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Ora di religione, non c´è alternativa
Repubblica – 16 ottobre 2009
Inevitabile l´accusa di discriminare gli studenti, Sara Pagano si difende “Sono i capi d´istituto a doversi organizzare”
di Giuseppe Filetto
Genova
Poche righe, scritte su carta intestata del Ministero dell´Istruzione, con le quali si dice formalmente ai direttori scolastici ed ai presidi che per questo anno scolastico non ci saranno docenti da utilizzare per l´ora alternativa a quella di religione: le scuole devono provvedere con i loro mezzi, se vogliono nominare maestri o professori per tale insegnamento. Nulla di più.
La comunicazione è giunta alle scuole l´altro ieri, a firma di Sara Pagano, la direttrice dell´Ufficio Scolastico Provinciale (l´ex Provveditorato agli Studi). E’ una risposta ad un quesito scritto, avanzato da quattro scuole di Genova, ma la circolare esplicativa riguarda ed ha effetto su tutte le istituzioni scolastiche (elementari, medie e superiori) della provincia di Genova.
Tra le famiglie che hanno scelto l´ora alternativa a quella di religione, è partito un coro di proteste, che potrebbe sfociare in un ricorso al Tar “perché – dicono – così si lede un diritto sancito dalla Costituzione, l´articolo 8”, ovvero la libertà di professare la propria fede e di pensiero religioso. O, quantomeno, il provvedimento costringe i genitori e gli studenti a seguire la tradizionale ora di religione.
«Purtroppo, riportando le cattedre degli insegnanti a 18 ore, non abbiamo più docenti con ore a disposizione – spiega Sara Pagano – : non si ha più personale che le scuole utilizzavano per quegli allievi che hanno scelto l´ora alternativa al posto della religione». Stando a quanto dicono in via Assarotti, l´Ufficio Scolastico Provinciale non è in condizioni di concedere insegnanti in più rispetto agli organici fissati e bloccati rigidamente dal Ministero dell´Istruzione. Fino allo scorso anno i presidi potevano pagare un supplente.
A chi accusa l´Ufficio Scolastico Provinciale di costringere le famiglie e gli studenti a seguire l´ora di religione, Sara Pagano risponde: «No, assolutamente, ma sono i capi di istituto che, se vogliono garantire questo diritto, devono adottare dei correttivi». L´unica, possibile, soluzione va cercata all´interno delle scuole: che ricorrano autonomamente alle risorse finanziarie del loro fondo di istituto, appunto per pagare i supplenti o lo straordinario dei docenti in organico e che sarebbero disponibili a coprire l´ora alternativa.