Giorgio Gaber Il teatro del pensiero
27 Gennaio 2019Giulia Barboni
27 Gennaio 2019di Valentina Riccio
Ungaretti nasce in Egitto nel 1888 e nel 1906 conosce Enrico Pea, da poco tempo emigrato in Egitto, con il quale condivide l’esperienza della “Baracca Rossa”, un deposito di marmi e legname dipinto di rosso, sede d’incontri per socialisti ed anarchici che avevano l’obiettivo di cambiare il mondo”.
Suo compagno di ideologia è Moammed Sceab, che lo seguirà anche a Parigi. Moammed però non riuscirà a sostenere il peso di un dissidio interiore insanabile e, perso nell’assenzio, si suiciderà nel 1913, morte che turberà moltissimo l’anarchico Ungaretti, che gli dedicherà la poesia In memoria” nella raccolta Il porto sepolto.
Tutta la sua esistenza ha influenzato la sua scrittura, è per questo che viene considerato un classico: la poesia del ‘900 è nata con lui, oltrepassando tutti i movimenti avanguardisti di inizio ‘900: crepuscolare, futurista, ma anche quello anarchico. Da voce al dramma dell’uomo contemporaneo, ai drammi storici e alle ansie esistenziali.
Successivamente si trasferisce a Lucca, casa natale dei suoi genitori, in cui, attraverso la questione interventista, trova lo scopo della sua vita: decide di arruolarsi. Ungaretti sarà anche un poeta che parlerà della sua esperienza di soldato al fronte, la guerra lo cambia profondamente, distrugge i pilastri di patriottismo e gli fa acquisire ulteriore umanità.
L’ultima fase della sua vita è quella della conversione alla religione cattolica, avvenuta nel 1928, che però non lo aiuterà nelleliminare le perdite familiari e le sofferenze delle due guerre