
-> osservazione -> caratteristica essenziale della poetica di Saba = recupero e ripristino di forme e generi metrici
 di un passato anche lontano -> operazione che NON si configura mai come:
- Rivisitazione dotta e antiquaria
- Citazione ironica e internamente corrosiva
- Mero esercizio tecnico
-> Debenedetti: le antiche forme prendono in lui spontaneità creatrice; esso sono, non significano
-> prova: nel Canzoniere mancano del tutto titoli allusivi a forme metriche (sonettosolo in due casi; madrigale
 per composizioni che non sono certo dei madrigali; canzonetta lo usa con accezione generica musicale)
- Le forme metriche sono per lui non meri contenuti formali, ma strutture mobili che siano una proiezione più o meno diretta del contenuto
L’UNITA’ TEMATICA DEL CANZONIERE
- Parte da una condizione tipica del poeta moderno:
- Senso di estraneità ed esclusione nei confronti del mondo e degli altri uomini
- Dolorosa scissione dell’io -> lacerato da conflitti che rinviano a traumi personali (freudianamente ricondotti all’infanzia) e insieme a polarità archetipiche, universali, legate alla brama (versione letteraria sabiana del termine freudiano libido)
- Tratta questo intreccio psicologico-essenziale in termini diametralmente opposti a quelli della tradizione simbolista e decadente (= esaspera e proietta direttamente il trauma sul linguaggio e sulla logica della poesia)
-> metodo di Saba = il conflitto viene accettato e risolto nella conciliazione degli opposti, diventando materia di
 canto e di “dolcissimi accordi” -> origine delle opposizioni identificato nell’inconscio
-> es: tema nelle Fughe = metamorfosi-compresenza di dolore e serenità , ombra e luce, profondità e superficie
-> es2: nel Piccolo Berto rappresentazione quasi negromantica dei traumi infantili per rendere sereno il dolore
- Senso di estraneità al mondo e agli altri, di non assomigliare agli altri (“l’onta […] di essere solo e diverso”)
-> non viene tematizzato e sviluppato in quando tale ma viene “rovesciato” nel motivo speculare e
 complementare del bisogno di immersione nella “calda vita” -> tormentosa divaricazione fra partecipazione e
 assenza, possesso e perdita, attrazione e rifiuto
-> es: Il borgo -> desiderio di identificazione con “tutti | gli uomini di tutti | i giorni” viene avvertito come un
 miracolo (attraverso la proiezione nel passato), viene definito come “vano”
-> conseguenza = questo desiderio diventa oggetto di:
- Struggente nostalgia (es: Sesta fuga)
- Trasfigurazione onirica, al limite visionaria (es: Versi militari, Coi miei occhi -> visione animalesca del reale; Tredicesima partita -> in una partita di calcio presagio apocalittico)
- Restituzione in termini di leggenda e di commossa stupefazione dello scorrere e del fluire della vita, del movimento degli esseri, delle cose e del “pensiero” (L’ora nostra)
- Modo di concretizzare queste tematiche: la visione
-> non rappresentazione realistica o bozzettistica
-> prova: tecnica dell'”elenco”, dell’enumerazione “caotica”
-> l’occhio del poeta non è mai mero strumento di registrazione, ma “illumina ove mira”
-> ogni elemento, ogni dettaglio “assume un senso inconfondibile ” perché “è pervaso da un’universalità che
 traspare in quel dettaglio e lo connette a un Tutto significativo”
-> Città vecchia: “io ritrovo, passando, l’infinito | nell’umiltà ” e ancora “sono tutte creature della vita | e del
 dolore; | s’agita, in esse, come in me, il Signore” -> si ricompone l’antitesi, la caoticità frammentaria
- Saggista: le pagine più belle di Saba sono quelle in cui emergono i simboli di una vita non vissuta
-> da qui: coesistenza fra sensazione di familiarità e straniante vertigine (aggettivo “strano” ricorrente) che
 emerge dagli incontri fra l’io e le cose (anche le “divine cose”) o l’io e gli esseri -> da Il sogno di un coscritto:
Non un poeta, ero uno sperduto
che faceva il soldato,
guatandosi all’intorno l’affollato
mondo, stupito e muto […]
-> ricorre a immagini e analogie in cui si cristallizza la nostalgia di una felicità originaria (“antica” = mitica)
-> saggista: una serena, disperata brama di annullamento -> conseguenza estrema dell’umanesimo sabiano
- Fondamentali assi oppositivi:
- Movimento e stasi
- Interno ed esterno (dentro/fuori) -> un dentro protettivo e segreto da cui si proietta verso il mondo
-> Trieste: simbolo della totalità della vita (fuori), ma soprattutto città -madre (dentro), casa a cui si torna,
 dove il poeta ha un “cantuccio a me fatto” in cui “la vita | non entra | che come un vago sussurro”
-> l’esterno è simboleggiato soprattutto dalla vastità del mare, simbolo paterno
-> l’io è presentato come in continuo bilico fra questi due spazi, sul confine (la riva, il porto, la finestra)
- Superficie e profondità (verticale) -> a cui si ricollega il tema centrale della poesia come scandaglio, per arrivare dalla superficie al fondo della vita, dalle parvenze alla verità , anche se dolorosa
-> Amai: “Amai la verità che giace al fondo”
-> Lavoro: il poeta è colui che “scavar [deve] | profondo, come chi cerca un tesoro”
-> L’egoista: “In fondo scava, in fondo è il suo tesoro; | nel cuore della Terra, un cuore d’oro.”
-> attorno a questi assi si organizza gran parte del sistema simbolico del Canzoniere per quanto riguarda il
 rapporto io-mondo e io con se stesso
-> lavoro del poeta = ritrovare l’originaria “verità ” delle parole, del linguaggio, è colui che piange e capisce per
 tutti (Mediterranee) per restituire il senso originario alle parole “trite” e condividerlo con tutti
- Tema fondamentale della poesia del Canzoniere in quando opera unitaria = processo di integrazione del soggetto nel mondo resta il nodo irrisolto: continuamente intrapreso e continuamente aggirato, rinviato
-> Saba: il Canzoniere non fu mai “un’opera di salute […]. Fu appena un’opera di aspirazione alla salute”
-> approdo finale di desolazione e solitudine: “Mai appartenni a qualcosa o a qualcuno. | […] fui sempre un
 povero cane randagio” (Ultima)
MODELLI E FONTI
- Petrarca
-> nonostante il titolo non ha molto a che fare con il canzoniere per antonomasia
-> il sonetto di Saba è quanto ci sia di più lontano dalla tradizione petrarchesca
-> il giovane Saba ha preso da Petrarca e Leopardi un’ispirazione linguistica e stilistica
-> non c’è nessun legame per quanto riguarda la strutturazione del “libro lirico” e l’articolazione dei contenuti
- Modelli più recenti ottocenteschi: da loro prende la strutturazione del “libro lirico” e l’articolazione dei contenuti
-> ma dove non ci sono precisi riscontri tematici-verbali queste influenze non vanno sopravvalutate
-> Heine: soprattutto prende il tono di appassionata sincerità e le situazioni -> ma solo con la mediazione
 della traduzione ottocentesca dello Zendrini (traduzione del titolo dal tedesco: Canzoniere, per l’appunto;Â
 comunque i richiami diretti al testo di Heine sono circoscritti nel tempo e in ogni modo sporadici
-> Goethe:
- Ammirazione per il Faust, menzionato nei suoi testi giovanili (Dopo il silenzio, Dopo una passeggiata)
- L’unica suggestione di una certa ampiezza risale alla tragedia, riecheggiata nel Preludio alle Fughe
- Prende anche dal Goethe lirico: titolo precedente di Verso casa era La stessa (da Ein Gleiches)
-> ma la presenza della cultura tedesca dell’Otto-Novecento in Saba è da ricercare soprattutto
- Nella filosofia e psicologia di Nietzsche
- Nella psicanalisi freudiana
- Incidenza della letteratura e cultura francese in Saba è ancora tutta da studiare
-> Baudelaire
-> Pascal: citato palesemente alla fine della Solitudine(“Le mie nebbie e il nel tempo ho in me soltanto”)
-> Lamartine (forse)
-> Rimbauld, Buffet -> da qui trae spunto per La vetrina
-> Claudel, Cantate à trois vois -> per il rapporto con la Sesta fuga (del Canzoniere del ’45)
- In realtà la cultura poetica e letteraria di Saba è pressoché esclusivamente italiana
-> in questo ambito vanno ricercati i suoi principali modelli linguistici e stilistici
-> premessa del Canzoniere del 1921: si vanta di “aver trovato da solo […] il filo d’oro della tradizione italiana”
 ribadendo la derivazione petrarchesca e leopardiana della sua poesia giovanile
-> Storia e cronistoria del Canzoniere: stile l’elenco degli auctores della sua formazione (Leopardi, poi Petrarca) e
 dei suoi “antecessori” diretti (Carducci, Pascoli, d’Annunzio) -> proprio su questi ultimi tende a minimizzare
-> rapporto con Pascoli:
- Tracce pascoliane sono ben evidenti anche oltre le Poesie dell’adolescenza e giovanili -> es: in Serena disperazione, Cose leggere e vaganti, e ancora in Cuor morituro
- Comunque si differenzia per poetica: il pascoliano vedere e udire in Saba è anti-impressionistico (guardare e ascoltare)
-> Carducci:
- Maestro di Saba in fatto di metrica (insieme a d’Annunzio) -> iniziale interesse per le corone di sonetti, le anacreontiche, le saffiche
- Più volte riecheggiato quasi alla lettera -> es: inizio di Sopra un ritratto… ricalcato su Idill’io maremmano
- Influenza notevolissima nel primo periodo (vedi Canzoniere del ’21) viene poi a mancare quasi del tutto
-> la censura, se non il ripudio non si sa se colpisce anche tutta la zona della poesia tardo-romantica e tardo-
 ottocentesca in cui la critica recente riconosce il retroterra del linguaggio poetico del primo Saba
-> Saba insiste di più sui debiti con i più classici Parini e Foscolo -> da cui in realtà solo pochi tasselli linguistici
-> negli anni della maturità più intenso rapporto con Manzoni
- Prelievo dal Cinque maggio del “cumulo | delle memorie” riproposto in Parole di Saba
- Variazione su versi famosi del coro del IV atto dell’Adelchi nell’attacco della Seconda fuga
- L’impiego di ansia aggettivo e a fine verso seguito da enjambement dal medesimo coro (es: Avevo)
- Accenti manzoniani nella poesia Uomo: “come percossa da un’ira divina…”
- Rapporto con Leopardi:
-> Saba dichiara che è stato il poeta che l’ha più impressionato negli anni della sua formazione
-> es: lirica proemiale Ammonizione -> ci fornisce ampia visione delle modalità di ripresa leopardiane quali non
 si ripetono per nessuna altro dei suoi modelli stilistici:
- Riecheggiamento puntuale (“Che fai nel ciel sereno” < “Che fai tu l’una in ciel?”)
- Ripresa di un’intera immagine, di un topos, di un motivo: “umana famiglia”, “morte stagioni”, “conscio letto”, “gioconda voce”, “fanciullo bennato”, “virgineo seno”, “le presenti e le passate cose”
- Calchi lessicali: vagheggiato, cangi, scolorerai
- Calchi ritmico-sintattici (“Cangi tue forme e perdi | veleggiando” < “Sorgi la sera e vai | contemplando”)
-> tutto il Canzoniere è calcato su forme di prosodia settecentesca -> profondità dell’assimilazione sabiana della
 poesia dei Canti leopardiani (Saba ripete più volte che la sua poesia è un “canto”)
-> giunge a rielaborazioni tematiche e formali di notevole spessore
- Dietro la figura femminile si figurano per un attimo i tratti di Silvia (es: ritratto di Lina al lavoro o nei giorni di festa, Intermezzo a Lina)
- Cuor morituro (che ha rilevato fondo leopardiano): La brama è rilettura freudiana del Pensiero dominante
- Canzonetta nuova: dipende dall’amatissimo Risorgimento per svolgimento tematico (la rinascita all’amore dell’arido cuore) sia per metro (doppie quartine di quinari, anche se in Leopardi di settenari)
- Molto rilevanti sono certi incontri fra Leopardi e Dante
-> il più memorabile: inizio dell’Ottava fuga:
- Ricordo della povera foglia verde leopardiana (in Imitazione)
- Eco dantesco del Purgatorio VIII, 28: “verdi come fogliette pur mo nate”
- Forse: richiamo ungarettiano -> la “foglia appena nata” di Fratelli; e Soldati
-> secondo verso dell’Ottava fuga:
- Riecheggia il Passero solitario di Leopardi
- La sua fonte diretta è Purgatorio, VIII, 2
- Rapporto con Dante:
-> subito dopo Leopardi, Dante è il classico più riutilizzato da Saba -> sono più dantismi di quanto si pensi
-> spiccata predilezione per le ultime due cantiche: per carattere evocativo-tonale ed espressivo-cromatico
-> esempi:
- “dove per visitar la gente morta” (Via della Pietà ) < “[…] le perdute genti. | Per questo visitai l’uscio d’i morti” (Purgatorio, XXX) incrociato con “[…] per lo regno della morta gente” (Inferno, VIII)
- “e una malinconia quasi amorosa | mi distilla nel cuore” (Il giovinetto) < “mi distilla nel core” (Paradiso, XXXIII)
- “e vidi, come al cielo gli occhi apersi” (Sognavo al suol prostrato) < “Allora più che prima gli occhi apersi; | guarda’mi innanzi, e vidi” (Purgatorio, XIII)
- “correr soldati come in fuga spersi, | e lontano lontano la marina” (ibid.) < “[…] che fuggia innanzi, si che di lontano | conobbi il tremolar della marina” (Purgatorio, I)
- “udrai cose incredibili e vere” (Nuovi versi alla Lina) < “io dirò cosa incredibile e vera” (Paradiso, XVI)
-> qua e là riecheggia la lirica dantesca riproducendo stilemi stilnovisti:
- “di gioia il cor si sface”, L’incisore
- “Amor pensoso”, Autobiografia
- “Oh, come in petto per dolcezza il cuore”, Tre poesie alla mia balia (< Tanto gentile e tanto onesta pare)
- Lo stesso titolo L’amorosa spina viene dal Dante lirico (Io son venuto al punto de la rota)
- Rapporto con D’Annunzio:
-> per Saba è simbolo per eccellenza della poesia disonesta
-> ma comunque alcuni suoi versi hanno delle risonanze dannunziane (es: La visita)
-> il Canzoniere del 1921 si conclude con una forte marca metrica dannunziana: In riva al mare -> 3 strofe di 8
 endecasillabi sciolti (esattamente il metro di 4 fondamentali liriche dell‘Alcyone)
-> Storia e cronistoria del Canzoniere: Saba riconosce l’influenza che ha avuto su di lui D’Annunzio
-> è tra le principali fonte linguistiche e stilistiche del Canzoniere -> ma ancora di più: fino alla maturitÃ
-> va sottolineato l’uso mirato e strategico che Saba fa (da un certo momento in poi) delle citazioni e allusioni
 dannunziane, distribuendole in componimenti collocati in posizioni-chiave del libro (poesie “di confine” o
 liminari: In riva al mare, Ulisse, Mediterranee; o “centrali”: Poema paradisiaco, La sera II) -> le concentra in
 posizioni tematico-espressive di particolare rilievo, anche a fini contrastivi
- Rapporto con Montale:
-> è l’unico poeta contemporaneo di Saba di cui sia possibile documentare un’influenza profonda, non episodica
-> soprattutto da Parole: per molti critici rappresenta la svolta poetica e linguistica di Saba (anni Trenta)
- “Assumeremo un giorno la bontà | del suo volto” (Parole, Felicità ) < “Ripartirai più tardi | per assumere un volto” (Ossi di seppia, Portovenere) -> allusione che viene riconosciuta da Saba stesso
- Se ne possono aggiungere anche delle altre: oltre che le generiche riprese di tono, immagini, situazioni
-> anche riprese stilistiche e sintattiche: spicca la sequenza elencatoria di Ultimi versi alla Lina (vv.1-seg.)
-> in questa fitta trama di rapporti intertestuali si inserisce la convergenza delle sabiane “trite parole” (Amai) e
 delle montaliane “lettere fruste | dei dizionari” (Mediterraneo, VIII)
-> ma diversità delle due poetiche: per Saba osar pronunciare le “trite parole” è motivo d’orgoglio; per Montale
 prevale il tema dell’insufficienza della parola, dell’impossibilità per il poeta di esprimersi in “versi veri”
LA LINGUA DI SABA
- Storia e cronistoria del Canzoniere: “le origini triestine di Saba hanno avuto anche, come conseguenza, di farne, almeno agli inizi, un arretrato” e tuttavia è stato definito “moderno in modo quasi sconcertante”
- Fusione di modernità e tradizione: forme auliche e talora antiquate fortemente letterarie spesso si mescolano inestricabilmente e con grande naturalezza con un linguaggio piano, colloquiale, della lingua quotidiana
-> talora linguaggio francamente dimesso ma mai banale -> Saba dice con efficace metafora: “raso terra”
-> in questa mescolanza viene avvicinato ai crepuscolari -> ma a torto: in Saba, in concomitanza
 dell’abbassamento linguistico, non c’è l’avvilimento della materia poetica (anche quando essa è umile) né il
 gusto ironico di “far cozzare l’aulico col prosaico per trarne scintille” (Montale, a proposito di Gozzano)
- Saba affonda le sue origini linguistiche (a differenza dei crepuscolari e della generale lirica del Novecento) nella tradizione tardo romantica e “veristica” -> lingua con forti accenti ottocenteschi, ma di tipo medio
-> aulicismi “di tutti i giorni legati al patrimonio collettivo del melodramma
-> l’Ottocento è per Saba un vasto repertorio indifferenziato
-> NON: citazioni esornative, arcaismi preziosi, impieghi impropri o decontestualizzati, tecnicismi puri
-> riescono quasi inavvertibili: aulicismi fonomorfologici -> diventano tratti peculiari di Saba
- C’è comunque l’effetto di una marginalità /arretratezza linguistica e culturale che si trasforma in caratteristica differenziante, segno di originalità profonda -> non ha bisogno di essere alla moda per essere attuale
- Le componenti auliche aumentano nel momento in cui adotta schemi o generi metrici particolarmente tradizionali e connotati in senso iperletterario (sonetto, canzonetta)
-> sono proprio le forme tradizionali iperletterarie a nobilitare il quotidiano descritto e il prosaico
-> ma anche questa componente non è esibita eccessivamente o spinta all’estremo: volgarismi, gergo, dialetto,
 inserti di vero parlato sono casi rarissimi comunque (soprattutto Versi militari)
- Ultimi anni: lingua più prosaica, spoglia, referenziale -> la brevitas e l’epigrammaticità condizionano le scelte linguistiche e stilistiche (soprattutto sintattiche) -> es: Sei poesie della vecchiaia è tra gli esiti più innovativi
-> progressivo processo di illimpidimento formale e linguistico a partire da Parole e portato alle estreme
 conseguenze da Quasi un racconto
- Nucleo del vocabolario sabiano = spezzone del lessico basico della lingua comune a più alta frequenza e a più vasta estensione semantica: buono, bello, vita, cuore, occhi, nuovo, tutto, essere (copula)…
-> ma queste “trite parole” sono inserite in un tessuto sintattico poetico
- Sintassi sabiana: caratterizzata da una fortissima frequenza di iperbati
-> forme che non sono il residuo di vecchie convenzioni, quanto il “mezzo, liberamente accettato e svolto dalla
 tradizione, di controbilanciare la spinta prosastica del verso”
-> conseguenza: solo attraverso quest’uso sintattico si accresce il valore semantico di queste parole prosaiche
-> sintassi di Saba è “drammatica” e contemporaneamente questa violenza sintattica è risolta in armonia
- Dissidio esistenziale si riflette in una discordanza linguistica:
- Desiderio di parlare la lingua di tutti, di comunicatività e chiarezza immediata, totale, naturalistica
- Fiducia nella parola poetica come solo mezzo comunicativo con cui si possa esprimere: profonda consapevolezza dell’alterità anche linguistica del poeta e della difficoltà di tradurre in “versi veri” un’esperienza che possa parlare a tutti e di tutto
-> “solitudine” anche linguistica del poeta -> vedi Epigrafe: dice che le sue ultime poesie sono
[…] scritte come l’altre invano,
per gli uccelli e un amico, al tempo triste,
nel mio triste italiano.