1. La soluzione del rapporto fede-ragione in Averroè.
2. S. Tommaso: le cinque vie.
3. Perché, per Guglielmo di Ockham, la teologia non può essere scienza?
4. Critiche alla fisica aristotelica in Guglielmo di Ockham.
1. Averroè sostiene che il filosofo e il teologo arrivano entrambi per strade diverse all’unica verità che è Dio; tuttavia può esserci apparente contrasto tra le conclusioni cui si perviene con la dimostrazione e il contenuto delle Scritture. In questo caso la soluzione di Averroè è una lettura allegorica del testo sacro, un passaggio da un piano reale ad un piano metaforico; Averroè afferma che è abitudine degli Arabi utilizzare metafore e che il significato delle Scritture non può essere esaurito cogliendone il senso letterale.
2. S. Tommaso dimostra l’esistenza di Dio con cinque prove che tutte partono dall’esperienza. Noi vediamo oggetti in movimento, e ciascuno necessita di un motore; non ammettendo di procedere all’infinito, S. Tommaso afferma che deve esistere un primo motore immobile, da tutti riconosciuto come Dio. Tutti gli enti vengono generati o prodotti da cause efficienti, quindi allo stesso modo è necessario che esista una prima causa di cui tutto è effetto, chiamata col nome di Dio. Gli enti sono corruttibili e contingenti, quindi si può spiegare che ora esiste qualcosa solo ammettendo l’esistenza di un’entità incorruttibile, che è Dio. Gli enti partecipano in modo maggiore o minore della perfezione, qualità presente al massimo grado in Dio. Nell’universo corpi privi di intelligenza si muovono verso un fine, e perciò necessitano di un’intelligenza che li guidi, ed essa è Dio.
3. Guglielmo di Ockham sostiene che si può fare scienza della realtà sensibile e di tutti gli oggetti osservabili; ciò implica la caduta di ogni gerarchia tra le scienze. Ma l’oggetto della teologia è Dio, che non fa parte di questa realtà. pertanto la teologia non si può considerare al livello delle scienze.
4. Ockham critica concetti della fisica di Aristotele secondo lui non provati scientificamente: afferma che non è dimostrata limperfezione del mondo sublunare e la perfezione di quello celeste. Confuta poi la visione del mondo come un kòsmos, ovvero con un’armonia e tendente ad un fine. Discute poi l’intera conformazione dell’universo introdotta da Aristotele, affermando che l’onnipotenza divina rende ammissibile una pluralità di mondi e che per noi non è possibile definire l’aspetto dell’universo.
Alissa Peron