Storia della lira
27 Gennaio 2019Compiti di italiano
27 Gennaio 2019Lo specismo: tesina Esame di Stato di Vesjana V.
Introduzione allo specismo
Lo specismo è l’attribuzione di un diverso valore agli individui a seconda della loro specie di appartenenza.
Il termine fu coniato nel 1973 dallo psicologo britannico Richard Ryder, per calco da razzismo, quindi la convinzione scientificamente errata , che la specie umana sia suddivisa in “razze” biologicamente distinte, caratterizzate da diverse capacità intellettive, con la conseguente idea che sia possibile determinare una gerarchia di valore secondo cui una particolare e ipotetica “razza” possa essere definita superiore o inferiore a un’altra e da sessismo considerato una forma di discriminazione tra gli esseri umani basata sul genere sessuale.
Il nostro mondo specista
Credo che il miglior modo per capire quanto la nostra società sia specista, sia quello di analizzare il modo in cui gli animali vengono trattati nei vari ambiti in cui sono utilizzati.
Animali da macello
A partire dal XX secolo ha avuto grande diffusione l’allevamento intensivo, il quale aveva lo scopo di soddisfare la crescente richiesta di prodotti di origine animale (in particolare carne, uova e latticini) abbattendone al contempo i costi, in modo da rendere questa categoria di prodotti adatta al consumo di massa. Inizialmente gli unici fattori che influivano sulle modalità e le tecniche impiegate nell’allevamento intensivo erano la riduzione dei costi e la possibilità di produrre su larga scala industriale, in seguito queste sono state sottoposte a un continuo processo di revisione in funzione di considerazioni come la tutela degli animali, l’igiene, la qualità dei prodotti e l’impatto ambientale.
Ma sembra che comunque nella maggior parte degli allevamenti mondiali, ancora oggi non si tenga grande conto di alcune norme fondamentali da rispettare, infatti secondo il Decreto Legislativo del 1° settembre 1998, n. 333 Le operazioni di trasferimento, stabulazione, immobilizzazione, stordimento, macellazione e abbattimento devono essere condotte in modo tale da risparmiare agli animali eccitazioni, dolori e sofferenze evitabili.
Questo decreto però per una questione economica molto spesso non viene rispettato, infatti gli animali subiscono dei trasporti che possono durare per più di 12 ore, nelle quali sono costretti a stare ammassati gli uni sugli altri senza avere a disposizione né acqua né cibo, una volta giunti al macello, la loro morte non può essere giudicata indolore dal momento che in moltissimi casi vengono sgozzati e lasciati morire per dissanguamento, lasciando quindi l’animale cosciente e in grado di capire quello che gli sta accadendo, in altri casi invece l’animale è addirittura costretto ad assistere alla morte dei suoi compagni in diretta avendo in questo modo chiaro il suo destino.
Animali da pelliccia
Le tecniche adottate per l’abbattimento dell’animale da pelliccia, pur variando molto a seconda della specie, sono solitamente volte a mantenere nelle migliori condizioni possibili la pelliccia piuttosto che a rendere minima la sofferenza dell’animale.
I metodi più usati per l’abbattimento sono: morte per annegamento, morte per dissanguamento e morte per danno cerebrale.
Ma il metodo di uccisione più disumano che viene applicato su questi animali è lo scuoiamento. Questa pratica, considerata crudele e ampiamente condannata dalle associazioni ambientaliste, prevede la rimozione della pelliccia dall’animale mentre questi è ancora in vita. L’animale, catturato nel suo habitat, viene scuoiato sul posto e poi abbandonato ad un lento ed atroce dissanguamento. Lo scuoiamento viene praticato in Canada sui cuccioli di foca.
Animali da laboratorio
Per sperimentazione animale si intende l’esperimento a scopo di studio e ricerca effettuato su animali da laboratorio. I test più diffusi consistono nell’indurre su di un campione animale specifiche patologie e verificare la reazione a farmaci e ad altre pratiche terapeutiche.
Grazie alla sperimentazione animale si devono la maggior parte delle scoperte e innovazioni in campo medico dell’ultimo secolo e inoltre questa pratica ha contribuito ad alzare l’età media della popolazione in occidente.
Ma dal punto di vista etico essa risulta essere assolutamente cruenta e insensibile ai dolori lancinanti che vengono provocati agli animali, essi sono costretti a passare tutta la loro vita all’interno di gabbie piccolissime, dovendo sopportare ogni genere di tortura perché nonostante ci siano delle leggi che dovrebbero tutelare questi animali, dall’altra parte troviamo persone senza scrupoli che per interessi economici passano sopra a quello che è il dolore di un qualsiasi essere vivente, effettuando operazione senza anestesia, procurando stress psicologici e terribili schok senza che questo porti ad alcun risultato scientifico.
E alla luce di tutto questo, gli uomini non sono forse gli specisti più crudeli?
Peter Singer: l’antispecismo.
L’antispecismo è quel movimento che respinge la discriminazione basata sulla specie, sostenendo che la sola appartenenza a una diversa specie non giustifichi eticamente il diritto di disporre della vita, della libertà e del lavoro di un essere senziente.
Il maggiore esponente di questo movimento è senz’altro Peter Singer (1946), filosofo australiano che è considerato il pioniere dei diritti degli animali.
Singer nella sua opera : Liberazione animale (1975) ha esposto le sue tesi contro lo “specismo”, e parte da quattro presupposti fondamentali per esporre la sua idea.
1) il dolore è negativo a prescindere da chi lo provi
2) La specie umana non è l’unica in grado di provare sofferenza o dolore. Ed è innegabile che ciò succede anche a tutti animali di specie non umana, molti dei quali sono in grado di provare anche forme di sofferenza che vanno al di là di quella fisica (l’angoscia di una madre separata dai suoi piccoli, la noia dell’essere rinchiusi in una gabbia senza aver nulla da fare). E’ proprio questo che ci rende uguali agli animali non-umani e che porta a ritenere la sperimentazione scientifica sugli animali e il consumo di carne atti ingiustificabili, dettati unicamente dalla nostra concezione specista, profondamente radicata nella civiltà occidentale odierna.
3) Nel soppesare la gravità dell’atto di togliere una vita, bisogna prescindere da specie, razza e sesso, ma guardare ad altre caratteristiche dell’essere che verrebbe ucciso, come il suo desiderio di continuare o meno a vivere, la qualità della vita che sarebbe in grado di condurre, ecc.
4) Tutti noi non siamo responsabili solo di quello che facciamo, ma anche di quello che avremmo potuto impedire o che abbiamo deciso di non fare. (fonte: wikipedia)
Fine
Molto spesso ci rifuggiamo dietro al fatto di non essere a conoscenza di come in realtà gli animali vengano trattati nei vari settori in cui sono impiegati, ma questa mancanza di conoscenza collettiva non dipende dall’impossibilità di sapere ciò che succede, ma dal desiderio di continuare ad ignorare una responsabilità che potrebbe farci sentire in colpa.
Si tratta di dolore e sofferenza, esse sono di per sé negative, e dovrebbero essere evitate o limitate, indipendentemente da razza, sesso o specie dell’essere che soffre. Su questo pianeta siamo tutti animali. Siamo tutte creature, e gli animali non umani provano sensazioni proprio come noi, e soprattutto sono delle creature terrestri come noi. Come noi cercano la comodità e non la scomodità, come noi esprimono diversi gradi di emozione, in breve, sono vivi come noi. Visto che ci rendiamo conto che gli animali, sono assolutamente indispensabili alla sopravvivenza umana per compagnia, cibo, vestiario, è ironico pensare come dimostriamo una totale mancanza di rispetto per questi esseri non umani che provvedono ai nostri bisogni. Cosa hanno fatto loro per meritare tutto questo dolore? Ci abbiamo forse mai pensato?”