Linda De Benedictis
27 Gennaio 2019Mario Falanga
27 Gennaio 2019testo | parafrasi |
Né dolcezza di figlio, né la pieta
del vecchio padre, né l debito amore lo qual dovea Penelopè far lieta, vincer potero dentro a me l’ardore chi ebbi a divenir del mondo esperto e de li vizi umani e del valore; (Canto XXVI dell’Inferno) |
né dolcezza di figlio, né pietà per il vecchio padre che ne sarebbe morto di dolore, né il dovuto amore che avrebbe allietata la vita della moglie Penelope, potettero vincere in me l’ardore di divenire esperto del mondo e dei vizi e delle virtù degli uomini; |
Dante in questo canto dell’Inferno, descrive lottava bolgia dove risplendono le fiamme; ogni fiamma incorpora un peccatore.
Le persone che vengono condannate sono i Consiglieri Fraudolenti, coloro cioè, che usarono l’intelligenza per ordire inganni.
Qui si trovano avvolti da una fiamma divisa in due Ulisse e Diomede.
Ulisse è condannato per aver ingannato i Troiani tramite il cavallo di Troia.
Danta chiede quindi a Virgilio di poter parlare alle due ombre avvolte nella fiamma, ma la sua guida lo frena, ricordandogli che si tratta di Greci, quindi di uomini superbi.
In queste poche righe Ulisse risponde alla domanda di Virgilio che gli chiede come essi abbiano trovarono la morte; Ulisse inizia allora il suo racconto.
Egli infatti separatosi dalla maga Circe e spinto dalla sete di conoscenza e incurante degli affetti famigliari, raccoglie un piccolo gruppo di vecchi compagni e salpa con una nave.
Dante ad ogni modo conosce Omero, viene infatti nominato più volte nella Divina Commedia, ma non ha sicuramente letto LOdissea in greco ma era al corrente della storia da varie fonti latine.
Ulisse era indicato come un uomo con una voglia di sapere molto elevata e pronto a rischiare la vita per la conoscenza. In queste poche righe si può intuire quanto forte era il desiderio di Ulisse di inseguire i sogni di avventura rinunciando all’affetto paterno verso il figlio, al rispetto affettuoso verso il padre e all’amore coniugale che avrebbe dovuto far felice la moglie Penelope, e quindi laccanimento che egli aveva verso la conoscenza del mondo e le umane debolezze superarono tutto.
Possiamo intuire che Ulisse è personaggio affamato di conoscenza e di avventure, insofferente di giusti principi e verità rivelate. La volontà di conoscere è però la qualità essenziale dell’uomo, non si potrebbe vivere privi di questo desiderio.
Inoltre è un uomo che è abituato a riconoscere le sconfitte, ma è anche vero che non sempre si pente di ciò che commette.
Un uomo come lui dovrebbe essere da esempio ai giovani che in questi ultimi tempi reprime un po questa voglia di conoscenza, è giusto avere l’appoggio della famiglia e forse Ulisse è un po esagerato lasciandosi alle spalle tutto perché la famiglia è sempre importante ad ogni modo.
di Elena