Seconda guerra mondiale
27 Gennaio 2019Paul Verlaine di Carlo Zacco
27 Gennaio 2019appunti di geografia
di Carlo Zacco
L’agricoltura come sistema di vita
Classificazione delle attività economiche
Le attività economiche si suddividono in:
1) attività primarie: caccia e raccolta; agricoltura, allevamento e pesca; produzione di legname e mineraria;
2) attività secondarie: attività manifatturiere che trasformano le materie prime;
3) attività terziarie: è l’industria dei servizi: uffici, banche, ospedali, negozi, avvocati, insegnanti, eccetera;
Persistenza dell’agricoltura
L’agricoltura si definisce come la coltivazione deliberata di piante e allevamento di animali per produrre cibo e fibre tessili. La meccanizzazione ha fatto in modo che nell’ultimo secolo la popolazione impegnata in attività agricole si riducesse a percentuali minime, ma quello primario resta comunque una delle attività economiche più importanti al mondo.
Metodi di sussistenza antichi nel mondo moderno
Prima dell’agricoltura. L’agricoltura è un’invenzione relativamente recente, prima l’esistenza umana poggiava su basi diverse: esistono ancora alcune società che sopravvivono cacciando e raccogliendo il cibo che la natura offre, e queste danno un’idea di come si viveva prima, anche se le società pre-agricole erano più grandi, strutturate e specializzate di quelle attuali; e vivevano in luoghi più favorevoli: quelle attuali invece sono state spinte in territori impervi da popolazioni più forti.
Territorio e utensili. Il progresso tecnologico fu molto lento ma costante. I primi utensili furono mazze: rami sottili da una parte (impugnatura) più spessi dall’altra usati per essere lanciati o colpire gli animali. In seguito vennero aggiunti ossi e pietre a formare lance più efficienti; e vennero create raschiatoi e asce. Altra importantissima invenzione fu il fuoco: all’inizio bisognava tenerlo sempre acceso una volta che si fosse riusciti a catturarlo; in seguito si imparò ad accenderlo. Il fuoco divenne il cuore dell’accampamento. Il primo mezzo di trasporto fu, probabilmente, un lungo bastone portato da due uomini da cui pendeva un animale cacciato. La prima forma di metallurgia rudimentale prevedeva la lavorazione di metalli naturalmente presenti in superficie che venivano modellati per formare punte (la fusione dei metalli fu inventata in seguito).
Pesca. Forse alla fine del Pleistocene, allo scioglimento degli ultimi ghiacciai, l’uomo iniziò a nutrirsi di pesce essiccato: fino ad allora le acque costiere erano state troppo fredde. Allo scioglimento dei ghiacciali il livello del mare salì, le coste si fecero meno ripide e più ospitali, le acque meno fredde e tempestose.
Caccia, pesca e raccolta erano attività complesse che prevedevano la conoscenza dei cicli migratori degli animali e del clima. Le prime trappole erano semplici pietre che venivano tolte durante l’alta marea e ricollocate prima che le acque si ritirassero in modo che i pesci rimanessero intrappolati. In seguito vennero sperimentate fiocine, arpioni, esche.
Origini dell’agricoltura
Domesticazione delle piante. La domesticazione è iniziata quasi contemporaneamente in varie parti del mondo. L’agricoltura vera e propria è iniziata poco dopo, circa 12.000 anni fa, in Asia sud-occidentale, e si è protratta per migliaia di anni prima di affermarsi. Anche l’agricoltura ha avuto origine in diverse zone contemporaneamente: oltre alla Mesopotamia, la Cina, l’Africa occidentale, l’America centrale furono tra le più antiche.
Domesticazione degli animali. Quasi contemporaneamente i nostri progenitori impararono ad allevare animali. In nostratico si usava la stessa parola per indicare lupo e cane, segno che 14.000 anni fa era in corso la domesticazione degli animali. Quando le popolazioni divennero più sedentarie forse furono gli stessi animali a frequentare le comunità umane per nutrirsi dei rifiuti e ripararsi dai predatori, come avviene oggi in molte zone dell’Africa. Forse qualcuno cominciò a prendersi cura dei piccoli di animali uccisi, e da ciò ebbe inizio la domesticazione. Pecore, capre e maiali iniziarono a far parte degli animali domestici.
Forse i bovini erano inizialmente allevati a scopi religiosi, e in seguito usati come animali da tiro o da latte.
Diffusione. La maggior parte degli animali si trovava in Eurasia, e da lì la maggior parte degli animali passarono in Africa.
Agricoltura di sussistenza
Ancora oggi milioni di agricoltori nel mondo non sono impegnati in attività commerciali, ma coltivano al solo scopo di mantenere sé stessi e le proprie famiglie. Spesso sono nomadi, e spesso la terra che coltivano non è loro. Le aree sono quelle più isolate dell’America meridionale, Asia meridionale e sud-occidentale, Africa.
Alternative alla sussistenza. Le potenze europee, durante il colonialismo, furono decisive per estirpare l’agricoltura di sussistenza in molte parti del mondo, allungano e migliorando la qualità media della vita in quelle zone. A volte i metodi erano duri: esigevano imposte che obbligavano gli agricoltori a specializzare le colture (cotone, tabacco), a vendere le eccedenze e inserirsi così in dinamiche commerciali. Inoltre fornivano assistenza, anche economica.
Seconda rivoluzione agricola
La seconda rivoluzione agricola fu meno impressionante di quella industriale, ma iniziò prima, ed ebbe effetti molto più incisivi sulla società moderna. Le prime innovazioni in senso moderno furono introdotte già alla fine del medioevo, e ricevettero uno slancio decisivo con l’introduzione delle macchine nel XVIII secolo.
Il modello spaziale di Von Tunen. Lo studioso tedesco del XIX secolo von Tunen elaborò un modello astratto di configurazione geografica dell’agricoltura come un modello a cerchi concentrici dove in mezzo vi è il centro abitato, immediatamente intorno ad esso una fascia dedicata ad orti e produzione lattiero-casearia; poi la foresta; poi la coltura estensiva di cereali; infine il territorio incolto. Questo era il modello prevalente in quel periodo, e che ancora caratterizzano molte parti del mondo.
Terza rivoluzione agricola
E ancora in corso, ed è caratterizzata dal ricorso a nuove varietà di cereali ad alta resa e colture sviluppate in laboratorio allo scopo di ridurre al minimo i pericoli di carestie e garantire sostentamento alla popolazione mondiale sempre crescente.
15. Forme di insediamento rurale
Il riparo è ai primi posti nella gerarchia dei bisogni umani. L’abitazione rivela molte cose su una regione e la sua cultura se si osservano i suoi elementi caratteristici:
– struttura: i diversi tipi di casa indicano spesso il passaggio da una cultura all’altra;
– funzione: ci dà l’idea dei valori sociali e delle necessità economiche;
– materiali: ci informano sulla disponibilità di materie prime in un luogo;
– distanza: esista una relazione tra distanza tra le abitazioni e intensità delle colture: nell’insediamento sparso le abitazioni sono molto distanti, e si ha coltura intensiva e meccanizzata; nell’insediamento accentrato, in piccoli villaggi, spesso l’uso della terra non è meccanizzato.
Abitazioni e paesaggio
Differenziazione funzionale. Con lo svilupparsi delle società umane i ripari andarono contenendo nuclei famigliari ristretti anziché gruppi maggiori; le comunità si ingrandirono; le strutture delle abitazioni si ampliarono; le funzioni si diversificarono rispetto a quella unicamente abitativa: la differenziazione funzionale vede la nascita di edifici adibiti a magazzini e depositi per cibo e attrezzi, all’oggi per ospiti, ricoveri per animali.
Influssi ambientali. Fin dai primordi le tipologie di ambienti in cui gli uomini si insediavano furono molto varie: zone calde, fredde, umide, secche, pianeggianti, ripide; ogni ambiente determinò la strutture molto diverse e caratteristiche: palafitte in zone soggette a inondazioni; forti spioventi dove cerano nevicate; tende per popolazioni nomadi. Le migrazioni diffusero e mescolarono le varie tecniche di architettura domestica.
Cambiamento delle tradizioni residenziali
Anche il tempo apporta cambiamenti, nella pianta o nei materiali usati. Si distinguono quattro tipi di abitazioni:
1) tradizionali-immutate: dove disposizione, costruzione e aspetto sono rimasti praticamente immutati: città arabe, villaggi africani, insediamenti rurali cinesi;
2) tradizionali-modificate: dove si sono aggiunti materiali ed altri elementi che non alterano però la struttura e la pianta originali, ad esempio tetti di lamiera, finestre e porte di legno, pavimento sopraelevato, tiranti metallici per tetti di paglia, malta al posto di fango.
3) tradizionali-modernizzate: dove le modificazioni riguardano non solo materiali ma anche la pianta e la disposizione generale, e benché persistano elementi tradizionali, la modernità ha superato la tradizione. In molti casi ciò accade quanto gli stili occidentali hanno influenzato le abitazioni delle colonie: suddivisione in vari locali specializzati (cucina, bagno, ecc..).
4) moderne: uso di tecnologia avanzata, mobilità verso l’alto, comodità e igiene, sviluppo dei sobborghi; presenza di impianti idrico e elettrico, congegni che regolano la temperatura.
Materiali da costruzione
Legno. Rivelano qualche nesso con la presenza di foreste circostanti. La casa di tronchi ha probabilmente origine nelle zone fredde, ed è stata portata dall’Europa in nord America.
Mattoni. Dove non si dispone di legno, si usano mattoni. I mattoni possono essere di fango essiccato al, come malta di usa fango fresco e tetti di paglia, e questo è tipico di zone secche, desertiche. I mattoni cotti al forno sono invenzione più recente, ma esportata in tutto il mondo.
Pietra. La pietra caratterizza l’architettura tradizionale dal Perù ai Cottage inglesi all’Egitto. Nelle città moderne la pietra si usa come materiale decorativo.
Graticcio. Fitto intreccio di pali e bastoni rivestito di fango. Molte case africane sono costruite in questo modo.
Erba e frascame. Materiali più diffusi in regioni a basse latitudini, tra le foreste equatoriali.
Villaggi
Insediamenti. Si tratta di agglomerati di case ed edifici non residenziali raggruppati di proposito. Si classificano dal più piccolo al più grande, dalle borgate rurali (con una decina di abitazioni) alla grande città. Vediamo qui i villaggi. Non c’è una definizione univoca di villaggio, ad esempio la popolazione massima per identificare un villaggio può variare in relazione alla popolazione dei vari stati: 1000 in Canada; 2500 negli Stati Uniti; 5000 in India; 30000 in Giappone.
Forme di villaggi. Le forme dei villaggi rurali variano in base al territorio: in Giappone possono essere molto piccoli, con case appiccicatissime tra loro, per togliere meno spazio possibile alla coltivazione; in molte zone d’Europa i villaggi si ergono su pendii per lasciare all’agricoltura le zone pianeggianti. Benché il XX secolo abbia visto una fortissima urbanizzazione, ancora oggi la maggior parte della popolazione mondiale vive in villaggi agricoli. In generale i villaggi possono essere:
a) di riviera e d’argine: cioè si sviluppano a fuso lungo una strada e hanno forma allungata;
b) a crocicchio: sorto all’incrocio tra due strade e poi sviluppatosi per accrescimento;
c) rotondi: ha il recinto degli animali al centro, e le case che sorgono intorno, tipi dell’Africa orientale;
d) fortificati: era tipico dell’Europa medievale, con mura difensive;
e) a scacchiera: tipico del moderno villaggio, sorto a seguito di una pianificazione, ma anche quelli antichi potevano essere così.